III Domenica di Pasqua                        22.04.2012

 

Atti 3,13-55.17-19

Prima Lettera di Giovanni 2,1-5a

Vangelo secondo Luca 24,35-48

 

In quel tempo [i due discepoli che erano tornati da Emmaus] narravano [agli Undici e a quelli che erano con loro]ciò che era accaduto lungo la via e come l’avevano riconosciuto nello spezzare il pane.

Mentre essi parlavano di queste cose, Gesù in persona stette in mezzo a loro e disse: «Pace a voi!». Sconvolti e pieni di paura, credevano di vedere un fantasma. Ma egli disse loro: «Perché siete turbati, e perché sorgono dubbi nel vostro cuore? Guardate le mie mani e i miei piedi: sono proprio io! Toccatemi e guardate; un fantasma non ha carne e ossa, come vedete che io ho». Dicendo questo, mostrò loro le mani e i piedi. Ma poiché per la gioia non credevano ancora ed erano pieni di stupore, disse: «Avete qui qualche cosa da mangiare?». Gli offrirono una porzione di pesce arrostito; egli lo prese e lo mangiò davanti a loro.

Poi disse: «Sono queste le parole che io vi dissi quando ero ancora con voi: bisogna che si compiano tutte le cose scritte su di me nella legge di Mosè, nei Profeti e nei Salmi». Allora aprì loro la mente per comprendere le Scritture e disse loro: «Così sta scritto: il Cristo patirà e risorgerà dai morti il terzo giorno, e nel suo nome saranno predicati a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme. Di questo voi siete testimoni.

 

Testimoni del Risorto

 

«Dio ha risuscitato Gesù dai morti: noi ne siamo testimoni». In questo periodo pasquale udiamo gli apostoli ripetere diverse volte questa affermazione. Per la loro testimonianza, la fede in Cristo morto e risorto per noi e per tutti gli uomini si è diffusa in tutto il mondo. Per la loro testimonianza anche noi crediamo.

Il mandato di essere testimoni del Risorto valeva soltanto per i suoi discepoli? Certamente no. Vale anche per noi e per ogni credente, sino alla fine dei tempi. Se infatti Cristo non fosse risorto, la nostra fede sarebbe vuota, e noi parleremmo a vanvera. Noi invece crediamo e sappiamo che la nostra fede è vera, perciò proclamiamo: «Cristo è veramente risorto, alleluia!». Questa è la verità che lo Spirito del Risorto attesta in noi, e la sua testimonianza è vera.

Tuttavia, come essere testimoni, dal momento che non vantiamo l’esperienza degli apostoli?

Credendo alla loro parola, certamente. Ma questo non basta. Le letture di questa domenica aggiungono alcuni altri elementi.

Il Risorto cammina costantemente al nostro fianco, come fece con i discepoli di Emmaus. Affinché possiamo riconoscerlo, egli ci offre «la sua Pace», cioè la pienezza dei doni di Dio, cioè il suo Santo Spirito. Senza lo Spirito del Signore risorto non potremmo mai credere, non potremmo sperare nella vita eterna, non potremmo né amare Dio né amare il nostro prossimo, non potremmo essere Chiesa di Cristo. Non potremmo avere salvezza.

Inoltre, il Risorto ci invita a reagire alle nostre paure, a non rimanere in balìa delle nostre emozioni… Sono di ostacolo alla fede, poiché ci fanno diventare prigionieri di noi stessi. Impediscono, cioè, di avere i «pensieri di Dio», di vedere in profondità in noi e nelle vicende della storia per scorgere la presenza del Risorto che accompagna la nostra umanità e la conduce nella gioia del Padre.

Possiamo reagire cercando fare esperienze concrete di risurrezione: toccare con mano il bene presente nelle persone e nel mondo, favorire e operare il bene, sempre.

Inoltre, il Risorto ci chiede di ascoltare le Scritture, poiché parlano di lui. Con l’espressione «Mosè, Profeti e Salmi» egli intende l’insieme dell’Antico Testamento. Leggere, ascoltare col cuore e con l’intelligenza, meditare, pregare le Scritture, accoglierle come Parola di Dio, per diventare come “l’albero piantato lungo il fiume”, che cresce bene e, a suo tempo, dà buoni frutti.

Un ultimo elemento: il Risorto ci invita a riconoscerlo «nello spezzare il Pane», come fecero i due discepoli di Emmaus, cui si accenna all’inizio della lettura evangelica di oggi, a riconoscerlo nella celebrazione eucaristica, poiché solo questo Pane, che è lo stesso Cristo che si dona a tutti noi, ci darà la forza di metterci in cammino per l’annuncio, la condivisione fraterna di ogni bene che da lui proviene.

 

 

P. Carlo