LA   T R I N I T A’   E’    “FONTE DI VITA”

 

     La Pentecoste ha concluso il tempo di Pasqua. Ma, prima di ritornare al Tempo Ordinario, la Liturgia ci offre altre festività che, in qualche modo, completano la conoscenza del mistero della vita di Dio, attraverso  tappe successive alla Pasqua: l’ASCENSIONE – La PENTECOSTE – La TRINITA’ – Il CORPUS DOMINI – I SACRI CUORI di GESU’ E di MARIA. Ogni anno troviamo queste grandi festività, con la stessa scansione, in un crescendo che va a concludersi con la festa dei Sacri Cuori di Gesù e Maria.  Oggi celebriamo il mistero della SS. TRINITA’: Un mistero che fa tremare i polsi, che fa brillare i nostri occhi per la commozione per una rivelazione così inaspettata, a cui Gesù più volte è ricorso, per rivelarci che il nostro Dio è PADRE, perché suo è l’atto creativo dell’uomo e dell’universo; è FIGLIO in Gesù, che si è fatto uomo, uno di noi, per realizzare il sogno di Dio, di offrire salvezza a ogni uomo e donna che avesse reciso, con il peccato,  il cordone ombelicale che lo legava a Dio, unica fonte di vita. Dio è anche SPIRITO SANTO: è l’Amore, fatto Persona, che continua la presenza di Dio nel tempo; guarisce le nostre ferite, ci recupera dopo ogni caduta e intercede per noi, donando pienezza e compimento alle parole di Gesù, nei Sacramenti.

     La festa della Trinità ci chiede di fermarci, per una meditazione su Dio. L’A.T. ci rivela Dio soprattutto in tre momenti: La Creazione – La Teofania sul Sinai – La liberazione  dalla schiavitù dell’Egitto. Nel N.T. è Gesù stesso che ci fa delle straordinarie confidenze sulla vita trinitaria di Dio, soprattutto nelle teofanie al Battesimo di Gesù al Giordano –  nella Trasfigurazione sul Tabor – nei tanti specifici richiami di Gesù, quando ci parla espressamente del  Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Qualche pensatore, di un recente passato ( Marx – Nietzsche – Freud ), ha creduto di poter affermare che Dio non esiste; è solo una proiezione dei desideri dell’uomo, o delle nostre paure; intendendo dire che ogni uomo si costruisce la propria immagine di Dio. C’è anche chi ha dichiarato la morte di Dio.

     La festa di oggi vuole invece affermare che, non l’uomo ha inventato Dio; ma Dio ha creato l’uomo, a sua immagine e somiglianza. E perché allora non fare nostre le parole elogiative che Mosè suggeriva agli Israeliti: “Vi fu mai cosa grande come questa? Che cioè un popolo abbia udito la voce di Dio parlare dal fuoco, come l’hai udita tu, e che rimanesse vivo? Sappi dunque oggi e medita bene  nel tuo cuore, che il Signore è Dio lassù nei cieli e quaggiù sulla terra: Non ve n’è altro!”. E come non fare nostra la meraviglia di Paolo, il quale, scrivendo ai Romani, ricorda che tutti abbiamo ricevuto lo Spirito che ci rende figli adottivi, per mezzo del quale  gridiamo: ABBA! PADRE!. Solo noi cristiani invochiamo Dio  con il nome di Padre – Papà – Babbo mio, come lo invocava Gesù.

     Ma, è ancora più stupefacente sapere che in noi scorre la stessa vita di Dio, come il tralcio, che vive e produce solo se riceve la linfa vitale dalla vite! Per cui deduciamo che ciascuno di noi è portatore del DNA di Dio, nostro Creatore e Padre. Dio disse: “Facciamo l’uomo a nostra immagine e somiglianza”. La Trinità non finisce mai di stupire, in quanto Dio si è rivelato a noi come “AMORE – FAMIGLIA – VITA NOSTRA”. Noi viviamo questa realtà con un gesto che ripetiamo spesso: il segno della Croce. E’ un segno che abbraccia il nostro corpo, muovendosi dalla fronte al cuore e alle spalle per affidare mente e cuore e lavoro alla Trinità, che così spesso invochiamo nella giornata.  Il segno di Croce viene così a iniziare una giornata lavorativa, o una giornata in un letto di sofferenza, che affidiamo al Signore, nella speranza di rendere gloria a Dio e gioia  per un servizio utile alla comunità.  Ho potuto notare che molti sportivi entrano in gara facendosi il segno di Croce; lo fa anche qualche boxer mentre sale sul ring; qualcuno mi ha chiesto anche di benedire la scheda per vincere al superenalotto. No, fratelli; il segno della Croce  non può essere sinonimo di fortuna, né di vittoria in competizione. Il segno della Croce ha senso e diventa messaggio d’amore se pensato come gesto di fede, o come richiesta di aiuto nel compiere la volontà di Dio. Invochiamo e lodiamo la Trinità di Dio, solo per la gioia di saperci amati da Dio e per fare memoria che siamo stati scelti per essere abitazione del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Amen.