QUARTA DI QUARESIMA  -  C  :  FIGLI CHE FUGGONO DA CASA

 

     L’evangelista Luca ci ha fatto riascoltare la parabola che – secondo la sensibilità dell’ascoltatore – può avere vari titoli: Della Misericordia – Dei due figli – Del figliol prodigo. Se mi consentite – e spero di non scandalizzare – a me piacerebbe definirla “Parabola di un padre sfortunato”, o anche “del padre incompreso”. Perché? Ma perché tutti due i figli snobbano la bontà, la pazienza e la magnanimità del loro padre. Questo padre e questi due figli ci vengono presentati da Gesù, il quale conosce bene il Padre, ma conosce molto bene anche i figli, tutti i figli, anche ciascuno di noi. Il Padre è Dio, Dio grande nell’amore, ricco di pazienza e di misericordia; i due figli sono presentati nelle loro diverse peculiarità, perché ciascuno di noi – dopo l’ascolto della parabola – possa desumere in quale dei due si sente meglio rappresentato.

     I figli sono tutti e due fuori casa, anche se con motivazioni diverse; tutti e due sono soprattutto lontano dal padre; ecco perché, al ritorno dell’uno e dell’altro, il padre esce di casa, corre incontro, nell’unico desiderio di abbracciarli e di esprimere la gioia di riaverli come figli, con un banchetto delle grandi occasioni di famiglia. L’uno e l’altro dei fratelli, dopo l’abbraccio del padre, trovano finalmente il coraggio di abbracciarsi tra loro, nel segno del reciproco perdono e di fare festa insieme. A questo punto potremmo chiederci in quale dei due figli mi sento rappresentato:

     Nel FIGLIO PIU’ GIOVANE? Sono quei ragazzi che, terminato il tempo del catechismo per la preparazione ai Sacramenti, decidono di assaporare la libertà, scegliendo di abbandonare la preghiera, la Messa, la confessione; frequentano compagnie non buone; rifiutano con arroganza ogni buon consiglio dei genitori. Succede qualche volta che affiori la nostalgia del pulito e la voglia di risalire la china; ne ho incontrati tanti nel mio servizio ai fratelli carcerati! Il figlio della parabola ha deciso di ritornare al padre non per amore, ma per fame! Sarà l’abbraccio del padre a riaccendere l’amore, la fiducia e la speranza di farcela. Ma, fuori casa, c’è anche il FIGLIO MAGGIORE; anche lui vive lontano dal padre. Il breve diverbio con il padre rivela freddezza e disarmonia familiare. Questo figlio vanta obbedienza e servizio; si dichiara onesto, ma è infelice, come, purtroppo, molti cristiani: fedeli, ma gretti e senza gioia; sono figli che continuano a vivere nella casa del padre, ma solo come inquilini, non da figli.

     Ringrazio l’evangelista Luca per averci donato questa parabola di Gesù, un vero gioiello, che ha messo nella giusta luce l’amore che Dio ha per ciascuno di noi, e la nostra ingratitudine e insipienza nel non tenerne conto. Purtroppo ci sono molti cristiani che, pur nella fedeltà alla S. Messa, sono diffidenti e critici, anche a motivo della misericordia del Padre, che ritengono eccessiva. Nella parabola, il padre non tiene conto della ribellione del figlio, né attende le scuse che il figlio vorrebbe esprimere; invece si abbandona con passione in baci e abbracci al figlio che ritorna, con la fretta di reinserirlo a pieno titolo in famiglia: “Presto – così il padre – portate qui il vestito più bello e fateglielo indossare, mettetegli l’anello al dito e i sandali ai piedi. Prendete il vitello grasso, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa, perché questo mio figlio era perduto ed è stato ritrovato”.

     Ci chiediamo: e noi, comunità cristiana, siamo disposti ad accogliere chi ha sbagliato, giovane o adulto che sia, e a fare festa per chi rientra dopo una vita disordinata? A qualcuno potrebbe anche sorgere un curioso pensiero: a che serve tanto impegno e tanti sacrifici per restare fedeli al Vangelo se, alla fine, mi trovo accanto a chi si è goduto la vita e, con un colpo d’ala – come è successo al Buon Ladrone – passa l’ultimo esame con promozione “Paradiso”? Fratelli, Gesù ci ha fatto conoscere il Padre; un Padre che non si rassegna alla perdita di nessuno dei suoi figli. Per ogni figlio che si allontana, una trepida attesa, nella speranza di un ripensamento, perchè- vuoi per fame, vuoi per paura o rimorsi - a un certo momento, chi ha sbagliato, potrebbe chiedere salvezza; come pensare che non trovi accoglienza?! Ecco, fratelli, desidero con voi ripetere la preghiera già ascoltata all’inizio: “O Dio, Padre buono e grande nel perdono, accogli nell’abbraccio del tuo amore, tutti i figli che tornano a te con animo pentito; ricoprili delle splendide vesti di salvezza, perché possano gustare la gioia nella cena pasquale dell’Agnello.  Amen.