SECONDA DI QUARESIMA  -  A   :     UNA  SOSTA  SUL  TABOR

 

     Domenica scorsa ci siamo lasciati nel deserto, nella sofferenza della tentazione; oggi la Liturgia sapiente della Chiesa ci fa fare un salto impegnativo, per incamminarci con Gesù verso il Tabor, il monte della Trasfigurazione. Domenica scorsa, invitavo a non pensare la Quaresima come un tempo triste, segnato da digiuni e penitenze varie; ma come tempo di rinnovamento e di vita che rinasce, come stiamo ammirando in questa incipiente primavera. Il nostro Padre celeste non vuole figli tristi e musoni, ma uomini e donne vivificati dallo Spirito, che sanno di essere in cammino verso la Pasqua, attesa come vittoria di Dio sul peccato e sulla morte.

     Gesù aveva da poco annunciato ai Dodici che stava andando a Gerusalemme, dove l’attendevano persecuzione, la condanna, la morte; ma annuncia anche che sarebbe poi risorto. Quell’annuncio aveva messo in tutti tanta tristezza e grande sconforto. Gesù avverte che è necessario riportare serenità e fiducia nel gruppo; perciò chiama a sé tre di loro: Pietro, Giacomo e Giovanni; sono i tre che, nella sera di Passione, saranno presenti al Getzemani; sono i tre che vedranno il volto di Gesù sfigurato dal dolore, dalla sudorazione di sangue, dall’angoscia, dallo spasimo dell’agonia. Ecco perché Gesù li ha voluti con sé sul Tabor. Essi si sono trovati improvvisamente avvolti in un fascio di luce e di bellezza che provenivano da Gesù. Scrive Matteo: “Gesù fu trasfigurato davanti a loro: il suo volto brillò come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce”: un vero anticipo di quella gloria che Gesù aveva annunciato nella sua Risurrezione.

     Gesù, nel suo incedere verso Gerusalemme, parla non solo della sua passione e morte, ma vuole offrire uno squarcio della luce che avvolgerà il Corpo glorioso di Risorto. Ed è proprio nel contesto di una bellezza che inebria e quasi stordisce, che il Padre si fa ancora Voce per confermare il suo amore per Gesù. “Una voce dalla nube diceva: Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento. ASCOLTATELO”. Il tutto è troppo bello, troppo intenso e troppo breve per essere accolto in pienezza. Pietro riesce appena a dire: “Signore, è bello per noi essere qui! Se vuoi , farò qui tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia”. La trasfigurazione è davvero un bell’anticipo, non solo della Pasqua, ma anche della festa che il Padre ha preparato per tutti noi, suoi figli; con l’avviso, valido anche per noi, che la strada che porta a Pasqua dovrà comunque passare per il Calvario.

La voce del Padre che ci presenta in Gesù il Figlio amato, invita ad aprire, ogni giorno, il nostro cuore alla sua Parola; perché la sua Parola è luce che rimarrà sempre accesa, anche quando dovessimo attraversare tempi, anche lunghi, in cui Dio sembra essere assente, o molto lontano. Sarà questa Parola a snebbiare la nostra mente, per darci punti di riferimento stabili, e per darci il coraggio della fede, per rimanerne fedeli. Nell’intervento del Padre, c’è un comando: “ASCOLTATELO !” Il Padre ci chiede di fidarci di Gesù. Fratelli, la manifestazione di Gesù sul Tabor non era solo per i tre prescelti; è anche per noi. Per noi che, troppo spesso, misuriamo la fede in Dio con il successo che puntualmente attribuiamo alle nostre imprese. Al punto che – nell’ora della prova – ci par di essere abbandonati da tutti,  perfino da Dio.

     Gesù è il mio Figlio, l’amato – continua a ripeterci il Padre – ASCOLTATELO !” Ascoltare Gesù significa, anche per noi, lasciarci trasformare; perché la Parola di Dio chiama, guarisce, rafforza e fa rifiorire la vita, per renderla bella. Ecco perché diciamo che la Quaresima è tempo propizio per fare sosta davanti al Tabernacolo, il nostro Tabor sulla terra; per poi ridiscendere dal santo Monte con Lui, e con Lui proseguire il nostro cammino verso Gerusalemme. I tre scendono; si guardano attorno; non vedono che “Gesù solo”. Dopo questa straordinaria esperienza della trasfigurazione, Gesù è ancora “solo”; ma è tutto: Gesù è il Maestro, è la sola Guida sicura; è Lui il nostro Pastore, il nostro Medico, il nostro Buon Samaritano; Lui, e Lui solo, è il nostro Salvatore. Con Lui, le nostre croci e la nostra stessa morte, divengono la strada che ci porterà alla nostra Pasqua, alla festa del Regno che il Padre ha già preparato per tutti noi.  Amen.