6^  DOMENICA   -  C  -   DOVE  CERCARE  LA  FELICITA’

 

Il Vangelo ascoltato offre oggi alla nostra attenzione un tema tra i più affascinanti, tra i più cantati e declamati, in ogni tempo: LA FELICITA’ !  Gesù usa un’altra parola che è ancor più intensa e più spirituale: BEATITUDINE. Nella proclamazione delle Beatitudini, Gesù non si è di certo posto sulla scia dei nostri pensieri e desideri; no, anzi, ha scelto di andare decisamente controcorrente, dichiarando “beati” i poveri, i perseguitati, gli affamati, gli afflitti.  Ogni volta che mi trovo a commentare le Beatitudini del Vangelo, avverto il bisogno di chiarire il significato che la Bibbia dà alla parola “felicità”. E’ una chiarificazione troppo importante dal momento che la Sacra Scrittura mi conferma che Dio vuole i suoi figli felici, e ne indica la strada da percorrere per raggiungere questa “benedetta felicità”.

     Mi sovvengono, in questo momento, tante nostre definizioni e tante nostre proposte su come raggiungere la felicità, su come essere felici. Eccone alcune: sei felice se hai un bel fisico – se hai un buon lavoro – e un buon stipendio – se hai una bella moglie – se hai una bella macchina – se vinci al superenalotto – se hai una seconda casa alle Maldive, e altro ancora. Ma c’è una dichiarazione, più pacata, che sento spesso, che dice: “Quando in una famiglia c’è la salute, c’è tutto”! Magari fosse così! Conosco tante famiglie dove si gode buona salute, ma manca l’amore! E, mancando l’amore, c’è tanta infelicità che, prima o poi, porta purtroppo malattia del cuore e tanti guai che purtroppo tutti conosciamo.

     A questo punto non resta che tornare al Vangelo per meglio intendere la Parola di Gesù. Gesù capovolge la mentalità corrente che riconosce nella ricchezza il vero idolo da inseguire; Gesù insegna che la vera felicità si ha nel far dono della propria vita, proprio sull’esempio di Lui che è venuto “per dare la vita”. Il Vangelo di oggi, che proclama “beati” i poveri, potrebbe sembrare una pagina indigesta; ma, fratelli, queste parole  ci vengono da Dio! Fermiamoci almeno per riflettere sulla sua proposta; anche perché è Dio che ha immesso nella nostra vita questo insopprimibile desiderio di felicità. Ci chiediamo allora cosa può significare: “Beati voi poveri…Beati voi che piangete”. Come possono gioire quelli a cui va tutto storto? E’ bene sapere che la felicità promessa da Gesù non consiste nella povertà, e tantomeno nella sofferenza; Dio non ama né la sofferenza, né la povertà. Gesù è venuto a dirci che la felicità dell’uomo sta nella certezza di essere “guardati e amati” da Dio; consiste nel sapere che la mia storia ingarbugliata e triste è stata assunta nella vita stessa di Dio.

     La Beatitudine non può essere la sofferenza! La beatitudine è sapere che Dio, per puro amore, si pone dentro la nostra sofferenza per dirci che la sofferenza sarà breve e che sarà mutata in una eternità beata. Dio, per esprimere concretamente il suo amore, si è addirittura fatto – Lui - povero, per solidarietà con tutte le nostre povertà. Ecco, oggi, Gesù invita anche noi a vivere la gioia della sua presenza. Nella lista dei “beati”, cioè dei fortunati, Gesù nomina gli sfortunati, gli sventurati, gli scartati dalla società; li ha scelti non perché migliori degli altri, ma perché, dal basso, essi tendono le mani verso Dio, per avere aiuto e salvezza. Domenica scorsa ci siamo lasciati con il miracolo delle reti colme di buon pesce. Dio ha preso l’iniziativa per risollevare chi ha avuto il coraggio di dichiarare il proprio fallimento, e si è fidato della parola di chi lo invitava a “gettare le reti”.

     Vi invito a leggere il commento che, a proposito, ne fa Papa Francesco nella Esortazione “Gaudete et Exsultate”. Esse – ci ricorda il Papa – “sono come la Carta d’identità del cristiano. In esse si delinea il volto del Maestro che siamo chiamati a fare trasparire nella quotidianità della nostra vita”. Fratelli, il Discorso delle Beatitudini è indirizzato a tutti i discepoli, e quindi anche a ciascuno di noi, che siamo venuti a Messa per incontrare e ascoltare il Maestro. Anche a noi viene offerta la felicità; condizione è fidarci di Dio e della sua Parola. Nella sinagoga di Nazaret, Gesù si è presentato come “compimento” di tutte le promesse di Dio all’uomo. In chiusura, facciamo nostro, come preghiera, il Ritornello del Salmo responsoriale: “Beato l’uomo che confida nel Signore, che nel Signore trova la sua gioia”.  Amen.