DOMENICA  3.a  -   A   :   GESU’ LASCIO’ NAZARET E COMINCIO’ A PREDICARE

“D O M E N I C A     DELLA      P A R O L A”

     Nel Vangelo ascoltato ora, Matteo ci informa che Gesù lascia la propria casa, il lavoro nella bottega del padre e il villaggio dove era cresciuto, per dare inizio alla sua breve e intensa vita pubblica. Si trasferisce a Cafarnao, sulle rive del lago: un territorio di frontiera, guardato con sospetto dalle autorità religiose di Gerusalemme, perché considerato luogo di mescolanze di popoli, di culture e di religioni; è il territorio di Zabulon e Neftali, definito da Isaia “Galilea delle genti”. Gesù inizia lì la sua predicazione; lì, Gesù si è cercato i suoi primi discepoli. Per dare inizio alla sua missione, Gesù non ha scelto né il tempio di Gerusalemme, né la sinagoga di Nazaret; non ha scelto nemmeno un luogo religioso significativo; ha invece scelto una periferia .

     “Il popolo immerso nelle tenebre – così leggiamo in Isaia – ha visto una grande luce”. Infatti è proprio lì che Gesù dà il grande annuncio: che “il regno dei cieli è vicino” e che pertanto era urgente convertirsi. Non è di certo un caso che Gesù abbia scelto un ambiente difficile, esposto ai compromessi e alle tensioni di una società multiculturale e multireligiosa. Dice molto anche a noi questa scelta. Anche noi viviamo una condizione di promiscuità, presente non solo nelle nostre città, ma anche all’interno delle nostre parrocchie e nelle stesse nostre famiglie. Ormai la nostra Europa – che un tempo era definita “cristiana” – è diventata terra di frontiera, “Galilea delle genti”. Questo ci chiede di ripensare al come essere cristiani, oggi.

     Ci è chiesto di riprendere l’annuncio del Vangelo a parire dalle nostre periferie. Ma, prima dell’annuncio, Gesù chiede anche a noi la conversione; ci chiede cioè di cambiare il nostro cuore; ci chiede di abbandonare comportamenti e atteggiamenti non conformi al Vangelo che andiamo ad annunciare. E questo non è facile! Come non è stato facile, per i primi discepoli, lasciare barca e reti, unica risorsa di lavoro e di futuro, e seguire Gesù che proponeva loro di divenire “pescatori di uomini”. Cosa avranno capito Pietro e i suoi soci! Loro, che s’ intendevano solo di pesci e di correnti, di burrasche e di bonacce! Cosa avranno capito della nuova promessa di lavoro: “pescatori di uomini”! Forse nulla; e tuttavia Matteo ci dice che non ci pensarono neanche un po’. Il loro, fu uno stacco deciso: “Ed essi, subito, lasciarono le reti e lo seguirono”.

     Così avevano fatto anche Maria e Giuseppe; anch’essi avevano creduto alle parole dell’Angelo, anche se non tutto era stato a loro chiarito. E – prima ancora di Maria e Giuseppe, e prima dei quattro pescatori – Gesù stesso ha vissuto con prontezza il totale abbandono alla volontà del Padre, quando disse: “ECCO, MANDA ME”; e ancora, quando ha preso la decisione di lasciare la famiglia, la bottega del padre e la sua comunità nazzaretana, per raggiungere il Battista al Giordano, per dare inizio alla vita pubblica. L’invito che rivolge a noi oggi, Gesù, è il medesimo che rivolgeva ai suoi discepoli: “VENITE DIETRO A ME”. Gesù invita a “stare con lui”. L’esperienza della nostra fede parte da qui, da questa chiamata a stare con lui, a camminare in sua compagnia, a nutrirci della sua Parola, a godere della sua amicizia.

     E’ forte questo messaggio: Se Dio è in mezzo a noi, se è già sulle nostre strade e attende di incontrarci, come potrei fingere di non saperlo, e quindi di non rendermi disponibile all’incontro? Ora, in questa Eucaristia, Gesù incontra ciascuno di noi; non ci chiede di cambiare lavoro. Ci cerca per invitarci a stare con lui. Fratelli, lasciamoci incontrare dal Signore; fermiamoci – ora almeno – con lui, per implorare la difficile opera della conversione, per divenire, con la nostra vita, “Vangelo annunciato” nelle periferie, dove ciascuno di noi vive.  Amen.