TERZA  DI  AVVENTO  -  A  :  I SEGNI DELLA PRESENZA DI DIO

 

     Questa terza domenica di Avvento è percorsa da un forte annuncio di gioia. L’annuncio è già nell’Antifona d’ingresso: “Rallegratevi sempre nel Signore: ve lo ripeto, rallegratevi, il Signore è vicino”. L’invito alla gioia pervade tutto l’Avvento; ma risuona in modo particolare in questa terza domenica che, per questo, viene chiamata: “Domenica Gaudete”. Isaia – nella prima lettura – invita con insistenza alla gioia e ne dà la motivazione: “Rallegratevi… Dite agli smarriti di cuore: Coraggio, non abbiate paura… Ecco viene il vostro Dio a salvarvi”. Dunque, a recare gioia è una bella notizia: Dio ha deciso di intervenire a nostro favore. Isaia parlava agli Israeliti, deportati e fatti schiavi a Babilonia; a loro veniva annunciato che era vicina la liberazione e chi voleva poteva far ritorno alle proprie case.

     Ma l’invito alla gioia è ripetuto oggi per tutti noi; il motivo della gioia rimane lo stesso: Il Signore sta per giungere; viene a liberarci dalle nostre schiavitù. Paolo VI° ha scritto una pregevole Esortazione sul tema della gioia; vi troviamo scritto: “Il cristianesimo è gioia; la grazia è gioia; la fede è gioia; Cristo è gioia: è la gioia del mondo”. Sono affermazioni che fanno concludere che, per un cristiano, è proibito essere triste, o pessimista. Purtroppo dobbiamo però constatare  che non è così; la gioia non è più di c asa; in casa nessuno più canta! E la mancanza di gioia intristisce le nostre famiglie. I Santi – e in particolare  il nostro San Francesco – ci ricordano che la gioia vera viene solo da Dio; è un tesoro che troviamo, prima nel cuore, poi negli occhi, di chi sceglie di vivere secondo il santo Vangelo. Madre Teresa di Calcutta ripeteva spesso che “la nostra gioia è il modo migliore di predicare il cristianesimo”. Dobbiamo comunque constatare che oggi non è facile incrociare gente contenta; ci sentiamo tutti molto coinvolti nelle vicende che rendono triste e difficile il nostro vivere: terrorismo, violenze, guerre, povertà, tensioni sociali, mancanza di lavoro, tensioni in famiglia…

     Ecco, anche quest’anno, con tanti problemi che ci affliggono, ci viene annunciato l’avvicinarsi del Natale: viene Gesù, viene a portarci amore; viene con proposte concrete di pace e di gioia. E’ gioia grande sapere che, nonostante tutto, il Signore ha deciso di venire ad abitare tra noi, e di rimanerci per sempre, come difensore dei poveri e di quanti soffrono, come medico per gli ammalati, come liberatore per quanti sono incappati nelle tante forme di schiavitù. Gesù è rimasto tra noi nei poveri e nei sofferenti, nell’Eucaristia, nel Vangelo, dove troviamo una guida sicura per vivere nella goia e nella pace.

     Amici, forse anche noi ci stiamo avvicinando al prossimo Natale con “mani fiacche, ginocchia vacillanti e cuore smarrito”, come al tempo della schiavitù babilonese. Forse anche noi abbiamo i nostri dubbi di fede e tanta incertezza su cosa fare e cosa pensare; è successo anche al Battista, rinchiuso in galera da Erode. Giovanni sapeva bene che Gesù era l’Agnello di Dio che toglie i peccati del mondo; solo che avrebbe forse voluto un Messia più decisionista e meno misericordioso con chi ha sbagliato; ecco perché dal carcere cercava conferme. E Gesù rivela all’amico in carcere i tanti suoi interventi di “liberazione”: i ciechi vedono, i sordi odono, gli storpi camminano, guariscono i lebbrosi, i morti risuscitano e soprattutto, ai poveri è annunciata la buona novella. Gesù chiude l’elenco dei “segni” con una beatitudine: “Beato colui che non si scandalizza di me”.

     Oltre a essere una risposta a Giovanni, quella di Gesù è anche una nuova rivelazione: anche noi siamo nuovamente invitati a gioire per la venuta del Salvatore. L’Avvento è appunto il tempo per aprire i nostri occhi per accorgerci dei tanti “segni” che ci manifestano la presenza di Dio tra noi, e il suo amore. Ricordo un solo segno: Papa Francesco, nei suoi viaggi apostolici, fa sempre lunghe soste nelle cosidette periferie, là dove c’è povertà e sofferenza. Avrete notato quanta festa e gioia e quante lacrime di commozione recano le sue carezze e i suoi simpatici abbracci! Ma quanti altri, credenti e non, spendono giornate e energie  per alleviare la sofferenza. Questo è vivere “da cristiani”! anche senza proclamarsi tali!  Questi sono segni che parlano da soli e sempre portano gioia. Gesù invita anche noi a percorrere la strada della misericordia; e anche noi scopriremo la gioia di un Dio che ci è vicino e c he c i avvolge con il suo braccio, perché non ci lasciamo mai più vincere dalla paura.  Amen.