IV Domenica Tempo Ordinario              29.01.2012

 

Deuteronomio 18,15-20

Prima Lettera ai Corinzi 7,32-35

Vangelo secondo Marco 1,21-28 

 

In quel tempo, Gesù, entrato di sabato nella sinagoga [a Cafarnao], insegnava. Ed erano stupiti del suo insegnamento: egli infatti insegnava loro come uno che ha autorità, e non come gli scribi. Ed ecco, nella loro sinagoga vi era un uomo posseduto da uno spirito impuro e cominciò a gridare, dicendo: «Che vuoi da noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci? Io so chi tu sei: il santo di Dio!». E Gesù gli ordinò severamente: «Taci! Esci da lui!». E lo spirito impuro, straziandolo e gridando forte, uscì da lui. Tutti furono presi da timore, tanto che si chiedevano a vicenda: «Che è mai questo? Un insegnamento nuovo, dato con autorità. Comanda persino agli spiriti impuri e gli obbediscono!». La sua fama si diffuse subito dovunque, in tutta la regione della Galilea.

 

Religione sì, Dio no?

 

Prima lettura: il Signore promette a Mosè di suscitare in mezzo a Israele un profeta che annuncerà la sua Parola. Egli dovrà essere ascoltato. Questa promessa viene adempiuta con Gesù, Dio presente in mezzo al suo popolo, vero proclamatore della Parola.

La gente che lo ascoltava esclamava stupefatta: “Che è mai questo? Un insegnamento nuovo, dato con autorità!”.

L’autorità gli proveniva dal fatto che non proponeva se stesso, ma il Padre; lo faceva conoscere per chi egli veramente è: “Dio nessuno l’ha mai visto: proprio il Figlio unigenito, che è nel seno del Padre, lui lo ha rivelato”.

L’autorità di Gesù è l’autorità stessa del Padre; ascoltarlo è una necessità che non possiamo trascurare a cuor leggero.

Non ogni nostro parlare di Dio è adeguato al suo mistero. Questa semplice verità dovrebbe essere tenuta ben presente in questi tempi, nei quali si fa un gran parlare – così frequentemente a vanvera – di un Dio e di una fede cristiana che si opporrebbero alla scienza, alla ragione, al progresso ecc. ecc.

A leggere certa stampa a grande diffusione o ad ascoltare quegli dèi fasulli che straparlano dall’alto dei talk-show che conducono, si ha la netta sensazione che nella vita degli italiani Dio stia diventando sempre più “importuno”. Si è passati dall’impostare l’esistenza “come se Dio non esistesse”, al sentire e al manifestare fastidio per tutto ciò che fa riferimento a Dio. “Dio è di intralcio. O si fa di lui una semplice frase devota o egli viene negato del tutto, bandito dalla vita pubblica, così da perdere ogni significato” (Benedetto XVI).

Perciò, a sentire quei signori, tutto ciò che non è laicamente corretto deve essere eliminato, sotto pena di venire marchiati come fondamentalisti, integralisti, intolleranti, ecc. ecc. 

L’opposizione a Dio, nella storia del cristianesimo, anzi nella storia dell’umanità, non è certo una novità. E i cristiani non se ne meravigliano più di tanto, dal momento che essi stessi sono stati bollati di “ateismo” perché non adoravano il “divino imperatore” romano… Ciò che essi temono è piuttosto un aspetto derivato da questa opposizione: quando Dio non ha più spazio né importanza nella vita della comunità umana, nella cultura, nelle rappresentazioni della società in cui viviamo; quando al massimo lo si tollera come opinione privata e ci si oppone a che la fede in lui sia manifestata in pubblico; quando viene ridotto a puro nome, a “oggetto religioso non identificato”, a tabù, per cui non si deve neppure pronunciarne il nome, a “guai a esibire segni che rimandino a lui, guai a evocarlo per fondare la nostra etica”… allora anche il suo volto e la sua immagine rischiano di essere stravolti, deturpati, offesi.

Si impone dunque la scelta: su Dio il cristiano dovrà ascoltare soltanto colui che può parlarne con competenza, “con autorità”, perché da lui egli stesso viene: il Figlio suo, Gesù. Perciò, tutti coloro che parlano di Dio senza credere nel Figlio suo, non fanno altro che cianciare di un dio che non esiste, da essi stessi costruito o scopiazzato dal razionalismo illuminista. Non parlano che di un idolo.

Di fronte al nostro Dio, noi cristiani conserviamo inalterata la capacità di meravigliarci per la sua Parola che trasforma il nostro cuore e la nostra vita.                                                                    

                                                                                                          

P. Carlo