OFS Ferrara – Incontro del 16.12.2007 – San Francesco

 

Appunti di p. Carlo Dallari

 

 

Sia santificato

 

 

 

 

Nell’incontro precedente, ci siamo soffermati sul “nome”. In sostanza, abbiamo detto che, nella Bibbia, con l’espressione “nome di Dio” si indica la sua stessa realtà, il suo mistero profondo. Solo Dio però può conoscere il proprio nome eterno. Quello che ha rivelato a Mosè (“YHWH”, un nome che non si doveva pronunciare) non è il suo nome proprio, poiché esprime soltanto la promessa di Dio di impegnarsi a favore di Israele. Stando all’interpretazione più aderente al racconto del libro dell’Esodo, potrebbe significare: “Io sono e sarò con te come sono sempre stato”. Come poi ritroveremo anche nel libro dell’Apocalisse.

Gesù, poi, ci ha fatto conoscere Dio come “Padre”: Padre mio e Padre vostro”.

 

Passiamo ora alla prima richiesta della preghiera di Gesù: “Sia santificato il tuo nome”. Un’espressione, questa, che suona abbastanza strana ai nostri orecchi e alla nostra comprensione, tanto che non viene normalmente usata nella preghiera, tranne, appunto, nel Padre nostro. È dunque necessario cercare di chiarirne il significato per comprendere cosa in effetti chiediamo al Padre.

“Sia santificato”:

-         Non esprime l’auspicio che venga riverito, conosciuto, propagandato, pubblicizzato…

-         Non esprime il desiderio che non venga bestemmiato.

-         Inoltre, il passivo (“sia…”) sottintende che colui che opera la santificazione è Dio stesso. È il passivo che troviamo, ad esempio, nelle beatitudini: “… perché saranno saziati … saranno consolati…”. Sta a dire: Dio li sazierà, Dio consolerà... Dunque, chiediamo al Padre che santifichi il proprio nome; allo stesso modo gli chiediamo di far venire il suo Regno e di portare a compimento il proprio volere.

Allora, cosa significa? Secondo gli studiosi della Bibbia, “santificare” vuol dire: “separare dal profano”. Dio santifica se stesso, manifesta la sua natura profonda, quando si mantiene separato e distinto dalle creature e si fa conoscere come il “totalmente Altro”, “il Trascendente”, come quando ribadisce: “Io sono Dio, non uomo” (Os 11,9).

Questa spiegazione, però, non ci è ancora di grande aiuto.

C’è un testo, nell’antico Testamento, che aiuta a chiarire il senso della prima richiesta del Padre nostro. Lo troviamo in Ezechiele (36,20-24):

 

«[Gli israeliti] giunsero fra le nazioni dove erano spinti e disonorarono il mio nome santo, perché di loro si diceva: Costoro sono il popolo del Signore e tuttavia sono stati scacciati dal suo paese. Ma io ho avuto riguardo del mio nome santo, che gli Israeliti avevano disonorato fra le genti presso le quali sono andati. Annunzia alla casa d’Israele: Così dice il Signore Dio: Io agisco non per riguardo a voi, gente d’Israele, ma per amore del mio nome santo, che voi avete disonorato fra le genti presso le quali siete andati. Santificherò il mio nome grande, disonorato fra le genti, profanato da voi in mezzo a loro. Allora le genti sapranno che io sono il Signore - parola del Signore Dio - quando mostrerò la mia santità in voi davanti ai loro occhi. Vi prenderò dalle genti, vi radunerò da ogni terra e vi condurrò sul vostro suolo»

 

I pagani vedono Israele e la tragica situazione in cui si trova (cf. anche Ez 26,19-21), e dicono: il loro dio è ben miserabile se essi sono così malridotti. Questo provoca la reazione di Dio: egli santifica il proprio nome radunando Israele, facendo di Israele un popolo santo.

La “santificazione del nome di Dio” consiste dunque nella ricostituzione di Israele come popolo di Dio. Questo avverrà mediante la conversione e il cambiamento interiore (Ez 36,25-32):

 

«Vi aspergerò con acqua pura e sarete purificati; io vi purificherò da tutte le vostre sozzure e da tutti i vostri idoli; vi darò un cuore nuovo, metterò dentro di voi uno spirito nuovo, toglierò da voi il cuore di pietra e vi darò un cuore di carne. Porrò il mio spirito dentro di voi e vi farò vivere secondo i miei statuti e vi farò osservare e mettere in pratica le mie leggi. Abiterete nella terra che io diedi ai vostri padri; voi sarete il mio popolo e io sarò il vostro Dio. Vi libererò da tutte le vostre impurità: chiamerò il grano e lo moltiplicherò e non vi manderò più la carestia. Moltiplicherò i frutti degli alberi e il prodotto dei campi, perché non soffriate più la vergogna della fame fra le genti. Vi ricorderete della vostra cattiva condotta e delle vostre azioni che non erano buone e proverete disgusto di voi stessi per le vostre iniquità e le vostre nefandezze. Non per riguardo a voi, io agisco - dice il Signore Dio - sappiatelo bene. Vergognatevi e arrossite della vostra condotta, o Israeliti”»

 

Stando a queste parole di Ezechiele, quando chiediamo al Padre “sia santificato il tuo nome”, non facciamo altro che dirgli: “Raduna e rinnova il tuo popolo, fa che ridiventi tuo vero popolo. Convoca attorno a te un popolo rinnovato, che sia veramente santo, così che il tuo Regno possa splendere e la tua paternità risplenda di gloria davanti a tutti gli uomini”.

 

Gesù porta a compimento questa preghiera. È lui a santificare il nome di Dio. Tutta la sua opera di insegnamento e di azioni, in particolare il suo sacrificio e la sua glorificazione, ha mirato a manifestare il volto del Padre e la sua presenza in mezzo a noi; tutto egli ha compiuto per radunare attorno al Padre il popolo di Dio.

Lui stesso aveva affermato: “Quando sarò elevato da terra, attirerò tutti a me» (Gv 12,32).

Con Gesù, la santificazione del nome di Dio si sta già realizzando, proprio come l’avvento del regno di Dio e il compimento del suo volere. Questo è il mistero stesso di Gesù.

 

Ora, se la santificazione si realizza nel raccogliere in Cristo il nuovo popolo di Dio, ci chiediamo quale dovrà essere la nostra parte in questa santificazione.

È un passaggio, questo, non secondario. Perché la santità di Dio possa risplendere agli occhi del mondo, occorre che il suo popolo risplenda di santità, lasci trasparire la propria appartenenza a Dio, secondo quanto Dio stesso aveva detto a Israele: “Sarete santi per me, poiché io, il Signore, sono santo e vi ho separati dagli altri popoli, perché siate miei” (Lv 20,26).

 

Come possiamo entrare in questa santità di Dio? Gesù ci offre la via: accettare di essere suoi discepoli, vivere il suo vangelo, rifiutare l’idolatria, intesa come servire altri dèi, chiunque essi siano.

Quest’ultimo tema non è di poco conto. L’opposto di santificare il nome, infatti, è nominare invano il suo nome: “Non pronuncerai invano il nome del Signore, tuo Dio, perché il Signore non lascerà impunito chi pronuncia il suo nome invano” (Es 20,7).

Cosa significa “pronunciare invano”? Noi lo abbiamo ridotto a “non bestemmiare”, oppure, semplicemente, “non pronunciare la parola ‘Dio’”. “Invano”, però, sta a indicare qualcosa di vuoto, di falso. E dunque il comando orienta a evitare l’uso falso del nome di Dio, ad esempio nello spergiuro, nella falsa testimonianza, o usare il Nome per togliere la vita, per parlare a nome di una falsa divinità, o per farne un uso magico…

 

Tutto nella famiglia dei figli di Dio, nella Chiesa, dev’essere rivolto a far risplendere la santità di Dio, una santità che brilla sul nostro peccato attraverso il suo perdono, perché lui solo è Santo. Gesù stesso ci orienta per questa strada: “Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al vostro Padre che è nei cieli”.

Compiere le opere di Gesù: ecco la via! Poiché le opere buone sono quelle che riproducono le opere dell’unico Buono, le opere del Padre.

 

 

Per l’attualizzazione:

 

Come santificare il nome di Dio?

 

Dio ha posto la sua dimora nel suo popolo mediante l’incarnazione del Verbo eterno. Ciò significa che egli ha bisogno della nostra umanità, di noi, per incarnare la sua santificazione nel mondo.

Maria è stata la prima a dire di sì a questo progetto di Dio e ha collaborato attivamente perché il Padre potesse realizzare la propria volontà di santificazione.

Sull’esempio di Maria, anche noi siamo chiamati a fare la nostra parte.

 

-         Lasciarci radunare dallo Spirito del Signore in Cristo

-         Nel vivere umilmente la nostra fede, ogni giorno, in risposta alla chiamata di Dio

-         Nella concordia della lode e dell’adorazione

-         Nella comunione di “un cuore solo, un’anima sola”

-         Nella ricerca dell’unità della Chiesa

-         Nell’attivazione di patti di perdono, di pace, di riconciliazione

-         Nella evangelizzazione: portare agli altri Cristo, la “buona notizia” che in lui Dio ci dà la grazia di partecipare alla sua santità.