QUARTA  DOMENICA  -  B   :   “CHE C’ENTRI CON NOI?”

 

     Gesù è di nuovo a Cafarnao, in casa di Pietro e Andrea. Da buon israelita, si reca con loro alla sinagoga per la preghiera; ed è lì, nella sinagoga, che Gesù dà inizio alla predicazione del Vangelo;  ed è lì che Gesù rivela la sua missione e il suo ruolo di Maestro. Il suo insegnamento suscita meraviglia, perché – annota Marco – “Egli insegnava loro come uno che ha autorità, e non come gli scribi”. La parola “autorità” che troviamo qui non sta a indicare orgogliosa supponenza, né autoritarismo; esprime invece volontà e potere di liberazione dal male, e di vittoria sullo strapotere di satana. Non è di certo sfuggito all’evangelista Marco che il primo miracolo, riferito nel suo Vangelo, è la liberazione da uno spirito impuro. L’uomo che Gesù libera probabilmente non era un “posseduto dal demonio”; poteva anche essere un pio israelita, forse puntiglioso e contestatore; noi diremmo: un cristiano critico e conservatore, che si sente in dovere  di fare i conti non solo al proprio parroco, o al suo confessore, ma anche alla Chiesa, e financo a Dio! In altre parole, appartenente a quella categoria di cristiani, presenti anche nelle nostre associazioni, e gruppi ecclesiali che, ad ogni proposta di cambiamento, si trincerano dietro un no sdegnoso, perché “qui si sempre fatto così”!

     Ecco allora spiegata la protesta che viene rivolta a Gesù: “Che vuoi da noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci!” Chissà se anche qualcuno di noi si è lasciato sfuggire dalla bocca una simile esclamazione di protesta, nei confronti del Magistero della Chiesa, o anche dello stesso Vangelo!  E’ capitato anche a me di sentire proteste di questo genere: Che c’entra Dio nella mia vita privata?! Oppure: “che c’entra la Chiesa nel mio matrimonio? O anche: che c’entra la dottrina sociale della Chiesa nell’uso del mio denaro! O sul rispetto della vita nascente, o sul fine-vita? C’è un commento interessante della gente presente nella sinagoga che definisce così il parlare di Gesù: “Che è mai questo? Un insegnamento nuovo, dato con autorità”. L’intento di Gesù – allora, e anche oggi! – è di scuoterci dalla nostra apatia spirituale, e anche dalla nostra rassegnazione a ogni sorta di male. Gesù si è fatto uomo per affrontare il male  e sconfiggerlo.

     Sei venuto a rovinarci!” è stato l’urlo di satana. Si, Gesù è venuto per contrastare e sconfiggere satana, nei suoi progetti di divisione e di morte; e per offrire salvezza e vita a tutti. Per questo, Gesù chiede conversione e cambiamento. Anche il demone che provoca Gesù sa chi è Gesù; lo definisce “il Santo di Dio”! Ma gli è “separato”; lo rifiuta con sdegno. Chi invece accetta la signoria di Gesù, non solo proclama la sua fede, come faremo noi dopo l’Omelia, ma rinnoverà la fede in modo più personalizzato, ripetendo a se stesso: “Signore io credo che tu c’entri con la mia vita – credo che tu sei venuto a liberarmi dalla schiavitù del peccato – Signore, credo che tu sei morto in croce per darmi la prova suprema del tuo amore”. Io credo, Signore!

     Fratelli, non diciamo più: Che c’entra Dio… che c’entra il Vangelo… Accostiamoci invece con attenzione e venerazione alla Parola di Dio che ci offre precise indicazioni per salvaguardare e impreziosire la nostra vita.  Quanto torna utile riascoltare le parole di Gesù ai Dodici: “Chi rimane in me e io in lui porta molto frutto; perché senza di me non potete fare nulla” (Gv 15,5). Per vincere la tentazione del “che c’entra Dio con la mia vita e le mie scelte”, suggerisco la preghiera che abbiamo rivolto a Dio, all’inizio della Messa: “O Padre, che nel Cristo ci hai dato l’unico maestro di sapienza e il liberatore dalle potenze del male, rendici forti nella professione della fede. Perché in parole e opere proclamiamo la verità”.  Amen. Amen.