Epifania del Signore                               6.01.2011

 

Isaia 60,1-6

Lettera ai Efesini 3,2-3.5.6

Vangelo secondo Matteo 2,1-12

 

Nato Gesù a Betlemme di Giudea, al tempo del re Erode, ecco, alcuni Magi vennero da oriente a Gerusalemme e dicevano: «Dov’è colui che è nato, il re dei Giudei? Abbiamo visto spuntare la sua stella e siamo venuti ad adorarlo». All’udire questo, il re Erode restò turbato e con lui tutta Gerusalemme. Riuniti tutti i capi dei sacerdoti e gli scribi del popolo, si informava da loro sul luogo in cui doveva nascere il Cristo. Gli risposero: «A Betlemme di Giudea, perché così è scritto per mezzo del profeta» … Allora Erode, chiamati segretamente i Magi, si fece dire da loro con esattezza il tempo in cui era apparsa la stella e li inviò a Betlemme dicendo: «Andate e informatevi accuratamente sul bambino e, quando l’avrete trovato, fatemelo sapere, perché anch’io venga ad adorarlo».

Udito il re, essi partirono. Ed ecco, la stella, che avevano visto spuntare, li precedeva, finché giunse e si fermò sopra il luogo dove si trovava il bambino. Al vedere la stella, provarono una gioia grandissima. Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, si prostrarono e lo adorarono. Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra. Avvertiti in sogno di non tornare da Erode, per un’altra strada fecero ritorno al loro paese.

 

La cometa dei magi

 

Sembra un vezzo di moda quello di leggere eventi o testi del passato e riversare su di essi problemi convinzioni e soluzioni che sono soltanto del nostro tempo… naturalmente pronti a porre sul risultato delle nostre ricerche il solenne marchio della “scientificità”!

Questo metodo, applicato, ad esempio, al vangelo di oggi che parla di una “stella” che va a spasso per il cielo per fermarsi su una casa di Betlemme, ci porterebbe a perderci dietro a complessi calcoli sul moto delle comete e sulle congiunzioni astrali.

Oggi, sappiamo molto di pianeti, comete, sistemi di galassie, big bang e curvatura dello spazio, e scandagliamo il cosmo con i mezzi più potenti che l’uomo abbia mai avuto a disposizione. E, con questo bagaglio scientifico, cerchiamo anche di capire “cosa” fosse  la stella dei magi. Ma, così facendo, rischiamo di essere noi stessi poco “scientifici“, poiché dimentichiamo che l’evangelista Matteo non era uno scrittore dei nostri giorni, e che i “magi” non erano astronomi. Erano semplicemente uomini saggi – non re – che conoscevano antiche profezie (come quella di Balaam, di cui si parla nel libri dei Numeri, capitolo 24: «… Io lo vedo, ma non ora, io lo contemplo, ma non da vicino: una stella spunta da Giacobbe e uno scettro sorge da Israele»…). Ora, in una delle loro notti stellate, sono protagonisti di un fenomeno celeste, misterioso e imprevedibile; lo leggono come un segno, avveramento di un’antica profezia. Perciò si mettono in cammino…

Da parte sua, l’evangelista non fa altro che raccogliere l’inter­pretazione che di quell’evento, accaduto in concomitanza con la nascita di Gesù, diedero quei saggi arrivati da “oriente”. Con questa operazione, egli ha voluto dirci una verità estremamente semplice: la nascita di Gesù – già accolta con gioia da gente umile e disprezzata (i pastori) – ora viene accolta anche da pagani saggi (i magi) che hanno saputo leggere un evento celeste. Invece coloro che, per professione, dovevano individuare con esattezza tempo e luogo della venuta del Messia (i dottori del Tempio di Gerusalemme), prigionieri del loro sapere e del servilismo verso chi deteneva il potere (Erode), non sono riusciti a riconoscere il Messia.

Possiamo azzardare una riflessione. Presunzione, servilismo e violenza del potere chiudono gli occhi e la mente dell’uomo, gli impediscono di vedere Dio, che è luce e vita. Non è possibile, ad esempio, scandagliare l’universo per concludere: “Lì Dio c’è”, oppure “non c’è”: sarebbe un salto indebito, oltre che ridicolo, come la battuta di quel brav’uomo di Gagarin che, al ritorno da un volo a duecento chilometri sulle nostre teste, si permise di proclamare: “Sono stato in cielo, e non ho visto Dio”.

Dio lo incontriamo se facciamo come i magi: guardiamo pure il cielo stellato, ma poi mettiamoci in cammino per riconoscere il nostro Dio in quel Bambino nato a Betlemme.

 

P. Carlo