III DOMENICA – Avvento                     11.12.2011

 

Isaia 61, 1-2.10-11

Prima Lettera ai Tessalonicesi 5, 16-24

Vangelo secondo Giovanni 1, 6-8.19-28 

 

Venne un uomo mandato da Dio: il suo nome era Giovanni. Egli venne come testimone per dare testimonianza alla luce, perché tutti credessero per mezzo di lui. Non era lui la luce…. Questa è la testimonianza di Giovanni, quando i Giudei gli inviarono da Gerusalemme sacerdoti e leviti a interrogarlo: «Tu, chi sei?». Egli confessò e non negò. Confessò: «Io non sono il Cristo». Allora gli chiesero: «Chi sei, dunque? Sei tu Elia?». «Non lo sono», disse. «Sei tu il profeta?». «No», rispose. Gli dissero allora: «Chi sei? Perché possiamo dare una risposta a coloro che ci hanno mandato. Che cosa dici di te stesso?». Rispose: «Io sono voce di uno che grida nel deserto: Rendete diritta la via del Signore, come disse il profeta Isaia».

Quelli che erano stati inviati venivano dai farisei. Essi lo interrogarono e gli dissero: «Perché dunque tu battezzi, se non sei il Cristo, né Elia, né il profeta?». Giovanni rispose loro: «Io battezzo nell’acqua. In mezzo a voi sta uno che voi non conoscete, colui che viene dopo di me: a lui io non sono degno di slegare il laccio del sandalo». Questo avvenne in Betània, al di là del Giordano, dove Giovanni stava battezzando.

 

Testimoni della Luce

 

 “Rallegratevi nel Signore, perché egli è vicino”. Il nostro sguardo, oggi, si rivolge alla Luce del Signore nostro Dio, venuto a squarciare le nostre tenebre.

L’invito alla gioia è motivato dall’imminenza di questo evento e dal fatto che il Dio che viene suscita gioia e letizia. Dio è pienezza di Luce; l’incontro con lui lascia una traccia di luce nel nostro cuore…

E noi, cosa dobbiamo fare per accogliere il Dio che ci viene incontro? Le letture di oggi offrono indicazioni chiare.

Il profeta Isaia è esplicito: “Il Signore mi ha mandato a portare il lieto annuncio” ai miseri, a chi ha il cuore spezzato, agli schiavi, ai prigionieri. Quale annuncio? Che Dio stesso salva l’uomo e lo fa diventare giusto. Come il profeta, anche noi siamo invitati ad essere portatori di buone nuove, portatori di speranza.

Il vangelo si pone nella stessa linea. Presenta il Battista come un profeta venuto per “dare testimonianza alla Luce”. Una testimonianza piena di umiltà. Il Battista non propone se stesso, non promuove il proprio prodotto. Di sé dice soltanto d’essere “voce di uno che grida nel deserto: Rendete dritta la via del Signore”. Una voce che prepara l’ingresso della Parola nella vita di ogni uomo.

Gesù definisce il Battista “il più grande  tra i nati da donna”, colui che riassume in sé, per offrirla al nuovo Testamento, tutta l’eredità dei profeti dell’antica Alleanza. E che cosa dice di sé questo personaggio unico? “Io sono testimone della Luce”: l’ambasciatore del Bene, l’annunciatore della Speranza che viene.

È dunque finito il tempo dei profeti di sventura, dei predicatori dello sfascio e del degrado del mondo. Il Dio che viene è colui che ha creato l’uomo come “cosa molto bella”; la sua azione non può essere cancellata da alcuna creatura, neppure dal Male. Questi “viene da una libertà creata, da una libertà abusata” (Benedetto XVI) e non può essere l’ultima parola sulle creature di Dio, dal momento che portano in sé, indelebile, anche se ferita, la bellezza originale, l’immagine del loro creatore. Questa grazia delle origini non può essere annullata.

Ecco, dunque, il nostro compito: essere testimoni che Dio è Luce (1Gv 1,5) e che pone in ogni uomo un raggio della sua Luce, un raggio che attende di risplendere in pienezza.

Il mondo si regge su questo principio di Bene, di Bellezza, di Luce. Ed è questo principio che avrà il suo compimento, cioè l’ultima parola in ogni uomo. “La Bellezza salverà il mondo”.

La liturgia di questa domenica d’Avvento ci ispira ad essere come il Battista: noi, cioè la comunità cristiana, sacerdoti, laici e religiosi, uomini e donne chiamati ad essere voce di una Parola di Luce e testimoni di speranza, affinché la Parola arrivi al cuore di ogni uomo oppresso dalla miseria, ferito dall’ingiustizia, ingannato dal peccato.

“Venne un uomo mandato da Dio”. Quell’uomo sei anche tu. E tu, cosa annunci? Te stesso o l’abisso di Luce e di Bene che ti precede, perché ti supera infinitamente, e ti accompagna per poterti trasformare in Luce? 

 

P. Carlo