13.a  DOMENICA  -  B   :   NON TEMERE, SOLTANTO ABBI FEDE !

 

     Ho ascoltato con voi questa pagina di Marco; fa impressione  trovare Gesù sempre attorniato da “molta folla”; è una folla che grida, che preme, e talvolta spintona, per avvicinarsi a Gesù, per toccarlo, per esprimergli le proprie necessità. A me fa anche meraviglia che, tra tanti che reclamano la sua attenzione, Gesù è attento ai singoli che lo cercano e mai si mostra infastidito; soprattutto si rende attento verso chi lo cerca con fede. I due miracoli raccontati oggi ci confermano che Gesù è attento ai particolari: una donna lo tocca, convinta che è sufficiente quel toccare furtivo per riacquistare la guarigione; ugualmente il padre, angosciato per la figlioletta gravemente ammalata, si prostra davanti a Gesù per implorarne la guarigione. Gesù non si lascia trascinare dalla calca; è sempre presente e attento ai particolari, alle sfumature.

     Gesù avverte di essere stato toccato da chi lo cercava per avere salvezza; alla donna chiede di venire allo scoperto per rivelarle la sua attenzione e il suo amore; e le dice: “Figlia, la tua fede ti ha salvata. Va’ in pace e sii guarita dal tuo male”. E il vociare di tanta gente non ha impedito a Gesù di ascoltare la brutta notizia fatta giungere a Giàiro: “Tua figlia è morta. Perché disturbi ancora il Maestro?” Gesù interviene e assicura il papà: “Non temere, soltanto abbi fede!” Quante volte Gesù ha ripetuto le parole “NON TEMERE!” Sono le stesse parole  che l’Angelo aveva detto a Maria e, più volte, a Giuseppe; e quante volte vengono ripetute anche per noi.

     Possiamo solo immaginare il tormento di Giàiro alla notizia della morte della sua bambina; ma nel suo andare verso casa, è sostenuto dalle parole dette con autorità da Gesù: “non temere!” Solo la fede ha la forza di placare le tempeste della vita; solo la fede consente di varcare le frontiere della paura e della morte. Nell’assenza della fede, ad avere la meglio sono la paura e la disperazione. Ebbene, nel ritorno verso casa, Giàiro camminava passo passo a fianco a Gesù. Gesù non abbandona mai chi lo cerca; accompagna e partecipa; per questo si è fatto uomo. Entrato nella casa della defunta, fa tacere le donne che piangono e annuncia una parola totalmente nuova; dice Gesù:”La bambina non è morta, ma dorme”. Per tutti noi, la morte segna la fine della speranza. In effetti, senza l’intervento di Dio, la morte sembra spadroneggiare ; nessuno è mai riuscito a fronteggiarla e a vincerla.

     Gesù aveva detto a Giàiro: “continua ad avere fede”; sono parole ripetute oggi per ciascuno di noi: ci chiedono di non lasciar perdere, anche quando sembra che tutto sia finito, o inutile. Gesù ha sempre una risposta per infondere coraggio e speranza. Oggi compie un grande miracolo, insperato, con piccoli gesti, ma carichi di attenzione e amore: prende la fanciulla per mano, con una parola che ripetono spesso i genitori; “ALZATI !” Sono la parola e il gesto che strappano la bambina alla morte, la rimettono in piedi e la riconsegnano ai genitori con un’ultima raccomandazione, carica d’amore: “Datele da mangiare”.

     Fratelli, noi, nelle nostre difficoltà, a chi tendiamo le nostre mani? Dovremmo ricordare che solo Dio può strapparci dal male; solo Dio può restituirci la nostra dignità di figli di Dio e rimetterci in piedi per ripartire.  Con Cristo nessuno è mai morto per sempre! Anche a noi Gesù ricorda che la vita non è morta; è forse sciupata! Dorme!  Fratelli, fidiamoci di Dio. Quando anche tutto crollasse attorno a noi, con Gesù c’è sempre ancora una risorsa di vita; eleviamo con fiducia l’implorazione  di Giàiro e potremo anche noi ascoltare le consolanti parole del Signore: “io dico a te: alzati, riprenditi la vita e cammina! 

     “Datele da mangiare”: sono le ultime parole dette da Gesù ai genitori della fanciulla risorta. A noi dice: “Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue avrà la vita eterna, e io lo risusciterò nell’ultimo giorno”. E’ l’ultima offerta di Gesù per quanti sono in ricerca di vita, di salute, di salvezza.  Fratelli, ripetiamo spesso l’invocazione suggerita dal Salmista, oggi: “Ti esalterò, Signore, perché mi hai risollevato”.  Amen.