SS.ma  T R I N I T A’  -  A  :  GESù’ RIVELA I SEGRETI DI DIO

 

     Oggi è la festa della SS.ma Trinità. Il Catechismo ci ha insegnato che l’Incarnazione e la Trinità sono i due misteri principali della fede. La catechista esigeva che si sapesse l’enunciazione della Trinità: “Un solo Dio, in tre Persone: Padre, Figlio e Spirito Santo”! Nulla di più, perché era “un mistero”. Oggi siamo adulti; sappiamo che la parola “mistero” non sta ad indicare qualcosa di nebuloso, o di strano; nel linguaggio liturgico, il “mistero della fede”, che il sacerdote proclama subito dopo la consacrazione, indica che è accaduto un fatto talmente grande che, con le sole nostre capacità, non siamo in grado di comprendere fino in fondo. Che Dio si sia fatto uomo in Gesù, e che Dio sia “un solo Dio” che si è rivelato a noi come Padre Creatore, e come Figlio e come Spirito Santo-Amore, è la rivelazione più grande e inaspettata che Gesù ci ha fatto per amore; non solo: Gesù ci ha rivelato che Dio desidera farci partecipi della sua vita, Noi in Lui e Lui in noi.

     E’ noto l’aneddoto che si riferisce a S. Agostino. Mentre Agostino camminava  pensoso lungo il litorale, si fermò a osservare un bambino che, con il secchiello, attingeva l’acqua al mare per portarla in una buca da lui scavata nella spiaggia. “Che fai?”- chiese Agostino. “Non vedi? – rispose il bambino – sto portando il mare nella mia buca”. “Ma come puoi! – replicò Agostino – il mare è grande e la buca è piccola”. Ma quel bambino era un angioletto, mandato ad Agostino per rasserenarlo nell’imbarazzo di non comprendere la Trinità; il bambino allora si rizzò in piedi e replicò: “E tu, Agostino, così piccolo, come puoi pretendere di capire tutto di Dio?” Fratelli miei, noi uomini della concretezza, facciamo difficoltà ad accettare il mistero; vorremmo avere sempre tutto chiaro; vorremmo risposte soddisfacenti a tutti i nostri interrogativi. Ma Dio non si può racchiudere dentro una nostra definizione; non è un concetto astratto da capire; Dio è un’esperienza, una manifestazione da accogliere. Dio non è da sottoporre ad analisi di laboratorio, né può essere sufficiente una conoscenza puramente intellettuale. Dio si è rivelato alla nostra conoscenza come Dio-Amore, Dio della misericordia. Ma non basta sapere, conoscere; Dio cerca relazione, cerca l’uomo a cui rivelarsi per fargli dono del suo amore.

     Gesù, parlando a Nicodemo, ha rivelato la sua vera identità, con poche, ma pregnanti parole; “Dio ha tanto amato il mondo, da dare il Figlio, unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna”. Tutta la Bibbia fa memoria dell’amore di Dio per l’uomo: dalla creazione di Adamo e Eva, che Dio ha voluto “a sua immagine e somiglianza”, alle tante “discese” verso l’uomo, a iniziare dagli incontri quotidiani all’Eden, fino alla decisione di farsi uomo, uno di noi, per restare con noi, per sempre. “Dio ha tanto amato il mondo…”: cioè ha amato tutti; e ha voluto salvare tutti e tutto ciò che aveva creato, c ome attesta S. Paolo. Gesù pone a Nicodemo anche le condizioni della salvezza; la condizione non è “sapere”, ma “credere”. “Dio è amore”, ci ricorda spesso S. Giovanni; Dio è famiglia, Dio è armonia, Dio è festa ben riuscita.

     Dio, non solo ci ha rivelato la sua vita trinitaria, ma ha voluto anche farci partecipi della sua vita, fino a ad assumerci nella sua vita, noi in lui e lui in noi; e ha voluto offrire a noi, creati a sua immagine, il suo modello di vita. Sento spesso dichiarare: “Io sono credente”! e sempre mi sorge un dubbio. Credente… ma in che cosa? Molte volte, uno crede a un Dio che si è creato a proprio uso e consumo. M Gesù e la Chiesa  ci chiedono di credere nel Dio della Rivelazione, nel Dio che Gesù è venuto a manifestarci nel suo Vangelo. Per dichiararci “credenti”, dobbiamo anche interrogarci se osserviamo i Comandamenti, se amiamo Dio con tutto il cuore. Festeggiare la Trinità è allora occasione per conoscere quanto della nostra vita esprime la vita e l’amore della Trinità. C’è nel nostro linguaggio un’espressione tipica per esprimere grande amore e disponibilità; diciamo: “Per te mi faccio in tre” per darti una mano. Ebbene, si, il nostro Dio si è fatto in tre per noi: si è rivelato Padre nella creazione; si è fatto Figlio e Soffio d’amore per esserci vicino e restare sempre con noi.

     E mi piace concludere l’Omelia con l’invocazione di S. Elisabetta della Trinità: “O mio Dio, Trinità che adoro, aiutami a dimenticarmi completamente, per stabilirmi in te”. Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo.  Amen.