PRIMA DI AVVENTO  -  B   :  V E G L I A T E”!  Perché?  Per chi?

 

     Con la prima domenica di Avvento, inizia il nuovo Anno della Chiesa. Qualcuno si chiede: Ma perché, ogni anno, ripartiamo da capo con l’Avvento? E poi, torniamo ad attraversare l’anno con il Natale, la Pasqua e tutte le altre feste? Ma che senso ha ricominciare sempre con le stesse celebrazioni e, per di più, con un pressante invito, sempre uguale, a “vegliare”? Ma Gesù non è già nato? Perché ogni anno dobbiamo fingere di attenderlo, per ritrovarlo, la Notte santa, in una greppia? Ecco, fratelli, noi sappiamo che Gesù non nasce di nuovo, ogni anno. Gesù si è fatto uomo più di duemila anni fa! E quell’evento non si può ripetere. In effetti noi, con il Natale che ogni anno ritorna, intendiamo celebrare, non tanto un compleanno, quanto piuttosto un avvenimento, cioè Dio che si fa uomo; Dio che viene incontro agli uomini, accettando di vivere fino in fondo la nostra esistenza.

     Ma attenzione! Questo Gesù non è un personaggio del passato, consegnato alla memoria storica; per noi cristiani, Egli è vivo e presente. Anzi – come abbiamo ricordato domenica scorsa – Lui è il Signore della storia; è Colui che conduce la storia. Ne consegue che, se è già venuto ed è presente in mezzo a noi, a noi è chiesto di cercarlo e di accoglierlo. Ecco il senso dell’invito di “attendere”. Sono due i motivi dell’attesa: Primo, perché sappiamo che Gesù ritornerà nella gloria per il Giudizio finale; secondo perché, essendo già presente in mezzo a noi, continua ad offrirci salvezza. Il rischio che anche noi cristiani corriamo, è che, al ritorno del Signore, ci troviamo impreparati, perché abbiamo trascorso la vita senza nemmeno accorgerci della sua presenza. “Stare svegli” significa allora avvertire la presenza di Dio e accogliere il Vangelo come norma di vita. La parabola ascoltata ci avverte che Gesù arriverà in un giorno che non sappiamo e ci chiederà conto di come abbiamo amministrato i beni che ci erano stati affidati.

     Quindi l’Avvento ritorna ogni anno come svegliarino, a ricordarci che, tra le tante nostre faccende, non ci dimentichiamo che Gesù è alla porta in attesa che gli apriamo, per restare con noi. E, dal momento che non ne conosciamo l’ora, ci è chiesto di essere sempre pronti. “Vegliare” è allora l’atteggiamento di chi, pur dovendo fare tante cose, tuttavia rimane sempre all’erta, come il portinaio, pronto ad aprire non appena il padrone di casa farà ritorno. “Vegliare” significa ancora accorgersi della presenza di Gesù e fargli posto nella nostra vita; significa anche compiere opere di carità; quelle che – come ricorda Gesù – costituiscono un lasciapassare sicuro per essere accolti nella festa di Nozze.

     Ecco dunque perché il tempo di Avvento ritorna ogni anno. Ci ricorda che il tempo che stiamo vivendo è un tempo prezioso, da non sciupare; è un tempo che ci consente di scegliere e preparare la nostra eternità: con o senza Dio! Avvento è allora un forte invito alla conversione. E’ straordinaria, a proposito, l’invocazione che abbiamo ascoltato nella prima lettura, da Isaia: “Tu, Signore, sei nostro padre, da sempre ti chiami nostro redentore. Ritorna, per amore dei tuoi servi. Se tu squarciassi i cieli e scendessi! Tu, Signore. sei nostro Padre e noi siamo argilla , e tu Colui che ci plasma; tutti noi siamo opera delle tue mani”. E’ chiaro qui il riferimento alla creazione dell’uomo “dalla terra”.  Con Isaia, anche noi oggi invochiamo il Padre perché torni a plasmare l’uomo che era uscito perfetto dalle sue mani; ma che, nel tempo, è stato sfregiato dal peccato e dalla disobbedienza.

     Noi siamo argilla – ricorda Isaia – cioè creature sempre incompiute. Ci dà conforto e alimenta la speranza, sapere che Cristo viene! Viene a raccogliere i cocci di vite sbagliate, per rimetterci in forma, con mani esperte, “da vasaio”. Ecco allora, fratelli, il mio augurio: Che questo nuovo Avvento consenta a Dio il nostro recupero; che le mani sapienti e amorose del nostro Architetto e Artista diano ancora buona forma a questa nostra argilla, per tornare ad essere la meraviglia e il compiacimento, espressi dal Creatore: “Dio vide quanto aveva fatto, ed ecco era cosa  molto buona!” (Gen 1,31).  Buon Avvento!  Amen.