QUINTA DI QUARESIMA – C  :  GESU’ LA CHIAMA “D O N N A” !

 

     Stiamo celebrando l’Anno della Misericordia; ed è straordinario che ci troviamo anche noi, oggi, con Gesù, nel cortile del tempio, per rivivere la scena che l’evangelista Giovanni ci ha descritto. Di nuovo, Gesù ci fa conoscere la sua squisita signorilità nei gesti che esprimono la misericordia e il perdono.                               Un manipolo di facinorosi ha trascinato davanti a Gesù una poveretta sorpresa nel peccato e, attorno a loro – Gesù e la donna – chiudono il cerchio. Gesù e la donna sono uno di fronte all’altra, chiusi dal cerchio di chi ha già in mano le pietre, pronti a colpire non solo la donna, ma anche Gesù, qualora fosse riuscito il loro intento. Ed ecco il quesito: Gesù doveva decidere se quella donna era da sacrificare alla Legge, oppure no!  Gesù tace; sembra quasi indifferente; è chino sul selciato, mentre col dito scrive qualcosa sulla polvere. Era chiaro a Gesù che scribi e farisei usavano questa donna per trovare di che accusare lui. Ma anche questa volta, Gesù non si sottrae alla sfida; la raccoglie senza paura. Invita addirittura a dare inizio alla sassaiola,  cominciando però da chi tra loro si fosse trovato senza peccato. Gesù dunque non va contro la legge; solo chiede di valutare se, chi esegue la condanna, ha la coscienza pulita: “Chi di voi è senza peccato, getti per primo la pietra contro di lei”. E, mentre Gesù continuava a scrivere nella polvere – forse i loro nomi! – gli accusatori, ad uno ad uno, a cominciare dai più anziani, si erano allontanati; si capisce c he si erano sentiti scoperti nei loro peccati, e forse nello stesso peccato che volevano colpire nella donna. Si era così sciolto il cerchio che chiudeva Gesù e la donna; Gesù è di fronte alla donna che, confusa, alza gli occhi per incrociare gli occhi del suo Salvatore; e in quegli occhi scopre, per la prima volta, uno sguardo d’amore, ma l’amore vero! La misericordia! Sguardo intenso che scioglie la paura, la vergogna e l’umiliazione di chi stava vendendo il proprio corpo per danaro. Gesù le si rivolge con un titolo diverso dal nostro; la chiama “DONNA”! perché vede il lei una creatura nuova, amata, cercata e riabilitata nella sua dignità e missione; dalle sue labbra escono parole pacate e cariche di amore: “IO NON TI CONDANNO; VA’ E D’ORA IN POI NON PECCARE PIU’”.

     Dio perdona sempre e dimentica i peccati perdonati; non condanna. Leggiamo in Ezechiele: “ NON VOGLIO LA MORTE DEL PECCATORE MA CHE SI CONVERTA E VIVA” (Ez 33,1). Cui fanno eco le parole di Gesù: “MISERICORDIA IO VOGLIO NON SACRIFICI!” E, a commento, ricordo le parole più volte ripetute da Papa Francesco: “Dio non si stanca mai di perdonare; piuttosto siamo noi che ci stanchiamo di chiedere perdonoi”!!!

     Nel cortile del tempio è tornata la quiete; gli accusatori impetuosi e passionali si sono dileguati; la “peccatrice” è tornata ad essre “donna”, una creatura nuova! Ma in quel cortile, oggi, ci siamo trovati presenti anche noi; anche noi presenti nei vari momenti di una brutta storia a lieto fine. Che cosa ha voluto insegnare oggi Gesù a me e alla Chiesa? Gesù chiede anche a noi di essere sempre disponibili al perdono. Purtroppo anche noi, discepoli del Signore, ci troviamo talvolta con le pietre in mano, pronti a colpire, a inchiodare il nostro prossimo ai loro errori e alle loro responsabilità; pronti a colpire l’avversario negli interessi, nell’onore e perfino nelle scelte religiose; a volte può perfino affiorare soddisfazione per la sconfitta, o umiliazione, di chi ci ha fatto del male; a volte possiamo trovarci a rincorrere il pettegolezzo o il “sentito dire” per infangare e infamare chi ci ha contrastato; e le pietre che stringiamo in pugno diventano insidiose  e pericolose soprattutto se vengono scagliate all’interno delle mura domestiche.

     Impariamo da Gesù come gestire le nostre reazioni. Gesù ascolta le ragioni degli accusatori; ma la sua prima risposta è il silenzio! Un silenzio prolungato, quasi imbarazzante. Invita poi a guardarci dentro, perché ci rendiamo conto che anche noi siamo peccatori e forse più peccatori di chi stiamo accusando. Gesù ci chiede di accostarci a chi ha sbagliato non con la violenza, ma – come il buon Samaritano – con rispetto, con bontà e tanta disponibilità all’aiuto. Gesù non giustifica il peccato della donna, ma sa che solo il perdono guarisce il cuore e rimette in cammino. Il perdono di Dio è così, amici: non solo cancella un passato sbagliato, ma crea un futuro. Ci ricorda ancora Gesù che il bene non si impone a sassate! E che l’unica forza capace di cambiare il cuore è l’AMORE ! Oggi anche noi – come la donna perdonata – ce ne torniamo a casa guariti e perdonati da quel Dio misericordioso che ci ha cercati perché ci amava e voleva rendere anche noi capaci di amare e di perdonare. Le parole dette alla donna sono anche per noi: “ Nessuno ti ha condannata? Neanch’io ti condanno; va’ e d’ora in poi non peccare più”!!!