SECONDA DI AVVENTO  -  A  :  VOCE CHE GRIDA NEL DESERTO

 

     In questa seconda domenica di Avvento, la Liturgia ci fa incontrare il Battista, il precursore di Gesù, colui che Dio aveva scelto per preparare la strada al Messia. Ma ci chiediamo: perché proprio nel deserto, e non in città, per un annuncio così importante? Giovanni Battista si era allontanato dal frastuono del mondo e si era trasferito nel deserto, luogo di silenzio, di essenzialità e di austerità, per farsi discepolo attento della Parola di Dio. Ma la sua scelta non era passata inosservata; ben presto è stato raggiunto da un numero sempre crescente di discepoli, alla ricerca di purificazione; ed è a loro che Giovanni  annuncia l’arrivo imminente del Messia promesso e atteso. Il suo gridare è motivato dall’urgenza di dare finalmente una buona notizia: è il grido che risveglia; è il grido che denuncia le storture, che dichiara essere urgente raddrizzare il cammino dell’uomo

    Il profeta grida non solo con la voce, ma anche con il richiamo che viene dalla sua vita austera, dal suo vestito, per ricordare che la strada che porta alla salvezza è una via che esige il ritorno all’essenziale; grida perché i dormienti si sveglino! E’ salutare quel grido del Battista; infatti a frotte giungono quanti, nauseati da un mondo alla deriva, si mettono in ricerca di ristoro spirituale e di aria nuova. Anche noi, oggi, abbiamo raggiunto il Battista, non nel deserto di Giuda, ma in questa Eucaristia, dove siamo venuti per ascoltare almeno la eco del suo gridare.

     Certo, tutti noi sappiamo cosa significa “convertirsi”; il guaio è che, il più delle volte, rimandiamo la conversione da un Natale all’altro, da una Pasqua all’altra, da una domenica all’altra! Perché “convertirsi” costa! Convertirsi, significa “ascoltare il Vangelo”; significa avere il coraggio di affrontare il cambiamento del nostro cuore. “Preparate la via al Signore” – gridava Giovanni nel deserto. E’ fin troppo chiaro il richiamo alla strada; perché , purtroppo, la via per incontrare il Signore che viene, è ostruita; l’abbiamo noi disseminata di ostacoli; con i nostri peccati abbiamo addirittura elevato un muro tra noi e Dio.

     E noi sappiamo quanto risulti difficile poter udire le parole severe e impegnative di Giovanni, mentre camminiamo nelle nostra vie cittadine, super illuminate, tra vetrine che offrono ogni ben di Dio. Il Natale torna a indicarci la via di Dio: una via umile e povera, quella che porta a Betlemme, quella percorsa dai pastori che hanno creduto alle indicazioni stradali date dagli Angeli nella notte. Oggi, fratelli, a distanza di oltre duemila anni, anche noi veniamo raggiunti dal grido forte e inquietante del Battista. Il Messia è già giunto tra noi e si è fatto uno di noi. “In mezzo a voi – ci ricorda Giovanni – sta uno che non conoscete”! La parola di Giovanni è gridata per destarci, per farci aprire gli occhi e il cuore sul dono di Dio che si fa Bambino per poter essere accolto da tutti. Il grido di Giovanni è anche per noi: per farci abbandonare un modo sbagliato di vivere, a volte disordinato, a volte insignificante.

     “CONVERTITEVI”!  E’ il grido del Battista, per scuoterci; è per noi, oggi! Non può bastare un rattoppo sulle cose fatte male! Non possiamo ritenerci convertiti perché decidiamo di partecipare a un pellegrinaggio a Medjougorie; e nemmeno se riprendiamo a partecipare alla S. Messa festiva, anche se queste sono scelte molto buone. La conversione esige certamente opere buone; ma il “fare” non è tutto; Per capirci meglio, ecco qualche domanda: Il Natale ci ricorda la nascita di Gesù; ma Gesù è mai nato nel nostro cuore? – Dio è venuto; ma io l’ho mai incontrato? – E sono disposto ora ad accoglierlo e a consentirgli di cambiare il mio cuore? Ecco allora, è necessario che io mi fermi, per capire dove ho sbagliato, e decidere di chiudere con un certo passato, non consono al Vangelo, e ritrovare la strada buona che mi porta alla salvezza. Dio chiede ospitalità, non devozioni e candele votive! Dio chiede di essere accolto nella mia vita, nella mia famiglia, nel mio ambiente di lavoro. Non ci chiede vestiti firmati e pellicce; ci chiede invece di accoglierlo con cuore pentito e purificato. Buona cosa sarebbe scegliere di trascorrere un santo Natale nella sobrietà, con segni concreti di carità e di condivisione verso chi , dal Natale, non si aspetta proprio niente? Questo, fratelli, è il Natale pensato e vissuto dal nostro Dio!  Amen.