Solennità di Tutti i Santi                        1.11.2011

 

Apocalisse 7,2-4.9-14

Prima Lettera di san Giovanni 3,1-3

Vangelo secondo Matteo 5,1-12

 

In quel tempo, vedendo le folle, Gesù salì sul monte: si pose a sedere e si avvicinarono a lui i suoi discepoli. Si mise a parlare e insegnava loro dicendo: «Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli. Beati quelli che sono nel pianto, perché saranno consolati. Beati i miti, perché avranno in eredità la terra. Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati. Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia. Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio. Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio. Beati i perseguitati per la giustizia, perché di essi è il regno dei cieli. Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli.

 

Beati / felici

 

Sappiamo che le beatitudini evangeliche parlano anzitutto di Gesù e sono tutt’altro che lontane da noi: ci sfidano sulla felicità. È chiaro che in questa sfida, Gesù non se ne sta in disparte.

In un mondo che condanna e abbandona senza scrupolo e senza rimorso i perdenti e i falliti, l’ossessione dei molti è quella di non rimanere stritolati nei suoi ingranaggi: per essi si impone come fondamentale l’esigenza di emergere su tutti, non importa a quale prezzo, non importa sulla pelle di chi.

Seguendo questa mentalità, viene stimato felice chi ha successo nelle proprie imprese e, in genere, chi si afferma nella vita, chi diventa famoso, chi guadagna in furbizia, in denaro, in potere… Chi può fare le vacanza nei posti più esclusivi, chi frequenta i personaggi famosi, chi può concedersi lo svago quotidiano di “fare shopping”, può vestire sempre all’ultima moda ed esibire l’ultimo ipod

Felicità nel possesso e nell’apparenza.

Grattando sopra questa patina lucida, cosa appare? La smentita più radicale alla felicità. Al di là dei sorrisi fatti a beneficio dell’obbiettivo della telecamera, molto spesso si nascondono il vuoto e gli infiniti drammi dell’esistenza. Ma il problema non sta in questo mondo ristretto, in questi pochi “fortunati”. Sta in tutta quella massa di illusi, i quali credono che qui, in questo mondo pieno di lustrini si trovi effettivamente la felicità. E si scannano l’esistenza per giungere a beneficiarne, senza arrivarci mai.

Disperazione assicurata.

Il credente, che accoglie l’annuncio delle beatitudini evangeliche, sceglie un’altra strada per abbeverarsi alla fonte della felicità. E non è certamente più illuso di quelli che seguono l’altra via.

Egli crede che Dio sia la fonte della felicità, e lo afferma in modo particolare in questo giorno, in cui festeggia la miriade di persone che hanno scoperto questo tesoro segreto e se ne sono impossessate; persone che lo indicano anche a tutti noi, poiché la massima gioia sta nel condividere le cose buone della vita. Un tesoro è inesauribile.

Queste persone sono i Santi.

Quando essi si sono presentati al Padre, questi non ha minimamente pensato di togliere loro ciò che avevano scoperto. Pur essendo “roba sua”, non ne era geloso, tanto meno invidioso (come lo aveva dipinto il Tentatore sin dagli inizi dell’umanità). Ha esultato di gioia ed ha spalancato loro le porte della sua Casa, Regno di Luce e di Gioia.

E noi, che ci troviamo ancora a remigare fra le onde di questo mondo, soggetti all’incanto delle voci suadenti di tutti coloro che ci dipingono un mondo di felicità da consumarsi fin che si può?

Noi riconosciamo nelle parole di Gesù: “Beati…”  la via maestra che ci fa entrare, ora, in quella felicità senza inganno che ci accompagnerà per l’eternità. Già ora siamo chiamati alla festa, alla condivisione con coloro che ci hanno preceduto nella Casa del Padre.

Spetta a ciascuno di noi scoprire la vera natura di questa gioia. Possiamo descriverla soltanto per ciò che “non è”: non è come quella del mondo. E questo è già un’assicurazione. Da parte sua, Gesù, mediante il suo Santo Spirito, riversa su di noi la sua stessa beatitudine/felicità e la unisce strettamente alla Speranza, a quella Speranza che, a detta di san Paolo, “non delude”.

 

P. Carlo