14.a  DOMENICA  -  B   :   G E S U’ – IL DIO VICINO !

 

     C’era molta animazione quel giorno a Nazaret. Gesù era partito da casa per iniziare  la missione che il Padre gli aveva affidato: annunciare il Vangelo della salvezza. Oggi l’abbiamo ritrovato a Nazaret; vi era tornato per trascorrere qualche giorno in famiglia, con papà e mamma. Gesù era ormai famoso, per le cose straordinarie che diceva e,ancor più, per i tanti prodigi che compiva; inoltre si era fatto dei discepoli; ma, quello che più faceva meraviglia, era l’essersi proclamato il Messia del Signore e, più esplicitamente, il Figlio di Dio. Erano notizie che suscitavano curiosità e dubbi; qualcuno osava perfino pensare che fosse posseduto da Satana. Si capisce da qui, quanto chiacchiericcio si diffondeva per le vie di Nazaret.

     Era Sabato. Gesù, come era suo solito, era venuto alla sinagoga per la preghiera e per l’ascolto delle Scritture; gli occhi di tutti erano su di lui, con la curiosità e la pretesa di chiarirsi le idee. Erano comunque prevenuti; con la pretesa di sapere tutto su di lui, non si sarebbero facilmente ravveduti su un giudizio negativo sul suo conto. Il Gesù che stava davanti a loro era nato da famiglia povera, aveva trascorso la fanciullezza e si era fatto grande insieme a loro; aveva appreso il mestiere del padre; la famiglia era conosciutissima da tutti; e come poteva il figlio del falegname dichiararsi Figlio di Dio? Il Gesù che conoscevano era troppo normale per potersi presentare come Figlio di Dio!

     Ma, due cose non sapevano spiegarsi: i tanti miracoli compiuti da Gesù e la straordinaria sapienza che suscitava tanta ammirazione. Era giunta notizia dell’ultimo miracolo compiuto a Cafarnao: la risurrezione della figlia di Giàiro. Ma allora chi era davvero questo Gesù, loro concittadino? Il ritorno di Gesù a Nazaret avrebbe dovuto recare gioia e suscitare ammirazione e orgoglio; e invece Gesù è stato accolto con diffidenza e quasi con disprezzo. Per loro Gesù non poteva essere il Messia; era troppo normale, troppo dimesso! Gesù stesso si meraviglia della loro incredulità e del rifiuto.

     Nelle intenzioni dell’evangelista Marco, c’era probabilmente  l’intento di mettere in evidenza le scelte di vita che meglio esprimevano l’identità di Gesù: la povertà, l’umiltà, il servizio fino al dono della sua vita. Il nostro Dio ha scelto di avviarsi per le nostre strade, così spesso percorse dai violenti e imbrattate di sangue, disarmato, senza protezione e senza privilegi. Non solo; Gesù non ha mai “addolcito” né il suo linguaggio, né la verità che annunciava, nell’intento di accattivarsi la simpatia e la benevolenza di quanti lo seguivano. Ha invece scelto di vivere povero, per condividere tutte le nostre povertà. Il nostro, è un Dio vicino all’uomo, ad ogni uomo. Ed è proprio questa vicinanza che scandalizzava i suoi compaesani.

     Gesù si presenta anche a noi come il Figlio di Dio, il nostro Salvatore. Ma noi, l’abbiamo accolto? Ci va di accoglierlo anche quando si presenta nei poveri, negli ammalati, negli ultimi, negli extracomunitari? Il più delle volte ci riesce difficile questo accostamento. Non è riuscito ai nazaretani, nonostante tanti miracoli; non hanno accettato che Dio potesse parlare con la voce del falegname! E, venendo a noi, quanto siamo convinti che è la Chiesa oggi che ci parla in nome di Dio. Forse anche noi siamo critici nella obbedienza al Papa e ai nostri Vescovi, perché li “conosciamo bene”, conosciamo le loro origini e i loro difetti. Ma la Parola che annunciano è pur sempre la Parola di Dio, Parola di Verità, Parola che salva.

     Desidero chiudere questo tempo di ascolto con la Preghiera  che ci è stata proposta all’inizio: “O Padre, togli il velo dai nostri occhi e donaci la luce dello Spirito, perché sappiamo riconoscere la tua gloria nella umiliazione del tuo Figlio e, nella nostra infermità umana, sperimentiamo la potenza della sua risurrezione”.  Amen.