PRIMA DI AVVENTO – C :  QUALE NATALE ATTENDIAMO?

 

     Prima domenica di Avvento: prima di quattro che ci preparano al S. Natale. Anche in questa domenica, l’evangelista Luca ci ricorda il ritorno del Signore, che giungerà “su una nube, con potenza e gloria grande”. Credo doveroso dover ricordare che “Avvento” non significa solo “attesa”; la precisazione è soprattutto per i tanti cristiani che vivono questa attesa  come se Gesù dovesse ancora nascere. No, amici, Gesù è già nato… e da molto tempo! “Avvento” è pertanto meglio espresso con il termine “venuta”; infatti in ogni Natale facciamo memoria gioiosa  della venuta del Figlio di Dio nella nostra carne. “Avvento” è anche occasione per ricordare che il Signore non attende l’appuntamento del Natale per farci visita; Egli viene ogni giorno, perché è nato per restare con noi, sempre. Nel deserto arido della nostra umanità, Dio vuole far sbocciare ancora il fiore della speranza e della salvezza: è il miracolo offerto all’umanità stanca e sofferente. Per questo la Chiesa ci chiama oggi per riprendere il cammino, e ci ricorda che l’anno nuovo che oggi inizia,  è un tempo che il Signore ci dona, proprio per offrirci occasioni di incontro e di grazia. In queste quattro settimane, ci sarà di aiuto l’ascolto di tante suppliche degli antichi Profeti che attendevano, nella speranza, il compimento delle promesse di Dio: promesse di liberazione e di riscatto, in attesa della realizzazione del Regno di Dio.

     Quanto sarebbe bello che ogni nostra famiglia divenisse il luogo dell’attesa del Natale! Quasi che toccasse a noi, quest’anno, accogliere e offrire casa al Dio che viene ad abitare in mezzo a noi. Invece, purtroppo, le nostre attenzioni e preoccupazioni vanno in tutt’altra direzione: i regali da dare e da ricevere, cenone, addobbi, ferie da organizzare;  altre volte, sono preoccupazioni  ben più serie: il mutuo da pagare, la perdita del lavoro,  la paura dei troppi violenti che ci girano attorno. E poi fa difficoltà anche una strana percezione del Natale, pensato come tempo frivolo e noioso, un tempo fagocitato da tanti obblighi sociali, imposti dalla tradizione e da tanti spot televisivi che ti obbligano a “fare festa” e a “essere felice” ad ogni costo!

     Ma il Natale è tutt’altra cosa: è il Dio che viene; viene per prendersi cura di ciascuno di noi; viene per entrare nelle nostre case, e nelle nostre realtà, soprattutto in quelle più pesanti e disperate; viene per gettarvi semi di speranza. E’ un Dio che rimette in cammino. Egli è c omunque e ovunque presente come un padre, un padre che vorrebbe noi, suoi figli, felici. Ecco il senso dell’Avvento: è invito a vegliare e a pregare, per essere sempre pronti ad accogliere il nostro Dio che per noi si è fatto bambino, per farsi, fin dalla nascita, scuola di vita vera, nella umiltà e nella povertà.

     Gesù ci chiede di vegliare; ma che significa “vegliare”? Il “vegliare” del Vangelo significa prendersi cura del nostro rapporto con Dio; trovare cioè dei tempi nella giornata per l’ascolto della Parola di Dio e per la preghiera. “Vegliare” vuol dire anche scuoterci dalla sonnolenza spirituale, per accorgerci che Dio cammina con noi, saperlo presente negli avvenimenti belli e tristi della vita. “vegliare” infine vuol dire rifuggire dal “così fan tutti!”, per scelte coraggiose, che non temono né derisioni, né persecuzioni: è l’esercizio quotidiano della fedeltà e della coerenza e del perdono. In altre parole, “Avvento” significa essere coscienti che la nostra storia – con il Natale – va a intrecciarsi con la storia del nostro Dio: e, proprio per questo, Dio si è fatto uomo!

     L’evangelista Luca ci ricorda oggi che Gesù ritornerà nella gloria, per concludere il nostro tempo, nella giustizia e separerà i buoni dai malvagi. Ma tra la prima e l’ultima venuta, il Signore ha scelto di rimanere in mezzo a noi. E allora “Avvento” è farsi prossimo di Dio; un Dio che ritroviamo nei piccoli e grandi  gesti che nascono nel cuore di ogni uomo. Ravviviamo dunque il desiderio di incontrare il Signore! Ma come superare  il ricordo del “Natale noioso”?  Succede – purtroppo, molto spesso -  che Gesù viene, ma non trova nessuno all’appuntamento. Noi organizziamo la festa, ma non invitiamo il Festeggiato; e un Natale senza Gesù non è Natale! Per cui ci troviamo a vivere un Natale senza gioia e senza festa. Ecco, noi oggi siamo qui per iniziare bene questo tempo di Avvento, con nel cuore l’invocazione che chiude l’Apocalisse. Scrive San Giovanni: “Colui che attesta queste cose dice: ‘Si, vengo presto! Amen’. Vieni, Signore Gesù. La grazia del Signore Gesù sia con tutti”. “Si – ripetiamo anche noi – Vieni, Signore Gesù; ti aspettiamo per celebrare con te il dono della tua venuta tra noi. Vieni, vieni, Signore Gesù!” Amen.