V Domenica Quaresima                          17.3.2013

 

Isaia 43,16-21

Filippesi 3,8-4

Giovanni 8,1-11

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In quel tempo, Gesù si avviò verso il monte degli Ulivi. Ma al mattino si recò di nuovo nel tempio e tutto il popolo andava da lui. Ed egli sedette e si mise a insegnare loro. Allora gli scribi e i farisei gli condussero una donna sorpresa in adulterio, la posero in mezzo e gli dissero: «Maestro, questa donna è stata sorpresa in flagrante adulterio. Ora Mosè, nella Legge, ci ha comandato di lapidare donne come questa. Tu che ne dici?». Dicevano questo per metterlo alla prova e per avere motivo di accusarlo. Ma Gesù si chinò e si mise a scrivere col dito per terra. Tuttavia, poiché insistevano nell’interrogarlo, si alzò e disse loro: «Chi di voi è senza peccato, getti per primo la pietra contro di lei». E, chinatosi di nuovo, scriveva per terra. Quelli, udito ciò, se ne andarono uno per uno, cominciando dai più anziani. Lo lasciarono solo, e la donna era là in mezzo. Allora Gesù si alzò e le disse: «Donna, dove sono? Nessuno ti ha condannata?». Ed ella rispose: «Nessuno, Signore». E Gesù disse: «Neanch’io ti condanno; va’ e d’ora in poi non peccare più».

 

Neanch’io ti condanno

 

Siamo ancora pervasi dall’emozione suscitata in noi dalla personalità e dallo stile del nuovo papa, nonché dalla scelta del nome, che per noi francescani è tutto un programma… Ringraziamo il Signore per questa sua scelta e circondiamo d’amore e di preghiera questo vicario di Cristo, mite e forte, affinché sappia condurre con amore, con generosità e con coraggio la sempre traballante – anche se inaffondabile – barca di Pietro.

Vorrei evocare un piccolo, ma significativo episodio, che illustra perfettamente il messaggio del passo evangelico di questa domenica. Nella sua prima uscita, rivolgendosi informalmente ai confessori della basilica romana di Santa Maria Maggiore, ha raccomandato loro di essere “misericordiosi verso i penitenti”. Parole significative, specialmente se messe in relazione con il motto del suo stemma cardinalizio: “Miserando et eligendo”, cioè: “Guarda con sentimento d’amore e di elezione”; e, ancor più, se le leggiamo alla luce della sua costante azione pastorale in terra argentina.

Ogni ministro di Cristo è chiamato ad essere nella propria persona, e dunque non soltanto nel ministero, immagine vivente di Cristo, Pastore buono che guarda con amore smisurato ciascuno di noi, Pastore che, per non perderci, non esita a dare la propria vita; immagine di Cristo che elegge ciascuno di noi, a prescindere dalle nostre qualità e dai nostri “meriti”, per essere suoi fratelli e formare con lui la famiglia dei figli di Dio. Ricordiamo, a questo proposito, anche il messaggio del vangelo di domenica scorsa (la parabola del padre misericordioso), tutto centrato sull’immagine di un Padre che non rinfaccia, ma abbraccia.

Ora, la misericordia non è soltanto la conditio sine qua non del ministro di Cristo. È anche la qualità basilare di ogni singolo battezzato che voglia seguire Cristo, suo Maestro e Pastore. Questa insistenza è motivata da una ragione molto forte: siamo immagini viventi di un Dio in cui la misericordia non è una semplicemente una qualità tra le altre che potrebbe sospendere a piacimento. Egli è essenzialmente misericordia, per cui non può non essere misericordioso… Come non avere presenti quelle stupende parole del profeta Isaia: «Si dimentica forse una donna del suo bambino, così da non commuoversi per il figlio delle sue viscere? Anche se costoro si dimenticassero, io invece non ti dimenticherò mai» (Is 49,15)?

Ma la misericordia del Padre prende volto in Gesù, il quale incarna l’amore del Padre, anzitutto, amando l’uomo con lo stesso amore col quale il Padre lo ama. Perciò, ogni sua parola, ogni sua azione sono una manifestazione del volto del “Dio Padre di misericordia”. E, poi, rivela l’amore del Padre centrando la propria parola sulla misericordia e il perdono, come ogni pagina del vangelo è luminosa testimonianza.

Per tutto questo possiamo affermare che Gesù è in mezzo agli uomini come presenza dell’amore concreto ed operante del Padre.

P. Carlo

 

Per chi volesse approfondire questo tema inesauribile, suggerisco un piccolo libro, di cui ho curato la traduzione: M. Hubaut, Il perdono. Dimensioni umane e spirituali, Edizioni Dehoniane, Bologna 2013.