TERZA  di  AVVENTO   -   C   :    INVITO  ALLA  GIOIA

 

     La Liturgia di questa Terza Domenica di Avvento è tutta percorsa da un clima di gioia e di festa. Il ripetuto invito che troviamo nella Parola di Dio non parte da una situazione storicamente e umanamente idilliaca, ma dalla condizione drammatica dell’umanità, fatta di egoismi, di ingiustizie e di violenze. Il profeta Sofonia, vissuto in tempi di decadenza religiosa e di profonda crisi politica, rivolge alla comunità di Israele un triplice imperativo: “GIOISCI ! – ESULTA ! – RALLEGRATI CON TUTTO IL CUORE !”. Anche S. Paolo invita con insistenza i cristiani a “RALLEGRARSI SEMPRE”; e lo fa mentre lui è in carcere, in attesa del martirio. Giovanni Battista annuncia al popolo la “BELLA NOTIZIA”, attesa da secoli, della venuta del Messia; anche questo annuncio è dato in un momento di grandi tensioni politiche in Israele.

     La motivazione profonda della gioia per i credenti non dipende dunque da buone notizie di cronache quotidiane, o da colpi di fortuna, ma dalla buona notizia della venuta del Salvatore, l’Atteso che - con la nascita a Betlemme - ha tenuto fede alle antiche promesse. E’ il Natale di Gesù il motivo della nostra gioia! Non si tratta perciò di una gioia che ci viene da una promessa “consolatoria”, ma da una certezza, già presente, già realizzata: la salvezza. Il Battista, nel deserto, annuncia che il grande Atteso è già presente; perciò chiede che ciascuno si dia da fare per poterlo incontrare.

     Certo è che il suo invito ha avuto buoni ascoltatori, dal momento che tutti ponevano domande sul come preparare l’incontro: “CHE DOBBIAMO FARE?”. Per noi, oggi, la domanda potrebbe essere: “Come dobbiamo prepararci al Natale? Quale cammino devo percorrere per non mancare all’appuntamento con il mio Signore, fatto uomo proprio per incontrare me?”. Sappiamo per esperienza che non sono i regali a farci felici, né i cenoni, né le vacanze sulla neve, o alle Maldive. Il Battista ha dato a ciascuno risposte appropriate; e tutte, introdotte con il verbo “DARE”. E’ infatti il “dare” e non “l’avere”che fa l’uomo felice!  In tutto il Vangelo, il verbo “amare” si traduce sempre con il verbo “dare”. L’espressione più forte è di Gesù che proclama: “Il Padre ha tanto amato il mondo da DARE il proprio Figlio Unigenito…”. Ogni uomo ha tanto che può dare, con la certezza che il dare non impoverisce, anzi arricchisce. Per essere felice, l’uomo deve dare!

     Il Battista suggerisce modi diversi di dare a seconda delle persone che danno e delle persone che ricevono. Ai pubblicani e ai soldati, categorie solitamente lontani dalla fede, Giovanni chiede di non esigere più di quanto dovuto e di non maltrattare. Alla folla, indica come farsi prossimo: “Chi ha due tuniche, ne dia a chi non ne ha; e chi ha da mangiare, faccia altrettanto”. Proviamo ora a rivolgere a noi la stessa domanda e a dare noi stessi la risposta, per capire come potrei impegnarmi di più e meglio per gli altri; o anche chiedermi come vorrei vivere il Natale quest’anno, in famiglia, con gli amici, con e per i poveri. Giovanni Battista più che “cosa fare”, ha suggerito “come agire”. Infatti ciò che faccio conta meno del “come lo faccio”; contano di più l’impegno e la passione con cui mi dedico agli altri, che la quantità del dono.

     Ecco allora, fratelli, a metà Avvento, sarà utile capire quale strada sto percorrendo, per non sciupare la Grazia del Natale: è in gioco l’accoglienza di Dio. La parola “accoglienza” è oggi riferita soprattutto agli extracomunitari, o ai profughi e ai tanti problemi annessi. Ma vorrei invitarvi ad accostare l’accoglienza alla nostra quotidianità, alla nostra ferialità, quella spicciola, che si vive in famiglia, per strada, al telefono; è un’accoglienza che richiede tanti piccoli gesti, compiuti con amore e con il sorriso sulle labbra e negli occhi. Ecco, è in questo nostro “dare” che si fa esperienza della gioia a cui siamo invitati oggi dalla Liturgia; è la gioia di chi ama e si sente amato!.

      Nell’approssimarsi del Natale, avvertiamo tutti il bisogno di condividere questa gioia con la famiglia e con le persone a cui vogliamo bene. Come e quanto riusciremo a essere testimoni gioiosi dell’Amore che Dio è venuto a donare a tutti noi, suoi figli?!  Amen.