3.a  di  QUARESIMA   -   C   :   D I O,    D O V E   S E I  !

 

     La pagina di Luca, ascoltata ora, ci offre una preziosa lezione di come leggere e interpretare la storia con gli occhi di Dio. Scrive Luca: “Si presentarono alcuni a riferire a Gesù il fatto di quei Galilei il cui sangue Pilato aveva fatto scorrere insieme a quello dei loro sacrifici”. Poi tacciono, in attesa che il Maestro esprima un suo commento. Gesù trova l’occasione per sfatare una vecchia credenza secondo cui ogni disgrazia, ogni morte violenta, era punizione di Dio per peccati commessi . La risposta di Gesù parte con una domanda provocatoria che già disarma chi si aspettava risposte ovvie. Dice Gesù: “Credete che fossero più colpevoli di tutti gli abitanti di Gerusalemme? NO! – io vi dico – ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo”.

     Sono tanti i credenti che vorrebbero interrogare Dio per avere spiegazioni  sulle cose che succedono, ma non osano, sapendo che Dio non può essere occasione di male. Amici, chi fa visita a un bambino ricoverato in reparto Pediatria Oncologica, se ne esce spiazzato e angosciato, con una domanda che scalfisce la fede nella bontà del Signore; stessa domanda, quando si viene a sapere che un padre strangola la propria figlia, solo perché frequenta ragazzi cristiani; stessa domanda dopo ogni terremoto. Dopo ogni tragedia, noi siamo presi da forte disagio spirituale e umano, per non riuscire a cucire insieme l’onnipotente amore di Dio, con la sofferenza innocente di figli innocenti. Perché Dio non è intervenuto per risparmiare tanti innocenti vittime, finite sotto le macerie delle Torri Gemelle? Perché Dio non ha impedito l’eccidio di Auschwitz, dei gulag, dell’isis? Chi cerca risposte non si può accontentare di formule generiche; e così finiamo sempre col chiamare in causa il nostro Dio, di cui purtroppo cominciamo a dubitare.

     Ecco allora, anche noi, oggi, ci avviciniamo a Gesù con questo dilemma che affligge il nostro cuore, e chiediamo: “Questi sventurati stano pagando per i loro peccati?” “NO!” – risponde Gesù. Dio non è un esecutore di sentenze. Gesù respinge l’idea che si possa imputare a Dio il male degli uomini; Dio non conosce la vendetta. Dio è buono. Dio è amore. Dio è misericordia. C’è un solo limite che Dio non varca: la chiusura del cuore dell’uomo. Primo Levi, rinchiuso nel campo di sterminio di Auschwitz, era presente a una impiccagione punitiva di un ragazzetto che faticava a morire perché il suo peso non consentiva al capestro di stringere. Si sentì allora elevarsi un urlo: DIO, DOVE SEI ! Levi, tra i singhiozzi, rispose: DIO STA MORENDO CON LUI ! Dio era lì con quel poveretto; Dio era con P. Kolbe, mentre lentamente si spegneva nel bunker della fame. Quando è stato chiesto a Gesù di scendere dalla croce, per dare prova della sua divinità, Gesù non è sceso; ci è rimasto per morire in croce, per vincere la morte nella morte!

     Quante volte sento ripetere: Cosa ho fatto di male per meritarmi tutto questo? E’ la stessa domanda rivolta a Gesù dopo gli eventi ricordati. Al dubbio se una disgrazia possa essere castigo di Dio, la Bibbia risponde affermando che “disgrazia e fortuna” non sono da interpretare come premio e castigo di Dio; diventano però occasione – come avverte oggi Gesù – di accorgerci che la vita è un soffio. Dio comunque non è indifferente alle nostre tragedie; solo chiede a noi di renderlo presente in ogni occasione di sofferenza. Davanti agli avvenimenti tristi della vita, non diamo colpe a Dio. Dio vede, ci offre aiuto e ancora tempo, perché ne traiamo le conseguenze, per un ritorno a lui, ricchi di opere, con amore.

     Le parole di Gesù, oggi, sono severe: “Se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo”: Non un castigo, ma un richiamo! Gesù l’ha spiegato con la breve parabola del fico sterile. Dice il padrone: “Sono tre anni che vengo a cercare frutti, ma non ne trovo. Taglialo dunque”. Il contadino chiede una proroga , un anno ancora, per tentare un recupero. Dio è paziente con noi; sa attendere. E’ questa, fratelli, la buona notizia, di questa terza tappa del nostro cammino quaresimale. Il Padre ci dà tempo perché possiamo dare i frutti sperati. Convertirci è cedere a questo Dio che, in Gesù, si veste da contadino fiducioso, e si prende cura di quella zolla  di terra che è il nostro cuore, per farci trovare pronti  e ricchi di opere buone nel giorno dell’ultima chiamata. Viviamo bene, fratelli; il tempo presente viviamolo come ultima proroga per realizzare il progetto che Dio ci ha affidato.  Amen.