IV Domenica d’Avvento                        23.12.2012

 

Michea 5,1-4

Ebrei 10,5–10

Luca 1,39-45

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In quei giorni Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda. Entrata nella casa di Zaccaria, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo. Elisabetta fu colmata di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me? Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo. E beata colei che ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto».

 

Egli sarà la Pace

 

Siamo alla domenica che precede immediatamente la solennità del Natale del Signore e la liturgia è pervasa da un grande senso di benedizione, di gioia e di pace. L’incontro tra le due madri, Maria ed Elisabetta e, mediante loro, di Gesù e Giovanni, avviene sotto il segno dello Spirito Santo. Questi, ancora una volta, presiede ad una creazione: all’inizio del tutto, si trattava dell’universo in cui abitiamo e dell’umanità; ora, si tratta della nuova era dell’umanità, che guidata da Gesù «nostra Pace», come annunciato dal profeta Michea (I lettura).

Sia questo senso di gioia e di pace a predominare in questi giorni di celebrazioni natalizie.

E ora permettetemi una divagazione che, spero, non sia inutile.

Sono anni che sentiamo denunciare da tanti pulpiti il “consumismo natalizio” come “segno inequivocabile dell’abbandono della fede”… Sarà. Ma se ciò che vediamo anche in questi giorni è il risultato di tante prediche e invettive, ebbene bisogna concludere che qualcosa non ha funzionato nelle buone intenzioni di chi le ha fatte: il consumismo continua beato e tranquillo, come e più di prima.

Mi chiedevo il perché, quando mi sono imbattuto in un servizio giornalistico sul “natale in Cina”. La grande, immensa Cina festeggia il natale (sempre con la n minuscola!) con un apparato di festoni, luci, colori e suoni da fare invidia al nostro Occidente. Più consumismo di questo! Solo che la Cina non è cristiana, ma confuciana e marxista e non sa neppure lontanamente chi sia il festeggiato di cui celebra la nascita. Che dire? Forse che quel miliardo e mezzo di uomini è stato anch’esso sordo alle prediche dei nostri preti? O non è piuttosto che il Natale cristiano è talmente intriso di una insopprimibile esigenza di festa che la sua “magia” si espande ben oltre il suo stesso significato religioso, tanto da contagiare anche i più lontani dalla fede cristiana?

Se così fosse, come sembra che sia, allora invettive e prediche sono state e sono assolutamente fuori luogo. Per tutti. Anche per i cristiani. Non si può costringere la festa della nascita del Signore di tutti gli uomini entro gli angusti confini di mentalità ed esigenze dei pochi.

E poi, si dovrebbe ricordare che Gesù stesso, dopo aver riconosciuto ai “figli di questo mondo” una maggiore scaltrezza nei propri affari, non chiede ai suoi discepoli di far loro concorrenza. Esige invece che sappiano leggere i “segni dei tempi”, quanto il tempo esige da loro in termini di testimonianza e di annuncio della fede. Allora, la domanda è: Che cosa dice a noi questo fenomeno natalizio? Non dice forse che tutto questo vasto mondo, nel suo agitarsi dietro a luci suoni e festoni, dimostra solo una immensa fame di gioia e di Pace? Siamo disposti a portare loro il “cibo” adatto a soddisfare questa sua fame?

Dobbiamo rispondere con coerenza evangelica, specialmente in quest’Anno della fede, e vedere se non sia proprio il caso di smetterla una volta per tutte di lamentarsi contro il consumismo. Cerchiamo invece di portare, ad ogni figlio di Dio che incontriamo, Gesù nostra Pace (come Maria ad Elisabetta), e la nostra benedizione (come Elisabetta a Maria).

In Gesù Dio è venuto a fecondare il nostro tempo con la sua eternità, la nostra povertà con la ricchezza del suo amore, la nostra fame di fraternità con il dono della sua vita divina che, per essenza, è vita di comunione e di pace.

Buon Natale!

 

 

P. Carlo