DOMENICA  29.ma   -   C   -  LA  POTENZA  DELLA  PREGHIERA

 

     Gesù, oggi, si fa per noi Maestro di preghiera. Com’ è suo solito, anche oggi ricorre alla parabola per creare l’atmosfera giusta, nell’intento di suscitare interesse e provocare reazioni. I protagonisti della parabola sono due: una povera vedova e un giudice “che non temeva Dio, né aveva riguardo per alcuno”. Il tema è dato da Gesù stesso: “Sulla necessità di pregare sempre, senza stancarsi mai”. Quel “sempre” e quel “senza stancarsi mai!” esprimono condizioni che possono sembrare inattuabili per persone normali. Ma ecco la parabola di Gesù che sdrammatizza  e spiega.

     L’orante della parabola è una vedova, una donna che, al tempo di Gesù, si trovava a vivere senza alcuna protezione, spesso in balia degli altri, soprattutto dei prepotenti. Ma lei è una che non si perde d’animo; chiede con insistenza al giudice che le si faccia giustizia.  Il giudice – non per un suo dovere – ma per togliersi di torno una scocciatrice, alla fine acconsente di renderle giustizia. A questo punto della parabola, Gesù va diritto a una prima conclusione: “E Dio non farà forse giustizia ai suoi eletti che gridano giorno e notte verso di lui? Io vi dico che farà loro giustizia prontamente”. Questa parabola è la risposta al disagio di tanti che pensano che Dio tardi a intervenire. Nella insistenza della vedova è racchiuso il disagio e la delusione degli onesti  che hanno l’impressione che Dio lasci andare le cose come vanno.

     Sono tanti a porsi domende a cui nessuno sa dare risposte adeguate; ad esempio, se il Padre ci ama; o PERCHE’ consente genocidi, guerre, violenze, disgrazie, tanti bambini degenti in oncologia, la morte di giovani mamme, ecc.? Tutte situazioni che mettono in difficoltà la fede anche dei credenti! Noi preghiamo il nostro Dio, e Dio tace! Sembra non coinvolgersi nella nostra sofferenza. E Gesù insiste sulla necessità di pregare “senza stancarsi”! Lo dice anche a chi – per motivi familiari o di lavoro – non può partecipare alla Messa festiva, né può dedicare tempi lunghi alla preghiera personale. Ma allora che significa “pregare sempre”? Molto semplicemente, significa vivere la giornata alla presenza di Dio; vuol dire fare tutto per amore. Gesù ci invita a una preghiera continuata, che non cede allo scoraggiamento.

     L’ostinazione della vedova, più che indicare una continuità temporale della preghiera, rivela la capacità di saper attendere; la forza e la costanza della donna stanno a indicare che lei non ha ceduto al lungo silenzio del giudice. Il nostro compito non è di forzare i tempi di Dio, ma è la fiducia nell’attendere, nella certezza che Dio è presente con il suo aiuto, e che certamente interverrà. Può sembrare strano; ma molti Santi hanno amato non solo Dio, ma anche i silenzi di Dio, convinti che, se Dio parla, è per amore; e se Dio tace è ancora per amore.

     La parabola si conclude con un interrogativo inquietante di Gesù che si chiede: “Ma il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?” Par di capire che Gesù sposti il discorso della preghiera sul binario della fede, per farci capire che, se la nostra preghiera non sortisce la risposta che attendiamo, spesso, è proprio per la mancanza di fede. Senza fede, la nostra preghiera non giunge a destinazione. Dio non è né sordo, né distratto. Dobbiamo allora fare molta attenzione al lamento di Gesù. Proviamo a chiederci se l’insistenza perseverante della vedova è anche la nostra! E se la perseveranza che abbiamo trovato nelle mani alzate di Mosè – nella prima lettura -  trova riscontro nella nostra preghiera.

     I veri artefici della storia non sono i Sette Grandi di turno; non sono stati i Grandi del secolo scorso, che hanno sulla coscienza milioni di morti e tante nostre città rase al suolo. I veri artefici della storia sono quelli che, nel silenzio, tenevano le mani alzate verso il Cielo. Sento dire da taluni che la preghiera non serve; lo dicono spesso i giovani ai genitori, fedeli alla Messa, alla preghiera e che restano fedeli al Vangelo. Fratelli, nutriamo la nostra fede con la Parola di Dio e con una preghiera perseverante. Se Gesù tornasse in questo momento, sarebbe bello poter rispondere così al suo quesito: è fragile la mia fede, Signore; ma sono qui ora per crescere con la tua Parola e con il Pane di vita che tu hai preparato per noi. Grazie Signore Gesù.