OTTAVA DOMENICA  -  A  :   FIDATI  DI  DIO !

 

     Dopo l’ascolto di questa pagina del Vangelo di Matteo, viene da esclamare: Beato chi ha fede! Si, perché il Signore Gesù ci chiede di non preoccuparci per la vita, perché “Se Dio veste così l’erba del campo, non farà molto di più per voi, gente di poca fede?” Questa è senza dubbio una utile catechesi sul tema “Provvidenza di Dio”, il quale si è rivelato a noi come un padre, molto attento alle nostre necessità. C’è però un avvertimento iniziale che pone una condizione per un buon rapporto “padre-figlio”: “Nessuno può servire due padroni”. E allora dobbiamo chiederci: Io a chi credo? –A quale padrone do fiducia? In altre parole, siamo interpellati sulle nostre scelte di vita; di chi e di che cosa ci preoccupiamo di più.

     Noi, ogni domenica, nella recita del Credo, affermiamo: “Credo in un solo Dio… - Credo in un solo Signore… - Credo nello Spirito Santo che è Signore e dà la vita”. Lo diciamo e ne siamo certamente convinti. Ma, in pratica, quando usciamo di chiesa e facciamo ritorno alla vita di ogni giorno, ci accorgiamo che ritorniamo alle nostre solite dipendenze, assecondando il nostro tornaconto, scegliendo, di volta in volta, chi crediamo ci sia più utile. Il male della cristianità dei nostri tempi non è che non crediamo in Dio; è che i cristiani non pensano e non progettano secondo il Vangelo; cioè non pensano “da cristiani”! Ecco perchè Gesù ci invita a scegliere tra i tanti contendenti che vorrebbero averci come servitori; e chiede coerenza. Se diciamo: “Credo in un solo Dio, Padre onnipotente”, dobbiamo anche fidarci ciecamente di Lui e della sua Provvidenza. Ci ripete oggi: “NON AFFANNATEVI”!

     Dio, che si è rivelato a noi come ottimo Padre, ci dà, come prova d’amore, il provvedere il cibo alle creature più indifese, come sono i passerotti, e nel dono dei fiori dai colori sgargianti e dai profumi inebrianti. E dunque, se sa provvedere ai passeri e ai fiori del campo, con quanto amore interverrà per le necessità dei suoi figli! Ma c’è di più: per darci la misura del suo amore, ecco che ricorre all’amore materno, e ne rincara la dose, affermando che il suo amore è ancor più solido, perché il suo amore è eterno; per cui non potrà mai dimenticarci.

     Se credessimo davvero alle parole di Gesù, se davvero sentissimo la presenza di Dio nella nostra vita, non ci sentiremmo più come orfani e abbandonati; se ci abbandonassimo al suo amore, faremmo esperienza di una vita serena e senza tanti affanni; non dovremmo più, con sconforto e amarezza,  ripetere il lamento: “Il Signore mi ha abbandonato, il Signore mi ha dimenticato”. Quello che più preoccupa Gesù della nostra storia, e da cui vorrebbe liberarci, è l’affanno, cioè quello stato di ansia che crea “stress” e che avvelena la vita e che ci porta a pensare a un futuro nero. Succede – credo – a tanti di noi, al risveglio, di sentirci angosciati per le mille cose che ci attendono nella giornata, quasi che il mondo intero dovesse dipendere da noi. Ebben, Gesù si rivolge proprio a noi che siamo sempre di corsa, e sempre scontenti, per ricordarci che Dio conosce ciascuno di noi, conosce tutti i nostri problemi e ci ripete: “Fidati di me e affidati a me”! Soprattutto siamo avvertiti di non farci servi del denaro, di non rincorrere i miraggi della ricchezza, di non fare del denaro e della carriera un bene assoluto a cui sacrificare proprio tutto: famiglia, salute, gli amici…

     Ma attenzione: Gesù non chiede di non lavorare; chiede invece di non fare del lavoro un’ossessione. L’utilizzo delle cose è certamente legittimo, purchè queste cose non diventino lo scopo della vita. Il peccato allora è amare le creature al posto del Creatore. Peccato è la pretesa e l’illusione di avere in pugno la nostra vita e quindi di poter fare a meno di Dio! Dio invece ci offre il suo amore, la sua Provvidenza, la sua pace. Ricordiamo spesso la garanzia data da Gesù: “se anche una madre potesse dimenticare la propria creatura, io invece non ti dimenticherò mai”! MAI, fratelli. MAI !  Amen.