QUARTA DI QUARESIMA – C :  LA FESTA DEL PERDONO

 

     Quante volte abbiamo letto e ascoltato questa parabola! E’ la parabola, per eccellenza, dell’amore di Dio per l’uomo; della misericordia senza limiti e confini; è una pagina, questa di Luca, che dà le vertigini. Qualcuno ha scritto che addirittura Luca abbia costruito tutto il suo Vangelo intorno a questa pagina; e c’è chi ha affermato che se Gesù non avesse detto altro che questa parabola, l’umanità dovrebbe essergli infinitamente riconoscente. Noi oggi abbiamo avuto la grazia di riascoltarla in un contesto già molto ricco di misericordia: la Quaresima e l’Anno della Misericordia. La parabola è solitamente intitolata “Del Figlio Prodigo”; ma meglio sarebbe definirla “Del Padre Prodigo”: prodigo di amore e di misericordia; un padre che non si rassegna alla perdita di un figlio. Questa parabola ci viene offerta  a metà-quaresima per farci sentire – se mai ce ne fosse ancora bisogno – la nostalgia di casa, con la decisione del figlio più giovane: “MI ALZERO’ E ANDRO’ DA MIO PADRE E GLI DIRO’: PADRE, HO PECCATO CONTRO IL CIELO E CONTRO DI TE…”

     La parabola racconta la storia travagliata di due figli e di un padre tanto speciale. Il più giovane se ne va da casa sbattendo la porta; la casa gli era sembrata una prigione e se n’era andato a cercare altrove la sua libertà; solo che l’ha cercata nel posto sbagliato, nei modi sbagliati e con le persone sbagliate. Si è trovato purtroppo a vivere una vita squallida e deludente. Quante volte, anche oggi, questa è la scelta vissuta da tanti nostri giovani: rifiutano la famiglia, abbandonano la pratica religiosa, se ne vanno “lontano” ad ubriacarsi di libertà, perché credono che sia venuto il momento di vivere “senza più regole e limiti”. Ma, ben presto, questi nostri ragazzi si trovano con le gomme a terra e con lo stomaco vuoto. Nella disperazione, prevale talvolta la voglia di farla finita; altre volte riaffiora la nostalgia di casa, dove papà e mamma sono certamente disposti a riaccogliere. Purtroppo, a riavviare il motore per il ritorno, nel figlio della parabola, non è stato l’amore, ma la fame! E la storia si ripete anche per il figlio maggiore, il quale, sorpreso e indignato per la festa voluta dal padre per il ritorno di un figlio scapestrato, si rifiuta di entrare in casa; e rifiuta la festa. Non solo, ma rimprovera il padre di non avergli mai offerto segni di affetto, né di avergli mai espresso stima per la sua fedeltà al lavoro e alla famiglia. E, di nuovo, il padre esce per incontrare anche questo figlio riottoso e per spiegargli il motivo di tanta festa: era un figlio! Era giovane! Si era perso e ora era ritornato. Era la festa di una famiglia che si ritrova ancora tutta insieme!

     Amici, vogliamo ora trasferire questa parabola  nel nostro oggi, nel nostro vissuto. Tutti noi siamo figli di questo Padre meraviglioso, che ama la famiglia ed è sempre disponibile a fare festa; un padre tanto straordinario nel gestire le nostre crisi e le nostre reazioni, talvolta scomposte; mi sorge pertanto qualche domanda: - Noi, in quale dei due figli ci troviamo meglio rappresentati? – E quali parole, dette dal padre all’uno e all’altro dei figli, sentiamo rivolte a noi? E ancora: Chi di noi si immaginava di avere un padre così ricco di umanità, di pazienza, di misericordia? Un padre che non rinfaccia e non accusa, e sempre pronto ad abbracciare e a fare festa per ogni ritorno? Ma è proprio così il nostro Dio? SI, AMICI, E’ COSI’ IL NOSTRO DIO!!!  Questa è la parabola da far conoscere a chi ha paura di Dio e dei suoi castighi! E’ la parabola per chi vive “lontano” e prova grande vergogna per decidersi a fare ritorno, a confessarsi. Perché tanto amore e tanta condiscendenza? Trovo utile ricordare qui una parabola persiana. Un giorno, fu chiesto a un uomo sapiente: hai molti figli; qual è il tuo preferito? Rispose: “il figlio che preferisco è il più piccolo, finchè non è cresciuto; è quello che è assente, finchè non ritorna; è quello malato, finchè non guarisce; è quello che è in prigione, finchè non è liberato; è quello afflitto e infelice, finchè non è consolato…” e noi potremmo continuare all’infinito l’elenco delle nostre situazioni di disagio e di sofferenza, che comunque ci fanno sentire sempre nel cuore e nelle attenzioni di un Padre che, con l’abbraccio, smorza anche le nostre richieste di perdono e la vergogna dei peccati commessi.

     Un Padre così ci fa capire che la cosa più grave non è cadere, ma restare a terra!!  Da ultimo, il nostro Padre misericordioso ci chiede di essere anche noi misericordiosi  con chi sbaglia, di pregare per loro, di saper attendere, di accogliere, di perdonare e far festa per ogni ritorno. Il Padre misericordioso mi insegna a riconoscere in ogni peccatore un fratello da attendere, da accogliere e da amare, anche quando chi ha sbagliato è il marito, o la moglie, o un figlio, o un amico! Ecco, fratelli, tracciato il nostro cammino per questa Quaresima, E allora: Buona Quaresima! Buona Confessione! Buona festa nella famiglia che si ritrova di nuovo raccolta nell’Amore del Padre, per celebrare insieme la festa della Risurrezione!  Amen.