QUINTA  DI  PASQUA  :  “RIMANETE  NEL  MIO  AMORE”

 

     “Gesù disse ai suoi discepoli: Io sono la vite vera e il Padre mio è l’agricoltore… Io sono la vite e voi i tralci… Chi rimane in me e io in lui porta molto frutto”. Quante volte nella Bibbia ci imbattiamo nella parola “vigna”! Nell’A.T., l’immagine della vite indicava il popolo d’Israele. Il popolo eletto era paragonato alla vite che Dio ha piantato con tanto amore sulle colline della Palestina. Ma quella vite, purtroppo, invece di buona uva ha dato frutti acerbi. Gesù ne raccoglie il tema per esprimere il legame che unisce lui al Padre e all’uomo. Ma, mentre nell’A.T., Dio era il “padrone” della vigna, ora Gesù afferma qualcosa di assolutamente nuovo: ora il vignaiolo – Dio – si è fatto vite in Gesù; cioè il Creatore si è fatto creatura! “Io sono la vite, voi i tralci”. Il discepolo, unito a Gesù, è il tralcio che riceve da lui la linfa vitale che gli consentirà di vivere e di produrre frutti buoni.

     Dio è in me, non più come “padrone”, ma come linfa vitale. Con questa immagine, Gesù ha voluto mostrare il legame vitale che si viene a instaurare tra lui e i suoi discepoli. Non un rapporto a intermittenza, sporadico, legato per lo più a un bisogno, ma una relazione fedele e continuata, fondata sull’amore. Gesù insiste su un verbo, ripetuto ben sette volte in questa pagina; il verbo è RIMANERE, nel senso di “dimorare con lui”, del “fermarsi con”. In questo reciproco flusso vitale, Gesù assicura che anche lui rimane con noi. Grande rivelazione, fratelli: ci viene garantita la continuità del flusso della santa linfa, così come avviene dalla vite ai tralci; una continuità ininterrotta, anche quando sembra tutto morto; anche quando non si vede spuntare nessuna gemma; anche quando i tagli della potatura fanno lacrimare; anzi sono proprio quelle lacrime a darmi la prova che è presente la linfa, la vita.

     Ecco, fratelli, Gesù ha messo bene in luce la comunione vitale che unisce lui a noi, suoi discepoli. Con il verbo “rimanere” ha voluto anche ricordare che quando questa comunione non viene interrotta con il peccato, sono assicurati anche i frutti; non solo, ma ci ha dato un motivo di sicura speranza: che cioè, nonostante le nostre debolezze e i nostri handicap, se rimaniamo uniti a lui, prima o poi, la sua vita avrà il sopravvento sul nostro peccato, così come la primavera vince sempre l’inverno. E’ la storia di tante esistenze luminose che, dal legame con Cristo, hanno tratto la forza necessaria per affrontare momenti difficili, per dare una buona testimonianza , e che hanno affrontato con coraggio situazioni drammatiche, fino a dare la propria vita nel martirio.

     Il Figlio di Dio ha scelto di “stare” con noi, per puro amore. Lui c’è, sempre! E sempre ritorna ogniqualvolta noi lo cerchiamo: nella sua Parola, nell’Eucaristia, nel Sacramento della Riconciliazione. Ma – ci chiediamo – l’amore di Dio come viene da noi ricambiato? Il Signore mi chiede di “rimanere con lui”; mi chiede di non andare via, di non cercare altre dimore, perché – ci avverte – “senza di me, non potete far nulla”! Gesù ci ricorda infine una scomoda verità, ben nota a ogni vignaiolo: perché la vite porti frutti eccellenti, occorre potarla. Ciascuno di noi conosce e ricorda bene le potature della vita: delusioni, fatiche, malattie, situazioni vissute con sofferenza, e talvolta con ribellione. Gesù ha voluto farci capire che certe potature sono necessarie per assicurare una buona vendemmia. Ma, anche nella potatura, noi continuiamo a essere tralci; continuiamo cioè a essere “parte” di Gesù.

     Ma, come fare per restare uniti alla vera vite? Gesù risponde: “Rimanete nel mio amore”.  Gesù ci vuole fedeli al “suo comandamento”: Ama Dio con tutto te stesso e ama il prossimo come te stesso. Recuperiamo allora la preghiera  dell’inizio per chiedere aiuto, perché mai ci stacchiamo dalla Vite vera: “O Dio, che ci hai inseriti in Cristo come tralci nella vera vite, donaci il tuo Spirito perché, amandoci gli uni gli altri di sincero amore, diventiamo primizie di umanità nuova e portiamo frutti di santità e di pace.  Amen.  Alleluia.