SECONDA DI QUARESIMA  - C -  LA PREGHIERA  TRASFIGURA

 

     In questa seconda domenica di Quaresima, l’evangelista Luca ci trasferisce, dal deserto e dalle tentazioni di domenica scorsa, al TABOR, il monte della trasfigurazione. Gesù prende con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e con loro sale la china del monte in cerca di un luogo appartato e sereno, dove potersi abbandonare alla preghiera. Una volta raggiunta la cima, Gesù si immerge nella Presenza del Padre, mentre i tre, affaticati per la salita, si appisolano; ma vengono subito risvegliati da un improvviso bagliore  di fervida luce: Gesù infatti si era addirittura trasformato in una luce così intensa da non trovare parole atte a essere descritta. E’ una autentica festa di luce che incanta, al punto che Pietro, non trova di meglio, per esprimere la sua meraviglia, se non offrire la sua disponibilità a costruire lì tre capanne: una per Gesù, una per Mosè e una per Elia, i due profeti con i quali Gesù si stava intrattenendo.

     In questo racconto c’è un particolare che non può sfuggire alla nostra attenzione: “Mentre pregava – scrive Luca – il suo volto cambiò d’aspetto e la sua veste divenne candida e sfolgorante”. Quel “mentre pregava” è per noi una precisazione che equivale a una “rivelazione”. Mentre prega, Gesù si trasfigura. Il colloquio con il Padre trasforma Gesù in luce. E’ straordinario questo accostamento tra la preghiera e la bellezza. La preghiera ci fa luminosi e belli; chi prega non solo entra in comunione vitale con Dio, ma viene anche trasformato dalla luce che emana da Dio, come accadeva in Mosè, sul Sinai, quando si intratteneva con Dio. E’ una espressione gioiosa che troviamo anche nel volto di un bambino, quando esprime felicità per un dono desiderato e inatteso. C’è un detto che, al proposito, afferma che l’uomo diventa ciò che ama.

     Fratelli, sul monte Tabor, Gesù trasfigurato diviene per noi “Scuola di preghiera”. San Luca, nel suo Vangelo, fa spesso menzione dei luoghi e dei tempi, cercati da Gesù per la preghiera: il monte – il deserto – la notte – le prime ore del mattino; luoghi e tempi di solitudine. Partendo dalla esperienza del Tabor, nasce spontanea una riflessione: Anche noi preghiamo; ma perché la nostra preghiera non ci cambia, né ci trasfigura? Probabilmente perché il nostro colloquio con Dio è attraversato da mille altre voci che spaziano nel nostro inconscio; o forse perché continuiamo a presentare a Dio il conto delle cose buone che facciamo, per esigere in cambio qualche favore. Nel qual caso, noi non invochiamo il Padre nostro che è nei cieli, ma il Padre che vorremmo vicino a noi per risolvere i nostri problemi di salute o economici. Certamente, una preghiera svogliata, e con la TV accesa, non ci trasfigura né il cuore, né il volto.

     Sul Tabor Gesù si trasfigura e manifesta chi egli è realmente: è il Figlio di Dio, è bellezza, è luce. Si manifesta così ai tre amici che, di lì a non molto, l’avrebbero ritrovato sulla croce, quasi irriconoscibile, per le atroci sofferenze della passione e della lunga agonia. Le uniche voci che rompono il silenzio sul Tabor, sono quella di Pietro che si offre a costruire tre capanne, nella speranza di fermare il tempo su un anticipo di paradiso; e quella del Padre che, dalla nube, ricorda ai tre – e a noi – che il Gesù che stava lì, davanti a loro, era la Parola vivente di Dio e che quindi andava sempre accolta e ascoltata. La Trasfigurazione di Gesù è stata breve: il tempo per offrirci uno squarcio di paradiso e per una solenne dichiarazione della identità di Gesù.

     Questa proclamazione del Padre è stata ripetuta oggi anche per ciascuno di noi; per noi che siamo sempre alla ricerca di conferme; di noi, sempre alla ricerca di miracoli e di vere, o presunte, apparizioni della Madonna, per appagare la nostra curiosità sul sacro. La manifestazione di Gesù trasfigurato è indubbiamente un grande prodigio, dono del Padre, per consolidare la nostra fede nel Figlio Gesù, inviato a noi per la nostra salvezza.  Ma è anche un forte invito alla preghiera; perché la preghiera ci trasforma e trasfigura; la preghiera ci cambia il cuore; la preghiera fa defluire con abbondanza lo Spirito di Dio nella nostra povera umanità; la preghiera ci rende umili, docili , misericordiosi, sempre disponibili al perdono. “Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni”. Ma oggi - seconda domenica di Quaresima - ciascuno di noi è autorizzato ad aggiungere il proprio nome ai tre, perché tutti oggi siamo saliti sul Tabor e tutti abbiamo ascoltato le parole del Padre. Scendendo dal monte – sempre con Gesù – ci porteremo almeno un raggio di quella luce che ci ha investiti, come piccolo anticipo della santa Pasqua.  Amen.