TERZA  DI  QUARESIMA  -  C  -   IL TEMPO E’ PER LA CONVERSIONE

 

     La pagina dell’Esodo, ascoltata nella prima lettura, racconta uno dei momenti più salienti della storia di Israele: Dio si dà un Nome nuovo! Lo rivela a Mosè quando, dal roveto ardente, lo invitò a rientrare in Egitto per annunciare agli Israeliti che Dio è a fianco del suo popolo per liberarlo dalla schiavitù e condurlo nella Terra promessa. Mosè era fuggito dall’Egitto perché sapeva che la sua vita era in pericolo; evidentemente chiedeva chiarimenti per rendere credibile la sua missione tra la sua gente, ma soprattutto per come presentarsi al Faraone per una richiesta così esplosiva. “Mi chiederanno chi mi manda” – osa obiettare Mosè. E “Dio disse a Mosè: IO SONO COLUI CHE SONO! E soggiunse: IO SONO mi ha mandato a voi”. Dunque Dio si è rivelato come “Colui che è”! che significa “Io ci sono”; “Io ci sono per te – con te – sono il vostro Dio”. E’ il Dio dell’Alleanza, il Dio fedele, il Dio su cui poter sempre contare. “IO SONO” è una autentica rivelazione dell’amore di Dio per il suo popolo.

     Questa rivelazione di Dio è buona premessa alla pagina di Vangelo appena ascoltata. A Gesù viene chiesto di dare una sua interpretazione su due episodi tragici, accaduti di recente a Gerusalemme: l’uccisione  di alcuni Galilei mentre erano intenti al sacrificio nel tempio e la morte di altri, sotto le macerie, per il crollo della torre di Siloe. Si voleva sapere se quelle morti erano da interpretare come punizione di Dio per i loro peccati, o se tutto era da attribuire al caso. Se Dio potesse essere responsabile di quelle morti, Gesù è categorico: “NO, io vi dico”! Ma Gesù vi aggiunge un avvertimento: “Ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo”. Gesù interviene su un problema delicato, difficile da essere compreso da noi: cioè come interpretare avvenimenti dolorosi (terremoto – pandemia – guerra – violenze inaudite , ecc.) nella fede che Dio ha il potere di sottrarci alla sofferenza, perché “nulla è impossibile a Dio!”. Qualcuno afferma che i nostri malanni sono il castigo di Dio per i nostri peccati.

     Ecco il tormentone anche del credente: Noi continuiamo a pregare perché cessino le guerre e le guerre continuano a mietere vite umane e a produrre sofferenze di ogni genere. Risponde Gesù: Dio non è un esecutore di sentenze. Non è da Dio la vendetta. Di riscontro, gli attributi che meglio ci rivelano Dio, sono: amore, misericordia, perdono, compassione; le Scritture ce ne danno ampia testimonianza . C’è un solo confine che Dio si è impegnato a non valicare: la libertà dell’uomo; è la qualifica che meglio esprime il nostro essere creature superiori, ma anche che ci rende capaci di compiere il bene, o il male; di scegliere la vita o la morte; di scegliere Dio o il male; e, in definitiva, di scegliere una eternità beata o la dannazione eterna. Gesù chiarisce comunque due verità: che il peccato è sempre e solo una nostra scelta, e non di Dio; l’altra è che Dio è sempre accanto a noi, sempre pronto al perdono; sempre in paziente attesa che il “figlio prodigo” ritorni alla casa paterna.

     Gli infortuni della vita sono, il più delle volte, avvolti nel mistero, ma non attribuibili  a Dio; servono comunque – dice Gesù – a ricordarci che la fragilità umana e delle nostre strutture ci ricordano che l’uomo non è onnipotente e che tutto ciò che siamo e che abbiamo, tutto ci è stato dato da Dio per un buon uso, e che di tutto dovremo rendere conto. Gesù spiega tutto questo con la parabola del fico sterile. Il padrone vorrebbe tagliarlo, perché improduttivo. Ma il contadino chiede una ulteriore proroga e promette che userà ogni cura nella speranza di ridare nuovo vigore alla pianta, perché produca i frutti sperati. La parabola richiama la nostra attenzione sulla pazienza e lungimiranza di Dio che ci offre altro tempo, nella speranza di riaverci tra i suoi figli. Anche questa Quaresima è tempo donato per la nostra conversione.

     La parabola del fico sterile è  un avvertimento anche per l’oggi della Chiesa e della storia. Gesù ci svela il volto di un Dio che pazienta e che insiste, con tanti richiami, perché tutti facciamo ritorno alla Casa del Padre, come figli riconciliati. Preghiamo ora il Padre perchè ascolti la nostra preghiera: le avversità della vita ci riportino ad accogliere la Parola di Gesù, unico nostro Salvatore, l’Agnello di Dio che toglie i peccati del mondo,  e ci renda tutti generosi servitori della pace.  Amen.