II Domenica Tempo ordinario                 19.1.2014

 

Isaia 49,3.5-6

Prima ai Corinzi 1,1-3

Vangelo secondo Giovanni 1,29-34

 

In quel tempo, Giovanni vedendo Gesù venire verso di lui, disse: «Ecco l’agnello di Dio, colui che toglie il peccato del mondo! Egli è colui del quale ho detto: “Dopo di me viene un uomo che è avanti a me, perché era prima di me”. Io non lo conoscevo, ma sono venuto a battezzare nell’acqua, perché egli fosse manifestato a Israele».

Giovanni testimoniò dicendo: «Ho contemplato lo Spirito discendere come una colomba dal cielo e rimanere su di lui. Io non lo conoscevo, ma proprio colui che mi ha inviato a battezzare nell’acqua mi disse: “Colui sul quale vedrai discendere e rimanere lo Spirito, è lui che battezza nello Spirito Santo”. E io ho visto e ho testimoniato che questi è il Figlio di Dio».

 

Un Dio solidale

 

Perché, quando pensiamo e parliamo di Dio, continuiamo ancora, in modo per lo più sottile e nascosto, a pensarlo e a proclamarlo lontano e indifferente di fronte alle tante catastrofi e alle tante ingiustizie che, con orrore, vediamo ripetersi ad ogni levar del sole? Lo sappiamo. Il male c’è e ci tortura e corrode il nostro spirito, tentando di azzerare la nostra speranza. E noi non sappiamo neppure perché esista e da dove venga.

Ai tanti interrogativi che esso suscita non possiamo rispondere con opinioni o teorie astratte, ma soltanto con quella speranza, che lo Spirito del Signore risorto suscita in noi e alimenta ogni giorno.

E cosa ci dice questa speranza?

Che il male, il nemico dell’uomo e del creato, quella forza oscura che mira a distruggere le nostre vite e l’ambiente che abitiamo non può più aver l’ultima parola su di noi.

È Giovanni il Battista a proclamare al mondo questa buona notizia con quelle parole: «Ecco l’agnello di Dio, colui che toglie il peccato del mondo!» – parole che ripetiamo ogni giorno nella santa Messa.

“Agnello”, come quello del sacrificio ebraico, sul quale veniva deposto tutto il male del popolo e che questi offriva a Dio. Ma questo nuovo Agnello è Dio Padre ad offrirlo a noi!

“Toglie”, cioè “porta via” da noi il nostro male, prendendolo su di sé per trascinarlo nella propria morte. Per un atto di amore infinito, ce ne libera, lo cancella. Gesù è il Dio che si carica del nostro male, del nostro peccato fondamentale, quello che ci impedisce di riconoscerci e di vivere da figli di Dio e da fratelli tra di noi.

Che meraviglia! Il nostro Dio non scarica su di noi la responsabilità della nostra non-fede. Non giudica, non ce la fa pagare. Non esige il prezzo della nostra vita di peccatori. Tutt’altro: ci toglie quel macigno che ci impediva di andare a lui; ci solleva da quel peso, fino a rimanerne egli stesso schiacciato. Fa questo perché vuole che noi, suoi figli, possiamo mettere le ali e sollevarci.

E compie questo con mansuetudine. Per usare l’immagine biblica: ponendo la stessa resistenza dell’agnello condotto al macello.

Gesù, nostro fratello, vittima lui stesso. Ma vittima di che? Forse dell’ira di Dio, che si placa solo con il sangue dei sacrifici? Della giustizia di Dio che come risarcimento esige la morte dell’unico innocente? No. Mentre in tutte le religioni è l’uomo che deve sacrificare qualcosa per Dio, per noi cristiani è Dio che sacrifica se stesso per l’uomo; dà la sua vita anche per coloro che gliela tolgono. «E dal suo costato aperto sulla croce non esce vendetta o rabbia, ma sangue e acqua, sangue d’amore, acqua di vita, la capacità di amare sempre e comunque. Di che cosa è vittima allora l’Agnello di Dio? Gesù è vittima d’amore» (E. Ronchi).

Il male continua ad esistere, allora, ma non ha più la parola definitiva sulla nostra fragile vita. Una vita che continuerà ad accusare i contraccolpi del male che noi stessi facciamo; un male che non riuscirà a distruggerci, perché Cristo ha radicato in noi la speranza che salva.

«Ecco l’Agnello di Dio»: ecco il nostro Dio, solidale con ciascuno di noi e con tutti gli uomini. È in questa solidarietà che il Male riceve la risposta definitiva.

Lo Spirito aiuti anche noi a riconoscere questo Dio di speranza, presente in noi e in mezzo a noi, per liberarci dal potere del male.

P. Carlo