Thonon,
Savoia, 1° febbraio 1435 - Vercelli, 30 marzo 1472
Amedeo nasce da Anna di Lusignano e da Ludovico,
duca di Savoia, il 1° febbraio 1435. Il suo matrimonio fu combinato per
necessità politiche, infatti sposò Iolanda di
Valois, figlia di Carlo VII di Francia. I due però si trovarono; avevano
soprattutto in comune una fede profonda e sapevano condividere tutto, dalla
preghiera al governo dello stato. Amedeo soffriva di epilessia e questo gli
causò parecchie difficoltà. Pur essendo un propugnatore di una crociata per
liberare Costantinopoli dai Turchi, fu fondamentalmente un pacifista, era
anche molto generoso con i poveri che spesso erano suoi commensali. Edificò
chiese e monasteri. Aggravandosi il suo male nel 1469 abdicò in favore di
Iolanda, ma i suoi fratelli e i nobili lo assediarono al punto che per
liberarlo dovette intervenire Luigi XI. Morì il 30 marzo 1472 a Vercelli.
Patronato: Valle
Chisone
Etimologia: Amedeo
= che ama Dio, dal latino
Emblema: Collare
dell'Ordine Supremo della Santissima Annunziata
Martirologio Romano: A Vercelli, beato Amedeo IX, duca di Savoia, che, durante
il proprio governo, favorì in ogni modo la pace e sostenne incessantemente
con i mezzi materiali e con l’impegno personale le cause dei poveri, delle
vedove e degli orfani.
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Il 30 marzo si ricorda il dies natalis del Beato Amedeo IX, duca di Savoia
e uomo di Dio. Nacque il 1° febbraio del 1435 nel castello di Thonon-les-Bains in Alta Savoia, sulle rive del lago di
Ginevra. Sua madre era Anna di Lusingano e suo padre il duca Ludovico I di
Savoia. Nel 1452 si sposò con Jolanda di Valois, figlia di re Carlo VII di
Francia. Il loro fu un matrimonio combinato fin dalla più tenera età; eppure,
nonostante le ragioni di Stato la loro unione fu formidabile e riuscitissima,
cementata sulla fede in Cristo. Ad Amedeo IX venne assegnato il governatorato
del Piemonte, con il disaccordo del fratello Filippo che lo avrebbe attaccato
se Ludovico di Savoia non avesse arrestato il figlio.
Gli sposi andarono a vivere nel bresciano ed ebbero otto figli: Anna, Carlo
(Principe di Piemonte), Filippo I , Bernardo, Carlo
I, Giacomo Luigi (conte di Ginevra e di Gex), Maria (contessa di Neuchàtel),
Ludovica (morta in concetto di santità), Gian Claudio.
Jolanda fu un’ottima consorte per Amedeo IX, infatti
alleviò molto il marito nei compiti di governo, in quanto il duce soffriva di
crisi epilettiche, una patologia che accettò sempre con grande rassegnazione,
in quanto la considerava un mezzo per essere più vicino alle sofferenze di
Cristo. Amedeo venne più volte attaccato dai suoi stessi parenti perché
considerato inadatto al governo; ma la sua magnanimità e la sua benevolenza
ebbero la meglio. Nel 1459, durante il Concilio di Mantova aperto da papa Pio
II, Amedeo IX fu fautore di una crociata indetta per liberare Costantinopoli
dai turchi e in difesa del Peloponneso. Per tale ragione, con grande
determinazione e conscio di realizzare un’impresa votata alla causa religiosa,
il duca reclutò uomini, denari ed armi. Nel 1464, alla morte del padre
Ludovico, Amedeo ereditò il ducato di Savoia e con esso la posizione da
tenere nella guerra stabilitasi fra Luigi XI e Carlo il Temerario. L’appoggio
di Amedeo e di Jolanda andò al re di Francia, il quale, come risposta
dell’alleanza, diede il suo sostegno contro Guglielmo VIII di Monferrato e
Giangaleazzo Sforza, nemici dei duchi di Savoia.
Seppe amministrare con acume lo Stato, si conquistò la stima e la simpatia
dei sudditi anche per il suo amore ai poveri che si concretizzava in aiuti
cospicui e generosi. Si racconta che un giorno un ambasciatore gli domando se
possedesse cani da caccia, allora il beato Amedeo mostrò una tavola imbandita
sul terrazzo che si trovava fuori dal suo palazzo, attorno alla
quale sedevano un gran numero poveri e mendicanti, e disse: «Queste
sono le mie mute ed i miei cani da caccia. È con l’aiuto di questa povera
gente che inseguo la virtù e vado a caccia del regno dei cieli».
Uomo dalla vita morigerata e austera, non lesinava in penitenze e digiuni,
eresse chiese e monasteri, donò beni preziosi alla cattedrale di Vercelli e,
quando la sua malattia non gli permise più di governare, lasciò la mansione
alla moglie, poiché i suoi figli erano ancora troppo giovani. Tuttavia la
corte si ribellò alleandosi con i fratelli di Amedeo e venne imprigionato,
finché Luigi XI lo liberò, ristabilendo l’ordine.
Stremato dall’epilessia, Amedeo, che visse in pienezza tutte le virtù in
grado eroico, consegnò a Jolanda, ai figli e ai suoi ministri il suo
testamento spirituale: «Siate retti. Amate i poveri
e Dio vi garantirà la pace». Morì a Vercelli il 30 marzo 1472. Le sue spoglie
riposano oggi nella cattedrale di Vercelli sopra l’altare della cappella di
destra, di fronte a quella di sant’Eusebio, evangelizzatore e patrono del
Piemonte.
Il processo di canonizzazione, apertosi poco dopo la sua morte, che fu
seguita da un florilegio di miracoli, si chiuse soltanto il 3 marzo 1677 con
papa Innocenzo XI, che fissò la festa del Beato il 30 marzo. La sua memoria
si conserva a Vercelli, a Pinerolo, a Torino e precisamente nel Duomo della
città, nelle chiese della Madonna del Carmine (dove è contitolare), di San
Filippo, della Gran Madre, nel santuario di Maria Ausiliatrice e nella
sabauda basilica di Superga.