Natale del Signore                               25.12.2012

 

Letture della

Messa del Giorno:

Isaia 52,7-10

Ebrei 1,1–6

Giovanni 1,1-18

 

 

«E il Verbo si fece carne

e venne ad abitare in mezzo a noi;

e noi abbiamo contemplato la sua gloria»

 

 

Ogni anno siamo coinvolti nella contemplazione e nella celebrazione di questo mistero della nostra fede: l’incarnazione e la nascita del Figlio di Dio nell’umiltà della nostra natura e condizione umana, l’avvento dell’eternità nel tempo, l’apertura del nostro tempo all’eternità di Dio. Ogni anno la liturgia canta: «O meraviglioso scambio! Il Creatore ha preso un’anima e un corpo, è nato da una vergine: fatto uomo senza opera d’uomo, ci dona la sua divinità».

Tutto il nostro essere e la nostra vita cristiana è segnata dalla fede in questo «Emmanu-el, Dio-con-noi» – Verbo eterno che non ha considerato un tesoro da custodirsi gelosamente il suo essere Dio, ma se ne è spogliato per farsi in tutto simile a noi (come scrive san Paolo ai Filippesi), Dio che viene a noi nell’umiltà e nella semplicità di un bambino indifeso e del tutto bisognoso che qualcuno si prenda cura di lui.

In quel bambino Dio si è legato alla nostra piccola e fragile umanità, in lui Dio si è in certo modo unito ad ogni uomo. Ed ha fatto ciò affinché ogni uomo, ciascuno di noi – proprio attraverso questa sua stessa povertà di “Dio che non si impone, ma si propone” nel modo più indifeso – possa accoglierlo in piena libertà e possa dargli spazio nella nostra stessa vita.

Fidarci liberamente di un Dio debole e povero, fidarci di quel Dio che è quel bambino indifeso, a fidarsi tanto da mettere nelle sue mani la nostra vita presente e futura, ecco cosa chiede a ciascuno di noi.

Questo aspetto del mistero cristiano porta con sé delle immediate conseguenze pratiche. Prima di tutto, che in questa mia vita inadeguata, distratta, o anche frantumata, il Signore è con me. Non mi ama perché sono bello e forte e sano e ricco, più intelligente, più fortunato, più furbo degli altri, più conosciuto, applaudito, sulla cresta dell’onda del successo e del consenso pubblico… Mi ama a prescindere da tutto ciò. Anzi, se proprio dovesse manifestare una preferenza, so che tanto più mi è vicino, quanto più abito nel rovescio delle condizioni umane… Lui stesso ha scelto questa circostanza!

Ancor più: mi segue sempre e dovunque io vada. Non è soggetto a sbalzi d’umore e di preferenze, di paura o di mancanza di tempo, come di solito siamo noi. L’impegno che si è preso con noi, a partire da quella notte santa, dalla sua nascita in una stalla di Betlemme, egli l’onorerà sino in fondo, tanto da seguirci perfino nel nascondiglio ultimo in cui ci siamo rifugiati sin dalle nostre origini, sin nell’abbandono ultimo che è la morte. Questo è quanto suggerisce il racconto stesso della nascita di Gesù, racconto che racchiude nel simbolo della mangiatoia l’allusione al sepolcro.

Nessuno sarà con me sempre e dovunque io andrò. Nessuno, tranne “quell’uomo nato a Betlemme”, quel Figlio di Dio che manifesta la propria onnipotenza nella capacità di amare ogni uomo, nel mettersi al suo fianco non per sostituirsi a lui, là dove viene meno, ma per dargli modo di poterlo alla fine incontrare, comunque e nonostante tutto.

 

Oggi su di noi risplende la luce,

perché è nato per noi il Signore;

Dio-con-noi è il suo nome,

Principe della Pace,

Padre dell’eternità:

il suo regno non avrà fine

 

Buon Natale!

 

 

 


P. Carlo