DOMENICA 33 – B : IL RITORNO DEL SIGNORE

 

     L’evangelista Marco ci parla oggi delle cose ultime; noi diciamo che ci ricorda, con linguaggio apocalittico, la fine del mondo. A conclusione dell’anno liturgico, ogni anno ci viene riproposto il ricordo della fine; trovo però che sarebbe molto meglio dire che ci viene ricordata la bella notizia, del ritorno del Signore! Si, perché il Vangelo è sempre “buona notizia”, in ogni sua pagina. Infatti questo discorso di Gesù, più che raccontare la fine del mondo, vuole darci il senso della storia. Molto spesso, l’esperienza quotidiana  sembra volerci dire che il male ha la meglio, mentre il bene è perdente. Ma non è così. Oggi, Gesù fa esplicito riferimento al ritorno del Figlio dell’uomo, in potenza e gloria. Noi sappiamo che nei Vangeli l’attesa ardente del ritorno del Signore è stata sovrapposta all’annuncio di catastrofi che ingenerano paura e terrore, soprattutto quando viene annunciata la distruzione di Gerusalemme e del Tempio, cuore e orgoglio dell’ebraismo. Ma Gesù ha annunciato la salvezza, che non può essere offerta con la paura, ma con l’amore e la misericordia, come “olio di letizia” che risana le ferite e guarisce dal peccato.

     Mentre si susseguono notizie di guerre, di terremoti, di stragi e di violenze inaudite, il credente vive il tempo dell’attesa nella fede e nella speranza, confidando sempre nell’amore  misericordioso del Padre. Fratelli, la vita è tempo donato da Dio per trasformare il nostro cuore; la paura non ha mai cambiato in meglio nessuno; solo l’amore guarisce e trasforma. Gesù oggi dice parole forti, ma che aprono alla speranza: se anche le montagne dovessero crollarti addosso, troverai sempre un Padre che ti accoglie; il nostro è un Dio esperto in amore!. Se  anche andassi per una valle oscura, non temerei alcun male, perché tu si con me” Tu tendi la mano e, al di là del muro d’ombra, troverai sempre una mano forte e sicura  che afferrerà la tua. Tutto passa – noi diciamo; ma l’amore, no, non passa! Come non passano le Parole di Dio, perché Dio è amore.

     Ai nostri giorni, sempre più spesso, vengono proiettati film, di serie catastrofica, che vorrebbero riprodurre la fine del mondo. ma, al di là di queste provocazioni violente e fantasiose, l’uomo, nella sua vita, fa comunque esperienza del dolore e della sofferenza: per malattia, per la morte di una persona cara, per la mancanza di lavoro, per un fallimento familiare, ecc.  Nelle difficoltà, non solo il credente, ma ogni uomo, istintivamente, alza gli occhi al cielo, per cercare chi gli possa ridonare forza e speranza, per superare  un momento critico. Ecco il senso della parabola del fico; dice Gesù: “Quando il suo ramo diventa tenero e spuntano le foglie, sapete che l’estate è vicina”. Anche la malattia, o la paura, possono diventare segnali della presenza e dell’amore di Dio. Soprattutto in questi frangenti, Gesù ci ripete le sue raccomandazioni: “Non allarmatevi – non preoccupatevi – pregate – state attenti – sappiate che egli è vicino, è alle porte”.  Gesù non vuole incutere paura; ci chiede invece di usare l’intelligenza per scrutare i suoi “segni”, allo scopo di usare bene il tempo presente.

     C’è un detto che suona così: I giovani vivono dell’avvenire – gli anziani vivono del passato – ma solo le persone intelligenti e di fede vivono bene il presente! Fratelli, Dio ci dona il presente – e a volte un presente lungo – per darci tempo di cambiare in meglio. Il pensiero del ritorno del Signore, di cui non conosciamo né il giorno, né l’ora, ci è certamente di stimolo ad operare il bene. Ma avrete notato che nel Vangelo di oggi non compare la voce “castigo”; e ciò, nonostante i nostri peccati e le nostre infedeltà. Gesù parla invece delle nostre sofferenze e le paragona alle doglie del parto; fa cioè riferimento a un passaggio faticoso che ci immette nella vita vera. Vuole così ricordarci che la morte non è la fine ma l’inizio della vita vera, nel giorno senza tramonto. La speranza cristiana ci fa cogliere la certezza che Dio porterà a compimento quanto ha promesso. La sua Parola è per noi la guida sicura, il “satellitare” che, in ogni momento, dà le indicazioni precise di percorso. “Il cielo e la terra passeranno- dice Gesù – ma le mie parole non passeranno”. Facciamo nostra la preghiera con cui abbiamo iniziato la Messa: “O Dio, che vegli sulle sorti del tuo popolo… donaci il tuo Spirito perché, operosi nella carità, attendiamo ogni giorno la manifestazione gloriosa del tuo Figlio che verrà per riunire tutti gli eletti nel suo regno”. Amen.