QUARTA  DI QUARESIMA  -  C  -  FESTA PER OGNI RITORNO

 

     Siamo alla quarta domenica di Quaresima: è la domenica “LAETARE”, verbo latino che troviamo nell’Antifona d’ingresso: “Rallegrati…sfavillate di gioia”; è l’invito di Isaia a un popolo sfiduciato, che non crede più alle promesse che Dio rinnovava, di tanto in tanto, per ricordare che non sarà abbandonato  e che sarà liberato e ricondotto nella Terra promessa. Questo invito alla gioia viene abbondantemente confermato nella pagina di Vangelo, appena ascoltata. L’evangelista Luca ha offerto alla nostra attenzione la parabola, conosciuta con il titolo “del figliol prodigo”. Narra, la parabola, che  un padre aveva due figli; il più giovane, insofferente  e inquieto, chiede al padre che gli dia quanto gli spetta come figlio, e se ne va sbattendo la porta; vuole godersi la vita da solo; vuole sottrarsi dallo sguardo protettivo del padre e dalla presenza del fratello maggiore, sempre critico nei suoi confronti.

     Il figlio minore è così libero di muoversi in qualsiasi direzione; si sta godendo la vita in luoghi sbagliati e con persone sbagliate; ma ben presto si rende conto che le risorse, su cui aveva posto tutta la sua fiducia, stanno esaurendosi. A un certo momento, si trova con le gomme a terra e con lo stomaco vuoto.  E’ a questo punto che il ragazzo comincia a dare una svolta alla sua vita; pensa che forse gli conviene far ritorno a casa, non perché ne senta nostalgia, e nemmeno nel desiderio di riabbracciare i suoi; è la fame a convincerlo; e anche il pensiero che nella sua famiglia, anche i servi stanno molto meglio di lui. Decide dunque di ritornare, con l’intento di presentarsi non più come figlio, ma come servo. A questo punto della parabola, rientra in scena il padre il quale, dopo lungo silenzio, trascorso nella sofferenza e nella istintiva lungimiranza di padre, “lo  vide da lontano, commosso gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò”. E’ una pagina della Bibbia che difficilmente può essere superata per la sua drammaticità, nel rendere plasticamente l’intensità della misericordia di Dio.

     La scena coinvolge certamente anche noi; anche a noi giunge l’invito a ritornare al Padre, buono e ricco di misericordia, sempre pronto a fare festa per ognuno che ritorni; le sue braccia sono sempre aperte nel gesto dell’abbraccio che stringe a sé non solo il figlio affamato, ma anche tutto il carico di sconforto e di delusioni accumulate nella sua esperienza, lontano da casa. Nell’abbraccio del padre, nessun rimprovero, nessuna predica. Il padre romper il suo lungo e sofferto silenzio solo per organizzare una grande festa: chiede per il figlio l’abito della festa, l’anello riservato ai figli, l’uccisione del vitello grasso per la mensa, la musica e le danze. Purtroppo la festa viene disturbata dall’assenza del figlio maggiore, il quale non accetta che si faccia festa per il fratello che ha umiliato il padre e che ha reso disonore alla famiglia e, per di più, al sospetto  che il furbetto era ritornato solo per questioni di stomaco.

     Il rifiuto del fratello maggiore a prendere parte alla festa, mi interpella; mi ricorda un velato rimprovero, rivolto a Dio, da chi ha la presunzione di essere sempre stato fedele a Dio e che si vede sorpassare, all’ultimo momento, da chi si è goduto la vita e poi, con una assoluzione frettolosa, viene accolto tra i salvati; come è accaduto al buon ladrone, perdonato da Gesù morente e subito accolto nel paradiso. Un richiamo anche per chi, a un certo punto della sua vita, azzarda un bilancio sulla propria vita, e si ritiene danneggiato, perché, pur essendo rimasto fedele alla Chiesa e alla famiglia, si trova a mani vuote, chiedendosi a cosa è servita la sua fedeltà. La parabola dei due fratelli ci fa capire che entrambi i figli avevano bisogno dell’abraccio del padre per sentirsi figli amati, con pari intensità e amore.

     Potremmo lasciarci con qualche domanda: Io, in quale dei due fratelli mi sento più rappresentato? E ancora: Io, ho fatto, qualche volta, esperienza della festa che il Padre sa offrire dopo ogni confessione liberatrice? O anche dopo che, in famiglia, o tra amici, ci si scambia il perdono e la pace? Fratelli, si avvicina la Pasqua; il Padre ci attende per liberarci dai nostri peccati e per guarirci il cuore. Il Padre non vuole che i figli si cibino di ghiande e di carrube; anche oggi ha imbandito per noi la mensa dove troveremo  il Pane disceso dal Cielo: è il Pane che ci dona vita e perenne giovinezza, in attesa di accoglierci nella Festa, già preparata per tutti i suoi figli. La Pasqua di Gesù sarà anche la nostra Pasqua! Il nostro ingresso definitivo alla festa eterna.  Amen