III DOMENICA DI PASQUA                   08.05.2011

 

Atti 2,14.22-33

Prima Lettera di Pietro 1,17-211

Vangelo secondo Luca 24,13-35

 

In quello stesso giorno due di loro erano in cammino per un villaggio di nome Èmmaus, distante circa undici chilometri da Gerusalemme, e conversavano tra loro di tutto quello che era accaduto. Mentre conversavano e discutevano insieme, Gesù in persona si avvicinò e camminava con loro. Ma i loro occhi erano impediti a riconoscerlo. Ed egli disse loro: «Che cosa sono questi discorsi che state facendo tra voi lungo il cammino?». Si fermarono, col volto triste; uno di loro, di nome Clèopa, gli rispose: «Solo tu sei forestiero a Gerusalemme! Non sai ciò che vi è accaduto in questi giorni?»…

 

Gesù cammina con noi lungo la via

 

(Continuo la breve catechesi sulla risurrezione iniziata con la domenica di Pasqua).

A partire dal mattino della Resurrezione, Gesù si manifesta a diversi testimoni: le donne, gli apostoli, a un numero alto di discepoli (cinquecento, secondo san Paolo). Perché non è apparso anche a Pilato, al Sinedrio, a coloro che l’hanno crocefisso, a coloro che l’hanno beffeggiato sotto la croce?

Anzitutto, c’è di notare che, attraverso le apparizioni, Gesù vuole introdurre sapientemente i discepoli nel mistero stesso della sua risurrezione. Essi dovranno annunciare al mondo la “bella notizia”. Perciò, prima di arrivare ad una vera comprensione di fede, devono constatare che il Risorto non è più tornato semplicemente alla vita di prima, ma che ora è pienamente vivente in una nuova dimensione di vita. Sarà poi questa esperienza del Signore risorto, perennemente presente accanto a loro, a rafforzarli e sostenerli nell’annuncio.

Gesù si manifesta ai suoi e, mediante il suo Spirito, apre le loro menti e il loro cuore per metterli nella condizione di poter comprendere il senso delle Scritture e, quindi, di poterlo riconoscere e di credere in lui come «il Signore risorto».

Oltre a ciò, Gesù rimane coerente con la precedente “formazione” dei discepoli. Anche da risorto non si impone a nessuno: né a coloro che hanno posto in lui la propria fiducia, né – tanto meno – a coloro che lo hanno rifiutato e messo a morte. Anche per costoro ci sono gli apostoli, testimoni delle sue parole e delle sue opere, e ci sono le Scritture. Si creda ad essi; non ha senso un miracolo che spinga a credere (cf. At 10,40-41). A questo proposito, sono illuminanti le parole che Gesù aveva attribuito ad Abramo nella parabola del ricco epulone: «Se non ascoltano Mosè e i Profeti, non saranno persuasi neanche se uno risorgesse dai morti» (Lc 16,31). In effetti, tutte quelle persone hanno le Scritture, perciò credano ad esse. Altrimenti, neanche se il Figlio di Dio tornasse dai morti – come effettivamente è tornato – essi sarebbero persuasi. Non c’è dunque bisogno che egli appaia risorto o che faccia miracoli… Se non credono alle Scritture che parlano di lui, quale fede potrebbe essere la loro, una volta costretti dall’evidenza materiale dei fatti?

Anche per noi, credere in Gesù risorto significa anzitutto accogliere la testimonianza delle Scritture, perché queste parlano di Cristo.

Se crediamo ad esse, anche noi possiamo fare l’esperienza del Cristo risorto, altrimenti saremo sempre bersagliati da dubbi, in particolare da quelli espressi così di frequente da coloro che non hanno fede: «Se Cristo ha vinto il male e la morte, perché allora il male continua a imperversare? perché la sofferenza? perché il dolore innocente? perché l’ingiustizia?...». E, poi, la formula magica che tanti ripetono come un disco incantato: «E Dio, dov’era quando il Figlio era confitto in croce?»…

Tutti costoro, ancora una volta e inconsciamente, non fanno altro che ripetere quanto i beffeggiatori gridavano sotto la croce: «Se tu sei veramente il Figlio di Dio, fai il miracolo: scendi dalla croce, difenditi dalle nostre accuse, salva te stesso… e allora ti crederemo!».

Ma, ancora una volta, Gesù ripete: «Avete le Scritture. Credete ad esse». Sarà dunque il caso che ci rivolgiamo con fiducia al Risorto e, come i due discepoli di Emmaus, gli diciamo: «Fa’ nuovamente ardere in noi il nostro cuore! Spiegaci quanto nelle Scritture si riferisce a Te e suscita in noi la fede!».

 

P. Carlo