Il santo nella Chiesa Cattolica, è colui che si lascia
guidare dallo Spirito Santo e corrisponde alla sua chiamata.
Lo Spirito ne plasma l'anima e quando vuole dare un messaggio
alla sua Chiesa, lo presenta come esempio agli
altri. Questo è il senso della beatificazione e
canonizzazione nella Chiesa Cattolica. E la santità si
manifesta in ogni età, condizione sociale e luogo; così si
mostrò anche nella vita e nella casa della madre di famiglia
Eurosia Fabris Barban, la quale nacque il 27 settembre 1866 a
Quinto Vicentino, grosso Comune ad 8 km da Vicenza. I suoi
genitori Luigi e Maria Fabris si trasferirono nel 1870 a
Marola (Vicenza) e qui Rosina, come era chiamata in famiglia,
frequentò solo le prime due classi elementari, perché poi
dovette aiutare i genitori nei lavori dei campi; in quel tempo
in cui l'analfabetismo femminile superava il 75%, fu una
fortuna per lei che poté imparare a leggere, scrivere e fare i
conti e la lettura fu la sua passione. Crebbe nel clima
cristiano della famiglia, ogni sera ci si riuniva per recitare
il rosario; si prefisse sempre la ricerca della volontà di Dio
per il suo futuro. Le sue devozioni furono il Crocifisso,
il Presepio, lo Spirito Santo, il Tabernacolo, la Vergine
Maria, le anime del Purgatorio; condusse la sua adolescenza e
giovinezza nella preghiera, nel lavoro, nella semplicità e
nell'innocenza, completò la sua formazione con la lettura di
libri utili studiando il catechismo e la Storia
Sacra. Insegnò il catechismo nella parrocchia di Marola
alle fanciulle e in seguito insegnò nella sua casa l'arte del
taglio e cucito alle giovani. Nel 1885 quando Rosina aveva
19 anni, accadde una disgrazia nella casa dei suoi vicini, una
giovane sposa moriva di un male incurabile, lasciando vedovo
Carlo Barban di 23 anni, con due figliolette Chiara Angela e
Italia di 20 e 4 mesi; assieme a loro convivevano il nonno
Angelo anziano e ammalato e il fratello di Carlo ancora
minorenne, Benedetto. Una situazione tragica che colpì
profondamente la giovane Rosina e quando le fu chiesto di
accudire la casa come domestica, accettò ben volentieri,
concentrando soprattutto le sue cure alle piccole bisognose di
affetto. La sua opera continuò per sei mesi, poi dietro
richiesta del giovane vedovo, seguendo il consiglio dei
parenti e del parroco, accettò di sposarlo soprattutto per
poter accudire come una mamma le piccole orfane; vide in
questo matrimonio la volontà di Dio, tante volte chiesto di
manifestarsi. Il matrimonio venne celebrato il 5 maggio
1886 nella loro chiesa parrocchiale di Marola, frazione di
Torri di Quartesolo (VI); il suo matrimonio fu considerato da
tutti uno squisito gesto di carità. Entrando nella
famiglia Barban, Eurosia Fabris era cosciente che non andava a
fare la 'signora' come si dice; il marito Carlo, è vero
possedeva dei buoni e produttivi campi, ma il padre Angelo si
era lasciato truffare lasciando il figlio in una pesante
situazione debitoria. Rosina aveva capito il valore della
povertà; anche Gesù era stato povero, eppure era il padrone
del mondo. Amava che la casa fosse pulita e in ordine, si
percepiva che si trattava di una povertà dignitosa; erano
tempi di una forte crisi economica e sociale, ma Eurosia
confidò sempre nell'aiuto di Dio. Intanto la sua famiglia
aumentava, ebbe sette figli propri, così come le aveva
preannunciato la Madonna apparendole nel Santuario di Monte
Berico; a loro si aggiunsero nel 1917 altri tre orfani di una
nipote, Sabina, morta mentre il marito era al fronte nella
Prima Guerra Mondiale; nessuno dei parenti voleva occuparsene,
per cui Eurosia e il marito Carlo, non ebbero tentennamenti e
l'accettarono in casa. Al marito preoccupato di come si
poteva andare avanti, lei rispondeva: “Coraggio Carlo,
pensiamo che il Signore ci vede e ci ama; penserà lui a
toglierci dalle necessità; ci soccorrerà di certo, almeno per
i nostri bambini, egli che ama tanto l'innocenza”. Rosa era
molto generosa, faceva da balia spesso a bambini le cui madri
non potevano allattarli, a volte si trovò con tre bambini
contemporaneamente, distribuiva ai più poveri, latte, uova,
minestra, che portava personalmente di nascosto, si può dire
che se lo toglieva di bocca per donarlo. In effetti Eurosia
visse nei primi decenni del Novecento, che furono
caratterizzati da una forte crisi economica, da tanta povertà,
con l'emigrazione e con le conseguenze della guerra del
1915-18; il denaro era scarso e le famiglie bisognose
numerose, non esisteva ancora la Previdenza Sociale e mamma
Rosa faceva quello che poteva, non con i soldi che mancavano,
ma con i prodotti dell'orto e del pollaio. Persuase spesso
il marito ad alloggiare i pastori o i pellegrini di passaggio
e quasi ogni notte, nel fienile o nella stalla, c'erano
persone che dormivano e alle quali Rosina forniva anche la
cena; una volta una donna partorì anche un bambino nella
stalla e lei si attivò per aiutarla, i coniugi Barban
accolsero quella famiglia per tre giorni nella loro
casa. Della sua numerosa famiglia, tra figli suoi e
adottati, due morirono in tenera età, altri due scelsero il
sacerdozio don Giuseppe e don Secondo Barban, un altro Angelo
Matteo, fu francescano con il nome di padre Bernardino Barban;
Chiara Angela, la prima adottata, entrò fra le Suore della
Misericorda di Verona; un altro morì seminarista e un altro fu
francescano con il nome di frate Giorgio; gli altri sei dei
complessivi tredici figli, scelsero la via del matrimonio; a
tutti mamma Rosa insegnò a cercare senza sosta la volontà di
Dio, se volevano salvarsi l'anima. Durante gli studi dei
due figli sacerdoti, dovette convincere Carlo il marito, di
lasciarli andare, specie il primo destinato a dare una mano in
famiglia lavorando i campi. Non avendo denaro per la retta,
i due giovani frequentarono il ginnasio da esterni, quindi
tutte le mattine mamma Rosa si svegliava presto, per preparare
la colazione ai due figli, che poi si recavano a piedi da
Marola al Seminario di Vicenza; poi usciva per assistere alla
Messa, al ritorno preparava la colazione per tutti gli altri,
nel frattempo svegliati; oltre le faccende domestiche,
dedicava il resto del tempo libero al lavoro di sarta fino a
tarda sera, per contribuire al vacillante bilancio
familiare. In questa missione di madre cristiana,
arricchita dalla spiritualità francescana del Terz'Ordine di
cui Eurosia, sin dal 1916 era iscritta e frequentava
assiduamente, si sacrificò e consumò, senza divertimenti di
sorta, con un lento e continuo logorio, giorno per giorno,
come una candela sull'altare della carità. Morì l'8
gennaio 1932 circondata dall'affetto dei suoi cari; il 3
febbraio 1972 iniziò presso la Curia vescovile di Padova, il
processo informativo per la sua beatificazione, conclusasi il
23 aprile 1977. Il 22 giugno 2004 la competente
Congregazione Vaticana, alla presenza del papa Giovanni Paolo
II, ha riconosciuto la validità di un miracolo ottenuto grazie
alla sua intercessione; ciò ha aperto la porta della
beatificazione che avverrà nei prossimi mesi. E' stata
beatificata il 6 novembre 2005 a Vicenza sotto il pontificato
di Benedetto XVI. La diocesi di Vicenza la ricorda il 9
gennaio.
Autore: Antonio Borrelli
Una santità “feriale”, una carità spicciola, la
delicatezza dei piccoli gesti e della bontà più squisita hanno
portato un’altra mamma alla gloria degli altari. La
beatificazione, programmata in aprile (e poi rinviata per la
morte del Papa), è stata la prima in Italia a svolgersi nella
diocesi di origine e senza la presenza del papa, secondo le
nuove norme introdotte da Benedetto XVI. Nella cattedrale di
Vicenza, dunque, in una cornice di millecinquecento rose
bianche, lo scorso 6 novembre il Cardinale Prefetto della
Congregazione per le Cause dei Santi ha proclamato beata
Eurosia Fabris Barban, una mamma di numerosa famiglia, tra
figli propri ed adottati, vissuta a cavallo tra Ottocento e
Novecento. Nasce il 27 settembre 1866 a Quinto Vicentino e
quattro anni dopo, insieme alla famiglia, si trasferisce a
Marola, frazione di Torri di Quartesolo, dove si snoderà tutta
la sua vita di giovane impegnata, moglie e mamma e dove oggi
riposano le sue reliquie. Rosina, come tutti la chiamano in
casa, cresce in un clima familiare fortemente cristiano ed
impegnato e, cosa rara a quei tempi, riesce ad imparare a
leggere, scrivere e far di conto, pur avendo frequentato solo
le prime due classi elementari. Catechista in parrocchia,
sarta e maestra di cucito in casa, a 19 anni la sua vita è
sconvolta dalla morte di una giovane mamma, sua vicina di
casa, che lascia orfane due bimbe di pochi mesi. Rosina entra
in quella casa come domestica e, diremmo oggi, soprattutto
baby sitter, dato che le sue attenzioni e il suo amore si
riversano subito sulle due orfanelle. Sei mesi dopo il vedovo,
Carlo Barban, un giovane di 23 anni, la chiede in sposa e lei
accetta, dopo essersi consigliata in famiglia e con il
confessore, per amore di quelle bimbe. Se questa motivazione
potrebbe anche non essere la base per un vero “matrimonio
d’amore”, il gesto di Rosina viene interpretato da tutti come
uno squisito gesto di carità, perché lei è ben cosciente della
situazione economica disastrata della famiglia del marito,
dove c’è anche un suocero anziano e malato da accudire e un
cognato ancora minorenne cui badare. Da quel momento la vita
di Rosina è ogni giorno intessuta da piccoli e grandi gesti di
carità. Mette al mondo sette figli, ma altrettanti ne
accudisce, tra quelli nati dal primo matrimonio del marito e
altri orfani che accoglie in casa. Per trovare il pane
necessario a tutte quelle bocche fa la sarta dal mattino alla
sera, eppure nessuno bussa alla sua porta senza ricevere
qualcosa, magari anche solo uova, latte e minestra che si
toglie di bocca. Allatta i bimbi delle altre senza accettare
compenso, si presta per l’assistenza dei malati, ospita
pellegrini e poveri di passaggio, educa la famiglia ad una
soda vita cristiana ed è contenta delle tante vocazioni
sacerdotali e religiose che sbocciano in casa sua. Carlo
Barban muore nel 1930, Rosina lo segue neppure due anni dopo,
l’8 gennaio 1932. Ora la Chiesa la proclama beata per dare a
tutte le mamme un modello ed una protettrice in più, perché si
è santificatasi semplicemente tra orto, stalla e cucina.
Davvero una santità alla portata di tutti.
Autore: Gianpiero Pettiti
Spunti bibliografici su Beata Eurosia Fabris Barban a cura di
LibreriadelSanto.it
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2005-01-20 Letto da 2601
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