23.ma  DOMENICA   -   B   :  “HA FATTO BENE OGNI COSA”!

 

     “Ha fatto bene ogni cosa” : è il commento di quanti erano presenti al prodigio appena ascoltato. Due particolari, da non perdere, introducono la guarigione del sordomuto: il territorio scelto da Gesù, “in pieno territorio della Decapoli”, cioè in un territorio abitato da pagani; e una piccola cerchia di amici che accompagna un sordomuto da Gesù, pregandolo di imporgli la mano per guarirlo. Già otto secoli prima, Isaia aveva profetizzato alcuni segni che avrebbero dato la certezza della presenza di Dio in mezzo al suo popolo. Isaia, ascoltato nella prima lettura, aveva incluso nel suo elenco, alcuni interventi di Dio a favore dei poveri e disadattati: la vista ai ciechi, l’udito ai sordi, la parola ai muti. Oggi, a conferma, ci è stato raccontato uno di questi recuperi; si tratta di un gesto autorivelatore di Gesù che manifesta la sua identità messianica. L’evangelista Marco, con una abbondante narrazione di miracoli, ci sta preparando alla grande e centrale confessione messianica di Pietro, che ascolteremo domenica prossima. Pietro, a una precisa richiesta di esprimere l’identità di Gesù, dichiara: “TU SEI IL CRISTO”!

      La guarigione del sordomuto non è avvenuta con gesto magico, fatto in pubblico, nella ricerca di consenso e di applausi; al contrario, Gesù prende in disparte il poveretto, lo sottrae alla curiosità morbosa di chi vuole “esserci” per poi raccontare! Gesù, con attenzione e delicatezza, crea per lui un angolo di riservatezza e di intimità; la guarigione non passa attraverso gesti strani, magici, ma, più semplicemente, attraverso un contatto che esprime amore e tenerezza verso un uomo sofferente. Gesù tocca con le dita le parti del corpo che attendono guarigione: le orecchie e la lingua; e, nel toccare, alza gli occhi al cielo e pronuncia un comando, che il sordomuto non può ancora udire:” APRITI !” ma che hanno ascoltato bene gli Apostoli, i quali hanno ben presto inserito quel comando nel rito del Battesimo. Infatti ancora oggi, al termine del Rito, il sacerdote tocca con le dita le orecchie e la bocca del bambino appena battezzato, e prega così: “Il Signore Gesù che fece udire i sordi e parlare i muti, ti conceda di ascoltare presto la sua parola e di professare la tua fede, a lode e gloria di Dio Padre”.

     Le parole del sacerdote sono espresse in modo augurale e dette, più che altro, per i genitori, padrini e madrina, ai quali viene affidata la delicata missione di trasmettere la nostra fede, fin dalla prima infanzia. Purtroppo questo gesto battesimale risulta spesso poco efficace; le parole della fede non giungono più alle orecchie dei nostri bambini; né ai bambini vengono più trasmesse quelle preghierine che introducono a un colloquio familiare con il Padre; per cui dobbiamo constatare che, anche nelle nostre famiglie cattoliche, crescono una infinità di sordomuti dello spirito. Il sordomuto è stato per secoli un uomo condannato all’isolamento; non poteva manifestare agli altri quello che passava nel suo cuore e nella sua mente; era una creatura bloccata, cui non restava che una sola possibilità per sopravvivere: essere portato nei crocicchi delle strade a tendere la mano per ricevere l’elemosina dei passanti. Quell’APRITI, detto da Gesù al fortunato interlocutore, significava: Apriti alla comunicazione con Dio, con i tuoi familiari e amici; voleva anche dire: Apriti alla gioia dell’ascolto e del dialogo.

      Ma, tornando a noi, dobbiamo purtroppo constatare che possiamo tutti trovarci a passare periodi in cui viviamo da sordomuti: sordomuti nel rapporto di coppia, o con i propri figli; quanti figli perduti nelle nostre famiglie…e sarebbe bastato  averli ascoltati! Anche nella Chiesa si vivono esperienze di sordità e di mutismo: mutismo di fronte a un Dio a cui ripetiamo stancamente solo frasi fatte e rosari assonnati. Fratelli, quante volte anche noi abbiamo bisogno che qualcuno ci accompagni a Lui – Gesù – per riascoltare ancora il suo comando, carico di amore e di vita: APRITI ! e per sentirci toccati, per la guarigione.

     In chiusura, torniamo, fratelli, alla preghiera che ha dato inizio alla Messa: “O Padre, aiutaci a dire la tua parola di coraggio a tutti gli smarriti di cuore, perché si sciolgano le loro lingue, e tanta umanità malata, incapace perfino di pregarti, canti con noi le tue meraviglie”.  Amen.