QUINTA DOMENICA  -  A  :  DARE SAPORE E LUCE ALLA VITA

 

     Quante volte – specialmente noi sacerdoti anziani – esprimiamo rammarico per la scarsa partecipazione alla Messa festiva, e per lo scarso impegno delle famiglie nella preparazione ai Sacramenti dei bambini! Quanta sofferenza nell’ascoltare le quotidiane statistiche sui fallimenti matrimoniali, e sulle scelte sbagliate di tanti nostri giovani! E ancora, nel constatare la scarsa partecipazione agli incontri di formazione per adulti, nel constatare che siamo sempre meno e sempre più anziani. Ma oggi, dopo questa lunga e lagnosa premessa, devo prendere atto che Gesù è stato sempre molto realista, ma mai pessimista! Non lo è di certo oggi, nella pagina di Matteo, appena ascoltata: Oggi ha definito i suoi discepoli: “Sale della terra e luce del mondo”!!!  Noi siamo continuamente tentati di contarci, per conoscere la consistenza del gruppo; siamo tentati di capire quale peso ha la nostra presenza nella Chiesa e nella società. Gesù, no! E’ diversa la sua visione di Chiesa. Già ci aveva definito “piccolo gregge”! Per Gesù non è la quantità che conta, ma la qualità.

     Oggi infatti ci ricorda che ciascuno di noi è importante per costruire il suo Regno ; ha qualificato il discepolo come “sale e luce” del mondo: sono due immagini semplici e nello stesso tempo profonde. Sono tratte dalla esperienza quotidiana e, proprio per questo, si rivelano adatte a offrire risposte precise e concrete alle nostre domande. Infatti noi constatiamo che il destino del sale è quello di abbandonare la saliera per potersi disperdere, sciogliersi e scomparire nei cibi; noi ne avvertiamo la presenza, anche se non lo vediamo più.

     Ma come non trovare, proprio nel sale, la nostra missione di discepoli del Signore? Anche noi – come il sale – siamo invitati a disperderci nei diversi ambienti in cui ci troviamo a vivere e a lavorare; e questo per far avvertire il sapore del Vangelo; è il sapore che viene avvertito come presenza di fiducia e di pace, sia in famiglia, come nelle tante vicende tristi di cui siamo a conoscenza. Anche la sola nostra presenza dovrebbe far percepire la presenza di Dio; una presenza che a volte parla e a volte tace; a volte incoraggia e a volte rimprovera; ma sempre consola ed esprime misericordia. Come si può intuire, noi siamo nel mondo per immergerci nelle più svariate situazioni; e, per restare fedeli al Vangelo, ci è chiesto di vincere la paura, e di uscire dal gruppo che mi protegge e mi favorisce un comodo anonimato, per affrontare le difficoltà, non da spettatore, ma da protagonista, da buon samaritano. Questo “perdersi”, è un morire quotidiano , ma è anche una esperienza esaltante; perché “dare sapore” a tutto ciò che ci può accadere, è un compito grande e straordinario.

     Fratelli, non attendiamo le grandi occasioni, nella speranza di fare gli eroi e passare alla storia. Gesù ci ha insegnato a vivere uniti a Lui, nella povertà, nella semplicità, nella debolezza. In effetti, che cos’è un pizzico di sale di fronte a una grande quantità di cibo? O un pizzico di lievito in una grande quantità di pasta?  Nulla, all’apparenza! Ma, per chi ha perso il sapore della vita, basta anche solo un po’ dell’amore di Dio, e nostro, per far risvegliare la speranza. E, per chi ha smarrito la retta via, e cammina nel buio più totale, anche la fiammella di un cerino può risultare preziosa. Si, può sembrare strano che Gesù ci chieda di essere “sale e luce”! Ma noi sappiamo che il sapore  e la luce vengono continuamente alimentati dalla Parola di Dio. La Parola di Dio è una luce che non acceca, ma rischiara l’esistenza; è una luce che meglio sarebbe chiamarla MISERICORDIA.  Infatti, Gesù ci chiede di fare luce con le “opere buone”.

     Ma attenzione! La Chiesa – ci ricorda Papa Francesco – non è una ONG; non è cioè una organizzazione umanitaria e filantropica, voluta e creata dagli uomini; essa è stata pensata da Cristo stesso per prolungare fino alla fine dei tempi la presenza del Divino Salvatore, con particolare predilezione e attenzione per i poveri, gli umili, i perseguitati, i sofferenti. Essere “sale e luce” significa testimoniare ovunque la nostra fede; significa, in altre parole, essere “credibili”! Il sale e la luce non parlano, ma se ne avverte la loro presenza. Il cristiano vero non ci tiene ad esibire titoli accademici per affermarsi; lui sa che, suo compito, è vivere e testimoniare la propria fede con la vita.  Amen.