TERZA DI QUARESIMA  -  B   :   UN  GESU’  INEDITO

 

     Penso che qualcuno potrebbe essersi sentito a disagio nell’ascoltare la pagina dell’evangelista Giovanni che – con toni assai vivaci – ci ha narrato la cacciata dal tempio dei responsabili dell’accoglienza dei pellegrini e dei doni portati al tempio:  di un Gesù che si presenta al tempio, si fa un frustino e – capelli al vento – caccia gli addetti alla custodia degli animali e i cambiamonete, rovescia i tavoli, agita la frusta e, alza la voce per dare le motivazioni di una iniziativa così singolare: “Portate via di qui queste cose e non fate della casa del Padre mio un mercato!”. In termini sportivi, si è trattato di una vera“invasione di campo!”. Non era certo il Gesù accogliente, mite e umile di cuore, lento all’ira e grande nell’amore, che troviamo in ogni pagina del Vangelo. I verbi ascoltati oggi ci fanno molto pensare:  fece una frusta – scacciò tutti fuori – gettò a terra il denaro – rovesciò i banchi dei cambiamonete. Pensate solo allo sconcerto dei presenti e alla rabbia degli addetti al servizio del tempio. Ma perché tutto questo trambusto?

     Gesù stesso ne ha dato le motivazioni: “Non fate della casa del Padre mio un mercato!”. Gesù dichiara di non sopportare più quel disordine e i traffici di chi se ne approfittava per arrotondare il proprio stipendio con i doni offerti, proprio lì, nella Casa che Re e Profeti avevano voluto come luogo di silenzio e di preghiera. E non è tutto qui. Gesù chiarisce una nuova definizione del Tempio, che gli stava molto a cuore; quella, data in termini più espliciti alla Samaritana, al pozzo; che cioè il Tempio non è più il solo luogo dove pregare e onorare  il Dio di Israele. Gesù dichiara apertamente che non c’è più bisogno di andare a Gerusalemme per pregare, perchè è Lui – GESU’ – il vero Tempio dove incontrare Dio. In altre parole, solo in Gesù è possibile riconoscere la paternità universale di Dio; e solo in Gesù, nostro Fratello maggiore, è offerto a noi l’invito a vivere da fratelli, anche con chi non condivide la nostra fede, o le nostre scelte di vita.

     Fratelli, siamo alla terza tappa del nostro cammino verso la Pasqua. Voglio ricordare che Gesù non ha rovesciato solo i tavoli dei cambiamonete; ha rovesciato anche la pietra che lo teneva racchiuso nel sepolcro; e, più ancora, è potuto entrare nelle coscienze blindate di molti che difendono con orgoglio le loro piccole e fragili conquiste. Se vogliamo essere discepoli del Signore, dobbiamo tornare a fare i conti con i dieci Comandamenti. Approfitto anzi, per ricordare che i Comandamenti sono sempre dieci, come abbiamo appreso nel Catechismo, da bambini. E, nei dieci Comandamenti, non ci è richiesta solo la fedeltà nel Matrimonio e la fedeltà nei nostri servizi allo Stato, tasse comprese; ci è chiesto anche dove vorremmo collocare le persone anziane di famiglia. La coscienza ci interroga inoltre sui tempi da sottrarre alla TV e al cellulare per dedicare più tempo alla preghiera e alla famiglia.

     Ma il peccato che più di ogni altro ostacola ogni buon cambiamento è, senza dubbio, la INDIFFERENZA;cioè il rifiuto assoluto di abbandonare la strada sbagliata e di riconoscere i propri peccati. Se la fede non porta a buoni propositi, è fede morta, ha le linee appiattite della morte. “Non chi dice Signore, Signore, entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio!”. Fratelli, lasciamoci purificare. La frusta, che Gesù agita nell’aria, è un segno forte. Gesù non ha steso a terra nessuno dei presenti e non ha flagellato nessuno; ha voluto richiamare il rispetto della sacralità del nuovo Tempio, che è Gesù, e del Tempio che è ogni uomo, abitazione di Dio. A San Francesco, che voleva schiodare Gesù dalla croce, Gesù rispose: “No, Francesco, io rimarrò inchiodato alla croce fintanto che ci sarà sulla terra, anche solo un uomo da salvare”. Ciascuno di noi, oggi, potrebbe pensare di essere quell’unico peccatore che Gesù attende, per consentire a San Francesco di schiodarlo finalmente,  per liberarlo dalla croce e per adorarlo nella splendida luce della Risurrezione.  Amen.