QUINTA DI PASQUA :  IO – CREDENTE - COME AMO ?

 

     L’evangelista Giovanni ci ha riportati oggi nella notte dell’Ultima Cena, dopo che si era consumato lo strappo tra Gesù e Giuda. E’ la notte in cui si intrecciano annunci di tradimenti e di morte; ma è anche la notte dei grandi doni di Gesù: la lavanda dei piedi, il dono del Sacrificio Eucaristico con l’istituzione dell’Eucaristia e del Sacerdozio. La santa Cena si prolunga poi in un memorabile e affettuoso incontro di Gesù con i suoi; è il momento delle ultime volontà, del suo Testamento spirituale: “FIGLIOLI, ANCORA PER POCO SONO CON VOI. VI DO UN COMANDAMENTO NUOVO: CHE VI AMIATE GLI UNI GLI ALTRI”. E’ un comandamento – questo dell’amore – che può sembrare strano. “Strano” perché l’uomo ama da sempre. L’amore è nel DNA di ogni creatura umana: Noi amiamo noi stessi, amiamo la famiglia, gli amici, amiamo gli animali, la natura; affermiamo anche di amare Dio che non vediamo. Gesù sapeva bene tutto questo; anche Lui ha amato intensamente quello che anche noi amiamo. Ma allora perché definisce questo comandamento “nuovo”, e – in altro momento – “mio comandamento”? Nella pagina ascoltata oggi, Gesù rincara la dose, affermando che sarà l’amore a qualificare il suo discepolo e a farlo riconoscere come tale.

     Cari amici, quando veniamo a Messa, tutti sanno che siamo cristiani; ma quando siamo in piazza, al lavoro, alla partita, in villeggiatura, come poter intuire che uno è cristiano vero? Ecco il problema. Il problema è tanto più grave se, fuori chiesa, preferiamo restare nell’anonomato, perché essere discepoli del Signore, impegna. Eccome! Ecco perché anche chi è fedele alla Messa festiva, preferisce non dichiararsi, nel timore, forse, di venire dichiarato “bigotto”.

     Gesù ha scelto di affidare agli Apostoli il comandamento che più gli stava a cuore, a poche ore prima della sua passione e morte, perché fosse ricordato come suo Testamento spirituale. E’ Gesù stesso che spiega il senso del “comandamento nuovo”: “COME IO HO AMATO VOI, COSI’ AMATEVI ANCHE VOI GLI UNI GLI ALTRI. DA QUESTO INFATTI SAPRANNO CHE SIETE MIEI DISCEPOLI: SE AVETE AMORE GLI UNI PER GLI ALTRI”. Dobbiamo quindi dedurre che la nota distintiva dei discepoli del Signore non è la preghiera: tutti pregano! Non è la croce appesa al collo, e nemmeno il servizio ai poveri: anche i non cristiani lo fanno! E’ invece l’amore, quello annunciato e vissuto da Gesù. Abbiamo tutti un solo Padre – ricorda Gesù – e noi siamo tutti fratelli: fratelli che si amano, che si rispettano e si perdonano. E’ dunque l’amore – solo l’amore! – il segno dato da Gesù per essere riconosciuti come suoi discepoli. E l’amore del Vangelo non può confondersi con la simpatia o con l’attrazione fisica, e nemmeno con la riconoscenza per un bene ricevuto: questo semmai è l’amore cantato ai Festival della canzone, o vissuto in alcune trasmissioni strappalacrime: Verrebbe da pensare che l’amore vero non è né capito, e tantomeno vissuto; spesso si tratta di una caricature dell’amore vero.

     L’amore che Gesù chiede è una realtà preziosa, delicata e fragile. Scrive San Giovanni: “Non amiamo a parole, né con la lingua, ma con i fatti e nella verità”(1Gv 3,18). Come vivere allora questo comandamento “nuovo”? L’amore di cui parla Gesù è anzitutto un amore ricevuto dall’Alto: “AMATEVI COME IO HO AMATO VOI”. Noi possiamo vivere l’amore vero, solo perché siamo stati amati – prima - da Dio; è l’amore di Dio che ci rende capaci di amare oltre le nostre capacità naturali. Ci sono di conferma tutti i Martiri e i Santi della carità; San Massimiliano Kolbe, per esempio, che sceglie, per amore, di sostituirsi a un papà condannato a morire di fame e di sete , nel Campo di sterminio di Auswiz. Dobbiamo sempre ricordare che, attraverso noi, è Gesù stesso che ama e perdona. E’ il momento allora di interrogarci: e io, come amo? Di che amore amo? Quando amo il coniuge, i figli, i genitori, gli amici, i poveri… posso dire che è Gesù che li ama con me? Amici, “amare come Gesù amava” ci proibisce di accontentarci; e ci richiama quotidianamente ad un accurato esame di coscienza, per mettere al primo posto, nell’elenco dei peccati da confessare, tutte le mancanze d’amore. Di questo dobbiamo anzitutto chiedere perdono, non solo a Dio, ma anche alla Chiesa e alle persone che diciamo di voler amare!  Amen.  Alleluia.