OFS Santo Spirito – Incontro del 13.02 e del 13.03.2011

 

Appunti di p. Carlo Dallari

 

 

 

 

5. Beati i misericordiosi,

perché troveranno misericordia.

 

 

 

 

     Beati i misericordiosi, che sanno perdonare e compiere opere di carità, perché Dio sarà misericordioso con loro.

 

Misericordioso è colui che sa perdonare. Costui troverà misericordia, perché sarà misurato con il metro che egli stesso avrà usato.

In questa beatitudine è condensata tutto l’insegnamento di Gesù, dalla parabola del servo spietato alla preghiera del Padre nostro.

 

Che ne è della misericordia?

 

Parola rara nel nostro linguaggio quotidiano. Di una persona diciamo che è buona, che sa perdonare… ma non che è misericordiosa, forse perché non sappiamo più comprendere cosa sia questa virtù evangelica. Ecco perché non siamo più felici! D’altra parte, Gesù stesso aveva proclamato “beati”, felici, coloro che sanno essere misericordiosi.

 

Dio è il misericordioso

 

Se apriamo la Bibbia, troviamo che “misericordia” è un termine usuale, anche se espresso con parole un po’ strane, come “viscere di compassione” (che potremmo rendere con “amore viscerale”), ecc. Dio stesso è definito “il misericordioso”, colui che ci ama con compassione, con profondi sentimenti di tenerezza e di benevolenza, con un amore totale, gratuito, senza aspettarsi alcunché in ricambio. Una misericordia che la vince sempre su tutto il resto, giustizia compresa.

Certamente, nella Bibbia Dio è descritto anche con termini molto diversi dalla misericordia, termini di cui si nutrono con voracità i “profeti di sventura” di ogni tempo, come quei predicatori che si ergono ad apostoli di un dio giusto e castigatore. Questi profeti richiedono, coerentemente, di usare il bastone piuttosto che la misericordia, sia all’interno della chiesa, sia al di fuori di essa, contro tutti coloro che non rigano dritto (secondo il loro giudizio).

La misericordia di Dio si è fatta misericordia umana assoluta in Gesù, Dio che si fa carne della nostra umanità. Perciò è Cristo che svela pienamente il volto misericordioso del Padre. Egli ci spiega chi è veramente il Padre (cf. Gv 1,18). E lo fa con la sua propria esistenza, fatta di gesti e comportamenti che non sono altro che il frutto di un amore vissuto sino alla fine (cf. Gv 13,1); con la sua Parola (vedi, ad esempio: Mt 9,13; Mt 12,7, in cui Gesù riprende per due volte il testo di Osea 6,6). Ci conduce, inoltre, a raccogliere dall’AT quelle piste – ora ben chiare – che presentano Dio come il “Dio di misericordia” (Os 6,6; Mi 7,18; Salmi: 103,8; 145,8-9; 51,3; 130,3; 136…) ­ tradizione che l’evangelista Giovanni sintetizzerà nell’espressione “Dio è amore” (1GV 4,8.16).

 

 “Siate misericordiosi”

 

Proprio perché il nostro Dio è “Padre di misericordia”, noi, suoi figli, lo “onoriamo” quando siamo misericordiosi come lui è misericordioso” (cf. Lc 6,36 e Mt 5,48).

Gesù interviene più volte contro scribi e farisei, attaccati alla Legge, ma dimentichi della “giustizia, la misericordia e la fedeltà” (Mt 23,23). Cosi agendo, costoro dimostrano di avere un’immagine sbagliata di Dio. Adornano e servono non il vero Dio, ma un idolo da loro costruito.

L’insegnamento di Gesù raggiunge il vertice in quel capolavoro che è la parabola del padre misericordioso (lui, sì, veramente “prodigo” – non il figlio minore! – prodigo d’amore e di compassione), stupenda descrizione del sentimento inesauribile del nostro Padre celeste, di quell’amore che previene, amore più forte di ogni altra esigenza divina.

Proprio la misericordia di Dio è causa della nostra misericordia verso gli altri. Da essa, infatti, il credente viene abilitato a comportarsi verso il prossimo come Dio stesso si è comportato con noi, a perdonare sempre (il settanta volte sette di Mt 18,22.32-33).

Perciò, se vogliamo ottenere misericordia, dobbiamo essere coerenti con la vita divina, la grazia che ci è stata donata da Dio. Altrimenti, lo sconfessiamo, ne facciamo praticamente un bugiardo, nel senso che il nostro non essere misericordiosi rimanda a un dio non misericordioso, il che è palesemente falso!

 

“Come”

 

Proprio per evitare questa bestemmia Gesù ci insegna a chiedere al Padre di perdonare come noi perdoniamo. Questo “come” è essenziale: nella misura in cui siamo misericordiosi, la misericordia si riversa in noi. Se noi ci rifiutiamo, ci viene tolto anche quello che crediamo di possedere (cf. Mt 6,14-15)

Se noi siamo misericordiosi, proprio nel nostro atto di misericordia la misericordia di Dio ci raggiunge, e noi diventiamo segno della misericordia di Dio. Perciò, non è che tu fai l’atto di misericordia e, dopo, in considerazione della tua bontà o per i tuoi meriti Dio è misericordioso verso di te. Con la misericordia Dio precede e accompagna il tuo atto. E dunque: Dio ti precede col suo perdono (è lui che ha l’iniziativa); tu imiti Dio nel perdono verso il fratello. Proprio in questo esercizio di misericordia verso il fratello, la misericordia che Dio ha riversato in te come grazia, diventa operante in te e ti salva.

Chiedendoci di essere misericordiosi come il Padre suo, Gesù ci invita a diventare Dio. Dio è la nostra felicità; diventando Dio, realizziamo la nostra vera, profonda, totale beatitudine-felicità!

 

Perdono

 

La misericordia si concretizza in modo particolare nel perdono e nella compassione. Ci soffermeremo specialmente sul perdono, poiché è un atto decisamente difficile, per tutti.

Il perdono sta al cuore dell’insegnamento e dell’opera di Gesù. Perdono dell’altro, sino a giungere al perdono del nemico e del persecutore. Perdonare prima che l’altro lo chieda col pentimento; perdonare senza esigere reciprocità sembra impossibile a noi uomini, ma è ciò che Gesù ha vissuto fino all’estremo. E, attenzione!, non commentiamo subito: “Tanto, lui era Dio”, poiché sa tanto di pretesto per non impegnarsi nel perdono e che nasconde una sottile eresia!!!

Proprio il perdono di “quell’uomo Gesù” dà autorità alla sua Parola, quando ci chiede di perdonare.

La scelta radicale di Gesù dice che il perdono non è un fallimento, una sconfitta, una rinuncia, ma è la più grande vittoria su se stessi, un passo decisivo verso l’umanizzazione di sé e del nemico.

Il perdono è una scelta consapevole e responsabile, tutt’altra cosa da ciò che lo stimano i furbi o gli inetti, cioè un lasciare andare, un atto di debolezza o di furbizia…

Col perdono si attesta che l’amore è più forte dell’odio, tanto da spezzare la catena diabolica della vendetta e della violenza. Il male viene vinto soltanto dall’amore, non da un male più forte.

Il perdono, infine, è strettamente unito alla giustizia, tanto che non c’è giustizia vera senza perdono. Una giustizia che non sia gelida applicazione di norme e di misure, ma abbia un volto umano, teso al recupero di chi ha sbagliato, deve avere in sé un’anima di perdono; come pure un perdono che non sia chiudere gli occhi sul male, deve comprendere la giustizia per le vittime.

 

Compassione

 

Compassione è restare accanto al bisognoso, condividendo il suo patire, soffrendo con lui. Compatire significa che si può continuare ad amare ed essere amati anche nella sofferenza. Come Cristo ha fatto per noi, come Dio fa con noi. È avere in sé la compassione di Dio per il mondo

Essere compassionevoli significa essere nuovamente capaci di narrare, con la propria vita, un Dio misericordioso…

 

Francesco

 

«Beato il servo che tanto è disposto ad amare il suo fratello quando è infermo, e perciò non può ricambiargli il servizio, quanto l’ama quando è sano, e può ricambiarglielo» (Am 24: FF 174)

 

«Beato l’uomo che offre un sostegno al suo prossimo per la sua fragilità, in quelle cose in cui vorrebbe essere sostenuto da lui, se si trovasse in un caso simile» (Am 18: FF 167)

 

«E rimetti a noi i nostri debiti: per la tua ineffabile misericordia, per la potenza della passione del tuo Figlio diletto e per i meriti e l’intercessione della beatissima Vergine e di tutti i tuoi eletti.

Come noi li rimettiamo ai nostri debitori: e quello che non sappiamo pienamente perdonare, tu, Si­gnore, fa’ che pienamente perdoniamo sì che, per amor tuo, amiamo veramente i nemici e devotamente inter­cediamo presso di te, non rendendo a nessuno male per male e impegnandoci in te ad essere di giovamento a tutti» (Pater: FF 272-273).