OFS Ferrara – Incontro del 20.3.2010 – Corpus Domini

 

Appunti di p. Carlo Dallari

 

 

 

“Sia fatta la tua volontà…”

in  san Francesco

 

 

 

 

Nella ricerca della volontà di Dio, Francesco segue due intuizioni di fede:

-            Anzitutto, Dio è Amore, è Padre perennemente in dialogo con i suoi figli. Di conseguenza, l’uomo è chiamato a lodarlo, benedirlo e servirlo con tutte le proprie forze.

-            In secondo luogo, Dio si manifesta nella Parola scritta, nella Chiesa, nei poveri e in altri eventi carismatici, sempre sottoposti alla saggezza della Chiesa.  

Da ciò la sua caratteristica: interpreta il volere di Dio come volontà d’amore, e il compimento di questa volontà, da parte nostra, come un’obbedienza amorosa alla sua Parola.

Come punto di partenza per il nostro tema, ci soffermiamo sulla preghiera che conclude la Lettera al Capitolo.

 

 

Volere ciò che piace a Dio e fare ciò che lui vuole

 

[233] Onnipotente, eterno, giusto e misericordioso

Iddio concedi a noi miseri di fare, per la forza del tuo amore, ciò che sappiamo che tu vuoi,

e di volere sempre ciò che a te piace,

affinché, interiormente purifica­ti,

interiormente illuminati e accesi dal fuoco dello Spi­rito Santo,

possiamo seguire le orme del tuo Figlio dilet­to,

il Signore nostro Gesù Cristo,

e, con l’aiuto della tua sola grazia,

giungere a te, o Altissimo,

che nella Tri­nità perfetta e nella Unità semplice

vivi e regni glorio­so, Dio onnipotente per tutti i secoli dei secoli. Amen.

 

Volere ciò che piace al Signor e fare ciò che abbiano scoperto essere la sua volontà, ci orienta ad un sempre nuovo ricercare per scoprire, e volere per compiere la volontà di Dio. Questo non è un gioco da ragazzi, come invece vorrebbe un celebre racconto dei Fioretti:

 

[1839] Andando un dì santo Francesco per cammino con frate Masseo, il detto frate Masseo andava un po’ innanzi; e giungendo a un trivio di via, per lo quale si potea andare a Firenze, a Siena e Arezzo, disse frate Masseo: «Padre, per quale vìa dobbiamo noi andare?». Risponde santo Francesco: «Per quella che Iddio votrà». Disse frate Masseo: «E come potremo noi sapere la volontà di Dio?». Risponde santo Francesco: «Al segnale ch’io ti mostrerò; onde io ti comando per lo merito della santa obbidienza, che in questo trivio, nello luogo ove tu tieni i piedi, t’aggiri intorno, intorno, come fanno i fanciulli, e non ristare di volgerti s’io non tel dico». Allora frate Masseo incominciò a volgersi in giro…

 

L’episodio dei Fioretti, più che scoperta della volontà di Dio, tradisce indifferenza e abbandono all’imprevedibile.

Sappiamo, invece, che, per Francesco, la ricerca è lunga e tormentosa, come leggiamo nella prima biografia del Celano:

 

«Supplicava devotamente Dio eterno e vero di manifestargli la sua via e di insegnargli a realizzare il suo volere. Si svolgeva in lui una lotta tremenda, né poteva darsi pace finché non avesse compiuto ciò che aveva deliberato. Mille pensieri l’assalivano senza tregua e la loro insistenza lo gettava nel turbamento e nella sofferenza» (1Cel 6: FF 329).

 

Dopo la conversione e sino alla Verna, tutte le tappe della vita di Francesco sono uno sviluppo armonico e coerente del progetto di vita espresso nella preghiera finale della LCap, cioè del suo voler sempre compiere la volontà del Padre.

Egli ricorreva costantemente alla preghiera, alla meditazione, al consiglio di persone sagge e fidate, come santa Chiara, alla giudizio della Chiesa… (cf. LegM 12,2: FF 1205). In questo modo, la sua personalità si è dispiegata in un crescendo costante, pur in mezzo a prove dolorose (cf. 2Cel 212: FF 801).

E, come accade a chi cerca con animo limpido, anche per Francesco Dio si fa trovare, secondo quanto attestano il dialogo con il Cristo di San Damiano e l’episodio narrato dalla Leggenda dei Tre compagni (FF 1401).

Nel suo totale amore per Dio, egli vuole essere un fedele e perfetto servitore del volere divino. E vuole che gli uomini entrino in questa volontà, mettendo in atto questo suo volere mediante un amore concreto, fatto di tenerezza, compassione e perdono, perché tutti arrivino a capire che con l’amore della volontà di Dio anche la terra diventa cielo.

Fino alla fine, egli non ha voluto nient’altro che quello che Dio voleva per lui.

Questo insegnamento di Francesco dice che l’adesione al volere di Dio – che è il Bene, tutto il Bene, il sommo e unico Bene (cf. LodAlt 6: FF 261) – è per noi il massimo della libertà: è esercizio di obbedienza nella libertà. Per questo, l’obbedienza rimane l’unico modo per entrare nella volontà di Dio, come appare in alcune delle sue Ammonizioni, dedicate al male della propria volontà (cf. FF 146-151).

 

Sia fatta la tua volontà

 

Passiamo ora a un testo celebre, tratto dalla Parafrasi del Pater, l’ampliamento della preghiera di Gesù, che Francesco amava in modo particolare.

 

[270] Sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra:

affinché amiamo te con tutto il cuore,

di te solamente preoccupandoci;

con tutta l’anima  te sempre desiderando,

con tutta la mente tutte le nostre intenzioni a te indirizzando,

il tuo onore in tutto cercando

e, con tutte le nostre forze, in obbedienza al tuo amore

tutte le nostre forze

e i sensi dell’anima e del corpo impiegando e non in altro;

e affinché amiamo i nostri prossimi come noi stessi,

tutti attirando al tuo amore secondo le nostre forze,

dei beni altrui godendo come fossero nostri

nei mali soffrendo insieme

e senza portare offesa alcuna a nessuno.

 

Questo testo tradisce il sottofondo del pensiero di Francesco. Egli interpreta Sia fatta la tua volontà secondo l’insegnamento di Gesù, riproposto dal vangelo di Giovanni. Per Gesù, compiere la volontà del Padre consiste nell’osservare il comandamento dell’amore: «Questo è il comandamento che abbiamo da lui: chi ama Dio, ami anche suo fratello» (Gv 4,21).

Pregando che la volontà di Dio si attui in noi, qui in terra, con le stesse particolarità con cui si attua in cielo, chiediamo di poter fare ciò che Dio vuole che facciamo: come lui ama noi, così accada che il suo amore diventi perfetto in noi mediante l’amore verso il prossimo, poiché questa è la forza che trascina l’umanità a imitare l’armonia e la gioia che regnano presso Dio, dove la sua carità non trova ostacolo alcuno e infiamma ogni beato.

 

Francesco, dunque, spiega la domanda del Pater attraverso il comandamento di Gesù.

Possiamo dunque amare Dio con tutto il cuore, quando:

 

-         ci preoccupiamo soltanto di lui

-         lo desideriamo con tutta l’anima

-         orientiamo a lui le nostre intenzioni

-         cerchiamo in tutto il suo onore

-         mobilitiamo tutte le nostre energie del corpo e dello spirito a servizio del suo amore e per niente altro (cf. Rnb 23,9: FF 70).

 

Riguardo al nostro prossimo, Francesco fa intuire quanto sia importante non chiudersi in sé, ma essere veramente presenti e lasciarsi completamente coinvolgere dalla carità. Amore significa apertura, tensione, movimento. Esso è la forza fondamentale a partire dalla quale tutto vive. Perciò occorre vigilare, affinché tale forza non si diriga verso una falsa direzione, che ci condurrebbe, alla fine, nella solitudine di se stessi.

Possiamo dunque amare il nostro prossimo come noi stessi, quando:

 

-         attiriamo tutti all’amore di Dio secondo le nostre forze

-         gioiamo dei beni altrui come fossero nostri

-         soffriamo assieme ai nostri fratelli per le loro sventure

-         non rechiamo offesa alcuna a nessuno.

 

Abbiamo in questo testo di Francesco una delle più belle descrizioni della carità. Nella sua natura più vera, la carità è amore verso il prossimo per attirarlo nell’amore di Dio. Si impegna ad aiutare il fratello a volgersi a Dio, poiché Dio è la pienezza della felicità.

La volontà di Dio, alla fine, prende il volto della tenerezza e della compassione verso tutti, ad imitazione di Cristo (cf. LegM VIII,5: FF 1142): è quella che Cristo fece ed insegnò.

Da parte nostra entriamo nel compimento della volontà del Padre quando nulla anteponiamo a Cristo, come lui nulla antepose a noi, e, seguendo Cristo, portiamo il nostro prossimo all’amore di Dio, stando a lui vicino nel bene e nelle sue sofferenze. Tutto quello che facciamo e il modo in cui lo viviamo, tutto deve essere vissuto come manifestazione dell’amore di Dio.

 

 

Altri testi tratti dagli Scritti

 

I testi degli Scritti appena commentati non sono certamente gli unici che parlano della volontà di Dio. Ve ne sono diversi altri che, per agevolarne la lettura, sono riportati di seguito. Chiaramente sono lasciati alla riflessione personale.

 

[Il numero tra parentesi quadre fa riferimento alla numerazione progressiva delle Fonti Francescane].

 

[57] Ora, da che abbiamo abbandonato il mondo, non abbiamo da fare altro che seguire la volontà del Si­gnore e piacere unicamente a Lui.

 

[69] Tutti amiamo con tutto il cuore, con tutta l’ani­ma, con tutta la mente, con tutta la capacità e la fortezza, con tutta l’intelligenza, con tutte le forze, con tutto lo slancio, tutto l’affetto, tutti i sentimenti più profondi, tutti i desideri e la volontà il Signore Iddio, il quale a tutti noi ha dato e dà tutto il corpo, tutta l’anima e tutta la vita; che ci ha creati, redenti, e ci salverà per sua sola misericordia; Lui che ogni bene fece e fa a noi miserevoli e miseri, putridi e fetidi, ingrati e cattivi.

 

[146] Disse il Signore a Adamo: “ Mangia pure i frutti di qualunque albero, ma dell’albero della scienza del bene e del male non ne mangiare”. Adamo poteva dunque mangiare i frutti di qualunque albero del Paradiso; egli, finché non contravvenne all’obbedienza non peccò.

[147] Mangia, infatti dell’albero della scienza del bene colui che si appropria la sua volontà e si esalta per i beni che il Signore dice e opera in lui; e così, per suggestione del diavolo e per la trasgressione del comando, è diventato per lui il frutto della scienza del male. Bisogna perciò che ne sopporti la pena.

 

[178/2] Oh, come sono beati e benedetti quelli e quelle, quando fanno tali cose e perseverano in esse; perché riposerà su di essi lo Spirito del Signore, e farà presso di loro la sua abitazione e dimora; e sono figli del Padre celeste del quale compiono le opere, e sono sposi, fratelli e madri del Signore nostro Gesù Cristo. Siamo sposi, quando l’anima fedele si unisce al Signore nostro Gesù Cristo per virtù di Spirito Santo. Siamo suoi fratelli quando facciamo la volontà del Padre che è nei cieli. Siamo madri, quando lo portiamo nel cuore e nel corpo nostro per mezzo del divino amore e della pura e sincera coscienza, lo generiamo attraverso le opere sante, che devono risplendere agli altri in esempio.

 

[183] E, prossimo alla passione, [Gesù] celebrò la pasqua con i suoi discepoli, e prendendo il pane, rese grazie, lo benedisse e lo spezzò dicendo: “Prendete e mangiate, questo è il mio corpo”. E prendendo il calice disse: “Questo è il mio sangue della nuova alleanza, che per voi e per molti sarà sparso in remissione dei peccati”. Poi pregò il Padre dicendo: “Padre, se è possibile passi da me questo calice”.  E il suo sudore divenne simile a gocce di sangue che scorre per terra. Depose tuttavia la sua volontà nella volontà del Padre dicendo: “Padre, sia fatta la tua volontà; non come voglio io, ma come vuoi tu”.

[184] E la volontà di suo Padre fu questa, che il suo figlio benedetto e glorioso, che egli ci ha donato ed è nato per noi, offrisse se stesso, mediante il proprio sangue, come sacrificio e vittima sull’altare della croce, non per se, poiché per mezzo di lui sono state create tutte le cose,ma in espiazione dei nostri peccati, lasciando a noi l’esempio perché ne seguiamo le orme. E vuole che tutti siamo salvi per mezzo di lui  e che lo riceviamo col cuore puro e col nostro corpo casto.

 

[200] Siamo sposi, quando l’anima fedele si congiunge a Gesù Cristo per l’azione dello Spirito Santo. E siamo fratelli, quando facciamo la volontà del Padre suo, che è in cielo. Siamo madri, quando lo portiamo nel nostro cuore e nel nostro corpo attraverso l’amore e la pura e sincera coscienza, e lo generiamo attraverso il santo operare, che deve risplendere in esempio per gli altri.

 

[258] La santa obbedienza

confonde tutte le volontà corporali e carnali

e ogni volontà propria,

e tiene il suo corpo mortificato per l’obbedienza

allo spirito e per l’obbedienza al proprio fratello;

e allora l’uomo è suddito e sottomesso

a tutti gli uomini che sono nel mondo,

e non soltanto ai soli uomini,

ma anche a tutte le bestie e alle fiere,

così che possano fare di lui quello che vogliono

per quanto sarà loro concesso dall’alto del Signore.