QUARTA DI QUARESIMA  -  A  -   IL CIECO CI VEDE !

 

     Domenica scorsa, l’evangelista Giovanni ci ha fatti partecipi di un incontro straordinario tra Gesù e la Samaritana, al pozzo di Sicar. Lì, Gesù ci ha fatto conoscere i pregi della sua “acqua viva”: acqua che nel Battesimo ci rende figli adottivi di Dio, partecipi della sua stessa vita. OGGI invece, l’evangelista Giovanni ci fa conoscere Gesù come LUCE. La luce è un simbolo che ci consente di proseguire la nostra catechesi sul Battesimo. Quando nasce un bambino, noi diciamo che “è venuto alla luce”; quando uno muore, ugualmente diciamo che “si è spento nel Signore”; e così anche noi, senza accorgercene, identifichiamo la vita con la luce, e la morte con le tenebre. OGGI Gesù incontra uno che era cieco dalla nascita; lo vede, s’avvicina e, con gesti d’amore, gli dona la vista. Anche per questo prodigio, a favore di chi era costretto a sedere ai margini della strada, con la mano tesa per l’elemosina, tutti noi siamo in festa e lodiamo il Signore. Ma dovremmo gioire al pensiero che, nel nostro Battesimo, anche noi siamo stati investiti dal prodigio della luce, che ardeva accanto a noi nel CERO PASQUALE, cioè nella luce della Pasqua.

     “Chi mi segue – dirà poi Gesù – non cammina nelle tenebre, ma avrà la luce della vita”. I farisei chiedono a colui che era cieco se sapeva chi era il “guaritore” della sua cecità; e come era avvenuto; e tante altre domande inutili; quanta curiosità e quante domande quando ci accade di godere  per un fatto straordinario, e a buon fine, a nostro favore. Anch’io avrei una domanda, a commento del miracolo ascoltato, eccola: Perché il cieco riesce a vedere in Gesù il “Profeta”, e i farisei, no? Gesù è LUCE e DA’ LUCE anche a chi è cieco; Gesù ama il povero, ama chi chiede; ha acqua “viva” e tanta LUCE e CALORE UMANO, perché è il Dio che si è fatto uomo per incontrarci e per darci gratuitamente vita, luce, salvezza; è venuto tra noi per dirci quanto siamo amati da Dio. Gesù ha ripetuto più volte che è venuto, non per i sani, non per chi ritiene di avere già tutto, ma per i malati, i poveri e i peccatori. Verrebbe da concludere che se uno si ritiene padrone del mondo e confida solo sui suoi soldi, né lui cerca Dio, né Dio può dare qualcosa a chi presume di non averne bisogno.

     Gesù dà la vista al cieco perché lui solo è la sorgente della vita, della luce e dell’amore: lui solo può tutto, perché “nulla è impossibile a Dio”. Ma anche noi, attraverso i Sacramenti della Penitenza e dell’Eucaristia, alimenteremo la fiamma dell’amore; chi si accosterà quotidianamente alla Comunione – assicura il Beato Carlo Acutis – crescerà in luminosità, senza che lui se ne avveda. Succede così anche per la luna che, di notte, riflette la luce che riceve dal sole. Ma l’esempio più eclatante è certamente quello di Mosè: Quando parlava con Dio sul monte Sinai, il suo volto diveniva così luminoso da non poter essere guardato; per cui, scendendo dal monte, doveva coprirsi il volto con un lino. Ecco perchè anche noi abbiamo bisogno di fare delle soste davanti al Tabernacolo, o di dedicare qualche tempo alla preghiera e all’ascolto della Parola di Dio. San Paolo scriveva così agli Efesini: “Fratelli, un tempo eravate tenebra, ora siete luce nel Signore. Comportatevi perciò come figli della luce”. E conclude: “Svegliati, tu che dormi, risorgi dai morti e Cristo ti illuminerà”.

     Se questa luce brilla nei nostri occhi e sul nostro volto; e se il nostro cuore attingerà dalla Eucaristia, allora – e solo allora – anche noi potremo trasmettere quella gioia che ci è stata annunciata nell’Antifona d’ingresso: “Rallegrati, Gerusalemme… Sfavillate di gioia con essa”. Fratelli, anche noi siamo venuti a Messa per incontrare quel Gesù che ha acceso la luce negli occhi del cieco; anche a noi Gesù chiede: Tu credi nel Figlio dell’uomo?”. Forse anche noi rispondiamo: “E chi è, Signore, perché io creda in lui?”. Gesù, a quel punto, sii presenta e si dichiara: “Lo hai visto! E’ colui che parla con te”. A questo punto il cerchio si chiude e il cieco guarito grida la propria fede: “CREDO, SIGNORE!”.  Spero sia la risposta di ciascuno di noi, ora, mentre reciteremo la nostra Professione di fede. IO CREDO, SIGNORE!  Amen.