QUARTA DI PASQUA  -  C :   SIAMO IN BUONE MANI !

 

               Il Vangelo di oggi è quanto mai essenziale: quattro versetti in tutto per presentarci la figura di Gesù come “Pastore buono”; buono, perché dà la vita per le sue pecorelle. Già nelle catacombe e nei mosaici dell’età paleocristiana troviamo sovente l’immagine del Buon Pastore che porta sulle spalle una pecorella del suo gregge. Riempie il cuore di tenerezza solo pensare che Dio conosce il nome di ciascuno di noi; che ci chiama per nome. Scrive San Giovanni: “Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco, ed esse mi seguono”. Tra Gesù pastore e i suoi discepoli intercorre una profonda comunione di vita e di amore, bene espressa dai verbi “CONOSCERE E ASCOLTARE”; sono verbi che indicano dialogo e reciprocità; si tratta di una comunione che coinvolge tutto l’uomo: idee, amore, stile di vita. L’espressione “mie pecore” sottolinea con forza l’idea dell’appartenenza. Solo Gesù può dire: “Le mie pecore”!

     Gesù è il Signore delle pecore; a Lui appartengono, e a nessun altro! Ne è unico Signore perché – chiarisce Gesù – “Io do loro la vita eterna”. Seguono parole rassicuranti per noi: “Non andranno perdute in eterno e nessuno le strapperà dalla mia mano”. E’ su questa certezza che si fonda la speranza cristiana. Dopo dichiarazioni così forti ed esplicite di Gesù, rivolte ai suoi discepoli, mi sento in obbligo di chiedermi: “Ma dove sono, oggi, i discepoli che Gesù ama e coinvolge nella ricchezza della sua vita e del suo amore?!

 In tante trasmissioni TV e nei salotti di opinionisti, capita spesso di ascoltare espressioni come queste: Io sono credente, non praticante – c’è anche il praticante non credente! – c’è il “fai da te” – ci sono gli appassionati di esoterismo – c’è poi chi vanta di avere in famiglia una zia suora – e per chiudere questo curioso elenco, c’è chi vanta di essere stato a Medjougorie: Tutti, alla fine, si dichiarano cristiani. Ma, fratelli miei, quanti di questi hanno fatto una vera esperienza di Lui? Quanti vivono di Lui? Il Vangelo di oggi ci presenta il vero discepolo del Signore: è quello che si mette in gioco con i tre verbi che lo caratterizzano: ASCOLTARE – CONOSCERE – SEGUIRE.

     Sono certamente tanti quelli che ogni giorno dicono le preghiere; ma quanti si pongono davanti a Dio, in silenzio, per ascoltare la sua voce. Il cristiano è soprattutto uno che “ascolta”. Sarà proprio questo ascolto a generare intimità e reciproca conoscenza. Saperci “guardati da Dio” infonde pace, gioia e la certezza di non dover soccombere al male. Ma a dare vivacità e calore alle promesse di vita di Gesù è la garanzia della salvezza. Dice Gesù: “Non andranno perdute in eterno e nessuno le strapperà dalla mia mano”.  Fratelli, abbandoniamoci nelle mani di Dio; nelle sue mani troveremo sicurezza e tanto calore. Gesù ci offre protezione e la certezza della salvezza, ma a condizione che noi rimaniamo nelle sue mani! Sono le mani che ci hanno plasmato nella creazione, e che oggi il Padre affida a Gesù. Nessuno – dice Gesù – può strapparci dalla sua presa, salvo che non siamo noi a sfuggirgli di mano, al modo del Figliol Prodigo della parabola, che se ne va di casa, sbattendo la porta.

     Sento spesso ripetere una bella espressione di fede e di abbandono: “SIAMO NELLE MANI DI DIO!” Ma poi ci crediamo davvero? Davvero affidiamo la nostra vita nelle sue mani? Mi torna ancora in mente qui il passo di Isaia; dice Dio: “Si dimentica forse una donna del suo bambini, così da non commuoversi per il figlio delle sue viscere? Anche se costoro si dimenticassero, io invece NON TI DIMENTICHERO’ MAI. Ecco sulle palme delle mie mani ti ho disegnato”. Fratelli, lo sapevate? Il mio nome, il vostro nome, è scritto sulle mani di Dio, come un tatuaggio indelebile. Ecco giustificata e spiegata la serenità, non solo dei santi, ma di tanti fratelli di fede che vivono malattia e povertà, sapendo di essere nelle mani di Dio.

     Questa domenica è anche la Giornata mondiale di Preghiera per le VOCAZIONI. Gesù ha affidato a Pietro di pascere il gregge. Oggi preghiamo per il Papa, per i Vescovi, per tutti i sacerdoti, perché siano loro le mani di Dio che offrono la mensa imbandita della Parola e del Pane di vita; preghiamo perché le loro siano mani sempre alzate al Cielo, mani sempre disponibili al perdono dei peccati e sempre disponibili a stringere altre mani, per donare a tutti il segno caloroso dell’accoglienza e dell’amicizia.  Amen.  Alleluia.