TERZA DI QUARESIMA  -  A   :   GESU’ SEDUTO SUL MURETTO DEL POZZO…

 

     Dopo un breve, ma intenso, soggiorno sul Tabor, di domenica scorsa – ancora abbagliati dalla indescrivibile bellezza della Trasfigurazione - l’evangelista Giovanni ci riporta oggi nel deserto, dove troviamo Gesù, stanco e assetato, seduto sul muretto del pozzo, scavato da Giacobbe, a Sicar, in attesa del ritorno dei Dodici che si erano allontanati per cercare qualcosa da mangiare; era però anche in attesa che qualcuno venisse ad attingere acqua, per potersi dissetare. Gesù è lì, solo; volutamente solo, in attesa di un incontro importante, che solo lui conosceva: attendeva che giungesse al pozzo la donna samaritana. Ed eccola, finalmente, giunge la samaritana; anche lei è sola. Si trova davanti a uno straordinario viandante che subito, senza neanche un convenevole, le chiede: “DAMMI DA BERE”. Strana domanda! Perché, mai e poi mai, la donna si sarebbe aspettato che un forestiero – e per di più giudeo – potesse chiedere un favore a lei, donna – e per giunta samaritana.

     La richiesta di Gesù non può che suscitare disagio nella donna che vede in quell’uomo solo uno sconosciuto di passaggio. E strano può apparire anche a noi – che sappiamo chi era quel forestiero - che, nelle sembianze di un mendicante, chiede la carità di un sorso d’acqua: Non un ricco che offre i suoi tesori, ma un povero che tende la mano. Si - fa meraviglia che il Figlio di Dio chieda a noi dell’acqua per dissetarsi. Gesù desiderava certamente spegnere l’arsura di un meriggio infuocato; ma la sua era soprattutto “altra sete”: sete di incontro, sete di donare vita, verità, bellezza, grazia; desiderio di far conoscere un’altra acqua, oltre a quella che saliva dal pozzo, che sapeva tanto di quel fango da cui scaturiva. Gesù voleva spegnere la sete della samaritana che le stava appresso.

     Dice Gesù alla donna: “Chiunque beve di quest’acqua avrà di nuovo sete; ma chi berrà dell’acqua che io gli darò, non avrà più sete, in eterno. Anzi, l’acqua che io gli darò diventerà in lui una sorgente d’acqua che zampilla per la vita eterna”. Grande il nostro Gesù! Le sue parole hanno ormai conquistato l’attenzione della donna; quell’acqua annunciata è, all’inizio, solo un rivolo che, piano piano, diverrà fiume che porterà vita e abbondanza di frutti ovunque giungerà; sarà, come ha promesso Gesù, “un’acqua che zampilla per la vita eterna”. Gesù offre alla samaritana “acqua viva”, un’acqua che disseta le profondità del nostro cuore, un’acqua che sgorgherà fresca, per sempre, e che assicura conversione e vita buona.

    Nel repertorio di canti liturgici per la Quaresima, c’è un canto, molto noto, sul tema dell’acqua, che propongo come preghiera: “Quanta sete nel mio cuore, solo in Dio si spegnerà. Quanta attesa di salvezza: solo in Dio si sazierà. L’acqua viva che egli dà, sempre fresca sgorgherà: il Signore è la mia vita, il Signore è la mia gioia”. La cronaca di questi giorni ci ha dato conferma della preziosità dell’acqua, non solo nel ripetuto invito a lavarsi le mani, ma anche nella corsa ai Centri commerciali, per una buona provvista di acqua, in previsione di una eventuale quarantena. Potessimo anche noi, in questa Quaresima, passare dall’acqua dei nostri pozzi, che sa tanto di fango, all’altra acqua, quella offerta da Gesù, sempre immune dai nostri virus di turno, che devastano la nostra vita.

     A suscitare meraviglia e turbamento nella samaritana è come possa, un mendicante, offrire un’acqua così straordinaria. La meraviglia è anche nostra, soprattutto nello scoprire che il nostro Dio si è fatto mendicante per richiamare la nostra attenzione, e poter donare anche a noi la sua PAROLA. Sì, perché l’acqua promessa è la sua PAROLA, e la GRAZIA in essa contenuta; una Parola che porta la samaritana – e noi – alla professione di fede. Gesù è da lei riconosciuto come Messia e come Figlio di Dio; ella ritorna alla sua città, incurante ormai della brocca d’acqua, lasciata al pozzo, per annunciare a tutti: “Venite a vedere un uomo che mi ha detto tutto quello che ho fatto. Che sia lui il Cristo?” Come sarebbe bello che anche noi, al termine della Quaresima, potessimo proclamare così la nostra fede! Questo sarà possibile se abbandoneremo i pozzi a cui ci siamo abbeverati fino a oggi, per ritornare all’acqua  che Cristo ci dona nella sua Parola, nella Eucaristia, nel Sacramento del Perdono. Un tempo si diceva: “hai fatto Pasqua?” che significava: “ti sei confessato?” Fratelli, Gesù è ancora seduto al muretto del nostro pozzo. Ci attende per fare Pasqua insieme.  Amen.