QUARTA DI PASQUA – C -  :   GESU’ BUON  PASTORE

 

     Il Vangelo di oggi è quanto mai essenziale: quattro versetti appena per presentarci Gesù come PASTORE BUONO; “buono”perché accompagna il gregge con amore. L’immagine di Gesù “Buon Pastore” è molto presente soprattutto nell’arte pittorica; la troviamo già nelle catacombe a Roma; poi nei mosaici a Ravenna; diciamo che quasi tutti gli artisti hanno voluto riprodurre questa simpatica figura di Gesù pastore, rappresentato solitamente in cammino e con una pecorella al collo, con riferimento alla parabola del ritrovamento della pecora smarrita. Riempie il cuore di tenerezza sapere che Dio ci conosce personalmente e ci chiama per nome. Questa domenica del Buon Pastore vorrebbe essere la continuazione tematica della festa della Divina Misericordia. Già nell’Antico Testamento Dio si è dichiarato più volte “Pastore” del suo popolo. Un Pastore che raccoglie con amore le sue pecore, le protegge, le accompagna a pascoli ubertosi, ad acque tranquille, sempre presente al suo gregge, che rallenta il passo per stare accanto alle pecore madri. Ma la nota che Gesù stesso indica per qualificare “buono” il pastore è la difesa ad ogni costo delle pecore, in caso di pericolo; il Buon Pastore dà anche la vita per le sue pecore; il Buon Pastore si rende disponibile a rifare il percorso della giornata, alla ricerca anche di una sola pecora che si è smarrita.

     L’evangelista Giovanni raccoglie tutto questo in poche essenziali parole: “Le mie pecore ascoltano la mia voce. Io le conosco ed esse mi seguono. Io do loro la vita eterna e nessuno le strapperà dalla mia mano”. Sono espressioni che rivelano con quanto amore Dio è presente nella vita di tutti noi. Gesù, dopo aver ribadito la sua uguaglianza con il Padre, ci rivela ora che quel medesimo rapporto vitale esiste anche tra Lui e ciascuno di noi. Attraverso Gesù, anche la nostra vita è in comunione diretta con il Padre. Il Figlio di Dio si è fatto uomo per introdurre anche ciascuno di noi in questo vortice d’amore della Trinità; anche noi, con Gesù, siamo in comunione con il Padre e lo Spirito Santo. Per questo Gesù ci chiede di ascoltare la sua voce e di seguirlo; ci porta al Padre! Sono affermazioni che ci sorprendono e ci lasciano senza fiato, e richiedono coraggio e fede perché affondano la loro luminosità nella luce stessa di Dio.

     Riempie il cuore di commozione sapere che Dio mi conosce e sa tutto di me: è una conoscenza che invita al dialogo confidenziale e continuo con Dio, non solo nei tempi dedicati alla preghiera, ma in ogni momento della nostra giornata lavorativa. La presenza continua del Pastore ci fa dedurre che la nostra esistenza scorre nel tempo, sempre “guardata” da un Padre provvidente e misericordioso. Sono forti le parole di Gesù: “Il Padre mio è più grande di tutti e nessuno può strapparle dalla mano del Padre”. E’ il saperci amati e “guardati”  dal Padre che infonde fiducia e speranza. L’evangelista Giovanni ci dà così l’identità del discepolo del Signore: è colui che ASCOLTA e SEGUE il Pastore; è soprattutto chi sa ascoltare Dio che parla, non solo nelle Sacre Scritture, ma anche attraverso il dolore e le sofferenze nostre e dei fratelli. C’è un detto, ripetuto spesso da chi si trova in difficoltà e non sa come uscirne: “SIAMO NELLE MANI DEL SIGNORE. CI PENSI LUI”. E’ la scelta giusta del credente che si sente “guardato” dal Signore, custodito dal Buon Pastore.

     Oggi la Chiesa ci chiede la preghiera al Buon Pastore perché tanti giovani rispondano alla chiamata vocazionale per divenire il cuore e la voce del Buon Pastore tra i fratelli, per continuare a offrire l’Eucaristia e amministrare il perdono dei peccati, perché si realizzi la volontà del Padre: “Che nessuno vada perduto”. Il ritorno del Buon Pastore con, al collo, la pecorella smarrita, è la prova più bella della affermazione di Gesù: “Nessuno può strapparle dalla mano del Padre”. Fratelli, siamo davvero in buone mani. Lode al nostro Dio.  Amen