SECONDA DI QUARESIMA  - B -  :  LA TRASFIGURAZIONE: UN ANTICIPO DELLA PASQUA

 

     Dopo esserci soffermati, domenica scorsa, con Gesù, nel deserto e dopo aver appreso come vincere le tentazioni e le proposte allettanti del maligno, OGGI ci troviamo ancora con Gesù, mentre sale l’erta del TABOR, con gli Apostoli Pietro, Giacomo e Giovanni; Gesù li porta “in alto” per manifestare un piccolo anticipo della Pasqua con la TRASFIGURAZIONE. La prima lettura, tratta dalla Genesi, ci ricorda uno dei momenti più drammatici che troviamo nella Bibbia. Dio chiede ad Abramo di ridargli il figlio Isacco, avuto come dono straordinario nella vecchiaia sua e della moglie Sara. Abramo sta salendo il monte indicato da Dio, munito di coltello per il sacrificio della Vittima da sacrificare a Dio; un somarello porta la legna per il fuoco che dovrà consumare la Vittima. Tutti camminano in un silenzio che sa di sacro e di tragedia. L’unico a rompere il silenzio è il ragazzo – ISACCO – che fa osservare al Padre: abbiamo tutto; manca solo la Vittima; a cui il padre Abramo risponde: Figlio mio, Dio provvederà! E così, nel momento in cui Abramo alza il coltello per colpire il figlio Isacco, un Angelo ferma il braccio di Abramo; Isacco è salvo; Dio loda Abramo per la sua generosità eroica e promette che lo colmerà di ogni benedizione del Cielo.

     Abramo non è solo il capostipite del popolo che Dio si era scelto; potrebbe essere pensato anche come il San Francesco dell’A.T., in quanto totalmente immerso in Dio, al punto da pensare e da progettarsi in sintonia con quanto gli veniva chiesto da Dio; San Paolo lo addita come modello di fede, come maestro e Padre di tutti i credenti. Non per nulla, Dio ha voluto premiare Abramo, colmandolo di benedizioni, con la promessa che avrebbe avuto una discendenza numerosa come le stelle in cielo, come la sabbia in riva al mare. Per tutti questi motivi, Abramo ci offre un esempio altissimo di fede, per aver creduto alla bontà di Dio, senza domande e senza proposte alternative. Quanto abbiamo, anche noi, da imparare dal padre Abramo! Ci ricorda, ad esempio, che la fede in Dio non ci risparmia dalle prove della vita, né dalla sofferenza, né dai cosiddetti dubbi di fede. Quanti cristiani, prima o poi, si chiedono: Ma Dio cosa vuole da me? Oppure, giunti a una certa età, sorge il dubbio di aver sbagliato strada e di aver perso l’orientamento.

     Fratelli, gli esperti di Studi biblici hanno ravvisato nel Monte Mòria, dove Abramo era giunto per il sacrificio del figlio, l’altura del Calvario dove un altro Figlio – GESU’ – vi salirà, portando la croce per la nostra salvezza. Lui – SI – morirà, per amore, in obbedienza al Padre. Il corpo di Gesù, morente sulla croce, sarà irriconoscibile a causa della flagellazione, della coronazione di spine, dopo una agonia con atroci sofferenze. Ecco, spiegato il motivo del racconto della TRASFIGURAZIONE, nel Vangelo di oggi. Gesù aveva chiamato Pietro, Giacomo e Giovanni perché salissero con lui sul Tabor, per essere testimoni dello splendore della sua gloria, per non smarrirsi quando – sempre loro tre – si sarebbero trovati accanto a Gesù, nell’Orto degli Ulivi, e – più ancora – nel momento della deposizione dalla croce del corpo morto di Gesù. La Trasfigurazione di Gesù è stata una finestra aperta sulla luce sfolgorante della Pasqua perché i tre, testimoni del Tabor, rimanessero saldi nella fede, la sera del Venerdì Santo.

     A chiusura della breve, ma intensa, anticipazione della Pasqua che verrà, la santa Montagna si trova avvolta da una nube, segno della presenza di Dio che – qui - si fa Voce per dare conferma della divinità di Gesù, Figlio di Dio: dice: “QUESTI E’ IL FIGLIO MIO, L’AMATO: ASCOLTATELO!”. La nostra risposta alla Voce che viene dalla nube è già contenuta nelle parole del CREDO che ci riformula le principali verità della fede: “IO CREDO IN DIO, PADRE ONNIPOTENTE E IN GESU’ CRISTO, SUO FIGLIO E NOSTRO SIGNORE – CREDO NELLO SPIRITO SANTO – CREDO LA SANTA CHIESA CATTOLICA…”. Fratelli, il nostro cammino quaresimale ci invita ora, e a continuare nella settimana, a chiederci se è sincero e fattivo il Credo che ogni Domenica ripetiamo nella Messa.  Amen.