4.a  di  AVVENTO  -  C   :  VERSO IL NATALE CON MARIA

 

     Eccoci giunti al termine dell’Avvento. Quest’anno, la quarta domenica di Avvento viene quasi a sovrapporsi alla vigilia di Natale. La Liturgia ci propone come modelli, per vivere bene queste ultime ore di preparazione, due Mamme “in attesa”: la Vergine Maria e la cugina Elisabetta. Il loro incontro costituisce la prima, esplicita rivelazione del mistero della INCARNAZIONE del Figlio di Dio. Gesù, che Maria porta in grembo, è qui riconosciuto, salutato e adorato con una festa danzante. Qui viene rivelato anche il mistero di Maria e della sua divina maternità; viene proclamata “Madre del mio Signore”!  Qui ci viene anche rivelata la sorgente di tanta grandezza e ammirazione per Maria; scrive San Luca: “Elisabetta fu colmata di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo”;  ed ancora: “Beata colei che ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto”.

     E’ lo Spirito Santo che ha messo in bocca a Elisabetta le parole che rivelano la divina maternità di Maria. E’ lo Spirito Santo che ci dà conferma che la grandezza di Maria sta nell’essersi abbandonata completamente alla volontà di Dio; è per questo abbandono che Dio ha potuto compiere in lei le “grandi cose”, menzionate nel canto del Magnificat. Anche sulle nostre labbra affiora la meraviglia e tanto desiderio di unirci al canto di lode di Maria: “L’anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio mio Salvatore”. Fa certamente meraviglia che questa ragazzina non si sia montata la testa , dopo lo straordinario incontro con l’Angelo che le aveva annunciato la maternità del Figlio di Dio, a cui tutte le donne d’Israele aspiravano. Lei invece, alla notizia, pure straordinaria, che l’anziana cugina era al sesto mese di gravidanza, incurante dei disagi e dei pericoli, parte “in fretta” per raggiungere la cugina e mettersi subito a servizio.

     La scelta fatta da Maria diviene per noi un richiamo per prestare più attenzione agli altri, proprio mentre si fa più intensa la nostra preparazione al Natale. Ci sarà certamente utile pensare  che molti, domani sera, non faranno nessun cenone; che molti passeranno il Natale soli e tristi, forse al lume di candela, perché non hanno di che pagare la bolletta della luce. Nei nostri auguri di Buon Natale, le parole più usate sono: gioia, serenità, salute, bontà, pace. Sono tutte parole vissute come realtà nel saluto tra le due sante cugine. La loro gioia veniva dalla reciproca sorpresa del grande gesto d’amore che Dio aveva riservato per loro; il Padre le aveva prescelte per realizzare con loro le antiche promesse: il dono di un Salvatore potente e misericordioso. La loro, era la gioia di “esserci”; la gioia di sentirsi loro stesse “dono” per il compimento del progetto di Dio. Le due Donne cantano e danzano; partecipa alla danza anche Giovanni, nel grembo di Elisabetta.

     Questa, fratelli, è la buona notizia che ci giunge, a rendere più bella la vigilia di Natale: che a Natale si può essere felici anche se poveri e sfortunati. Dio viene per farci dono del suo amore. Dio è venuto nelle sembianze di un neonato, perché nessuno – incontrandolo – si giri dall’altra parte. La buona notizia è sapere che Dio è venuto a dirmi che io sono nel suo cuore e che mi vuole con sé nel grande progetto di salvezza. Elisabetta esprime così la sua meraviglia:. “A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me?”  Nel Vangelo di Luca, è la prima volta che Gesù è chiamato “Signore”. Signore è il Gesù risorto e glorioso; è il Gesù che Maria ha già accolto nel suo grembo; e Maria non è soltanto la madre, con Gesù nel grembo, è anche colei che ha saputo accoglierlo!

     Fratelli, mettiamoci anche noi in cammino, sull’esempio di Maria; usciamo anzitutto da noi stessi e dalle nostre comode abitudini, e andiamo incontro al Signore che viene per noi. Qualcuno potrebbe dire: Ormai tutto è pronto per il Natale! Ma forse, a ben pensarci, potrebbe mancare ancora una buona Confessione; potrebbe mancare una telefonata per superare ruggine e rancori; potrebbe mancare un augurio sostanzioso a chi vive nella povertà. Amici, non è Natale quello goduto egoisticamente. E’ vero Natale quello vissuto in pace con Dio, con la famiglia, ma anche con quanti condividono con noi amicizia e vicinanza. Fratelli, anche domani il Signore viene:  che nessuno manchi all’incontro!   Amen.