VI - TEMPO ORDINARIO                       13.02.2011

 

Siracide  15,15-20

Prima Lettera ai Corinzi 2,6-10

Vangelo secondo Matteo 5,17-37

 

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Io vi dico: se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli.

Avete inteso che fu detto agli antichi: Non ucciderai; chi avrà ucciso dovrà essere sottoposto al giudizio. Ma io vi dico: chiunque si adira con il proprio fratello dovrà essere sottoposto al giudizio.

Avete inteso che fu detto: Non commetterai adulterio. Ma io vi dico: chiunque guarda una donna per desiderarla, ha già commesso adulterio con lei nel proprio cuore.

Avete anche inteso che fu detto agli antichi: “Non giurerai il falso, ma adempirai verso il Signore i tuoi giuramenti”. Ma io vi dico: non giurate affatto. Sia invece il vostro parlare: “Sì, sì”, “No, no”; il di più viene dal Maligno» [forma breve].

 

Ma io vi dico

 

Gesù aveva detto ai suoi: «Voi siete la luce del mondo, voi siete il sale della terra». Luce e sale per grazia; persone illuminate da Lui, «luce vera che illumina ogni uomo» (Gv 1,9); persone che riflettono – come la Luna rimanda alla Terra i raggi del Sole – questa luce e questa grazia, e la riflettono con le opere buone.

Nel contesto di queste parole di Gesù dobbiamo anche leggere il passo del vangelo di questa domenica (qui riportato, per esigenza di spazio, nella sua forma breve). Possiamo dar sapore alla vita e rischiarare il cammino di bene della nostra umanità quando accogliamo la Parola di Gesù nella sua pienezza di metodo e di contenuto.

Il metodo: Gesù pone innanzi a tutto il Vangelo; la Legge viene dopo. Prima, il dono di Dio e, poi, la risposta dell’uomo. Gesù, infatti, non abolisce l’Antico Testamento: non abroga la Legge antica, bensì la riporta alla sua pienezza. Ne segue che è il Vangelo che interpreta la Legge, non viceversa (cosa che talvolta dimentichiamo, quando ad esempio diciamo: nella Bibbia è scritto così, e così bisogna fare…). Questo metodo è fondamentale per comprendere correttamente l’insegnamento morale di Gesù.

La motivazione della priorità del Vangelo è data dal fatto che Gesù vuole ricondurre l’uomo al proprio cuore, “che è il laboratorio dove si forma ciò che poi uscirà fuori e prenderà figura di parola, gesto, atto. È necessario guarire il cuore per guarire la vita” (Ronchi).

Per chiarire questo proposito, Gesù presenta diversi esempi, riportati nella lettura evangelica di questa domenica.

Il contenuto: Gesù riporta la Legge all’intenzione del Creatore. È, di conseguenza, cosa assurda fermarsi ad una osservanza esteriore e minimalista della Legge; occorre invece coglierne le implicanze interiori. Ecco il senso di quel ritornello «ma io vi dico», invito a discernere, ascoltando Gesù, ciò che Dio si aspetta da tutti i propri figli, impegnati nella vita quotidiana a dar senso e sapore al proprio esistere e a districarsi dalle maglie di un Male, sempre insonne e meticoloso nel causare la rovina degli uomini e del mondo.

Qual è dunque la radice del “non ucciderai, non commetterai adulterio, non giurerai”? Fondamentalmente l’amore. Se tu non ami il tuo fratello, sei già omicida (cf. 1Gv 3,15); se guardi una persona solo per il tuo desiderio, tu la riduci ad oggetto, la impoverisci, la “adulteri”; se tu ricorri al giuramento, è perché non sei vero in te stesso, è perché sei nella menzogna…

Gesù allude all’intenzione del Creatore quando afferma: «Se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli»: questa giustizia superiore non è un “di più” (più opere, più preghiere, più digiuni…), ma, appunto, una giustizia che non è altro che la ricerca amorosa della volontà di Dio: è giusto ciò che Dio Padre, infinitamente buono, desidera per il mio bene.

Di fronte ad un precetto, allora, occorre sempre domandarsi: cosa vuole da me il Signore? cosa intende dirmi attraverso questa “lettera” che mi manda?

In questo modo, ci si spalancano davanti le porte del regno dei Cieli.

 

P. Carlo